Umbria Jazz all’asta, dibattito al decollo

Da Terni si punta a ‘riportarlo a casa’, ma da Perugia arrivano ovviamente segnali diversi: ma siamo solo all’inizio della discussione

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Michele Pennoni

Michele Pennoni

A promuovere il dibattito era stato, di prima mattina, il consigliere comunale ternano del PD, Michele Pennoni: «Visto che il direttore artistico di Umbria Jazz, Carlo Pagnotta, ha annunciato esplicitamente un invito ai Comuni che fossero interessati ad ospitare il Festival a farsi avanti presso gli organizzatori – aveva detto – e considerato che Umbria Jazz nacque il 23 Agosto 1973 a Villalago di Terni, chiedo al sindaco ed alla giunta di avviare già nelle prossime ore una consultazione con la Fondazione Umbria Jazz allo scopo di riportare Umbria Jazz a Terni».

Francesco Ferranti

Francesco Ferranti

Ferranti Il capogruppo di Forza Italia in Comune, Francesco Ferranti, va dritto al sodo: «Il direttore artistico di Umbria Jazz ha aperto ad altri Comuni chiarendo che gli eventi non sono legati esclusivamente a Perugia. Ovvio che questa per Terni, seconda città dell’Umbria, può e deve suonare come un’opportunità. Chiederò subito che in seconda commissione consiliare (la prossima riunione è prevista per giovedì 21; ndr), che ne è competente, siano auditi il vice presidente della Regione, Fabio Paparelli e il sindaco e presidente della Provincia di Terni, Leopoldo Di Girolamo affinché sia aperto un tavolo di confronto volto a capire la fattibilità di questa operazione che avrebbe di certo ritorni importanti per un territorio in crisi e che deve trovare una strategia comprensiva di rilancio. Se vi fossero problemi legati alle risorse ricorderò a sindaco e vice presidente che sarà possibile un dialogo con Fondazione Carit che sono certo non sarà insensibile a strategie serie, ma anche con sponsor privati a iniziare dalla Erg che utilizzando una risorsa del territorio come le acque della Cascata, con alcune criticità per il borgo di Piediluco, può certamente essere di sostegno».

Luigi Carlini

Luigi Carlini

Carlini (Fondazione Carit) Il presidente della Fondazione Carit, Luigi Carlini, va però con i piedi di piombo: «Prima di dare un’opinione, ritengo opportuno attendere che il Comune di Terni decida cosa vuole fare. Al momento non posso impegnarmi su ‘chiacchiere’ e sortite estemporanee. Se ci sarà della sostanza, approfondiremo. Da quello che so io la Fondazione Umbria Jazz vorrebbe dare al festival una visione più umbra, ma tutto va valutato. Tutto quello che può portare qualcosa al nostro territorio si può portare sul tavolo e valutare, ma solo quando l’idea sarà diventata progetto».

Giorgio Armillei

Giorgio Armillei

Armillei L’assessore alla cultura del Comune di terni, Giorgio Armillei dice che è «difficile commemtare sulla sola base delle dichiarazioni riportate dai media. Come amministrazione comunale non abbiamo ricevuto alcuna diretta sollecitazione: siamo ovviamente aperti a qualsiasi forma di dialogo e di coprogettazione ma non mi sembra che il tema sia, come dire, nell’agenda del management del festival. In linea generale e indipendentemente dalle discussioni di queste ore, penso che il rapporto tra una città e un festival, soprattutto quando di grande rilievo artistico, sia una cosa complessa che non può nascere o rinascere sulla base di una ripicca. Né che si possa pensare a una specie di gara tra città come si trattasse di un beauty contest. Il rapporto tra una città e un festival si costruisce nel tempo, è un meccanismo delicato, ha bisogno di essere alimentato in entrambe le direzioni. E la dimensione finanziaria di questo rapporto non è neppure l’unica. Rigorosi studi empirici hanno dimostrato come la spesa pubblica indirizzata verso Umbria Jazz produca un moltiplicatore di spesa pari a 3. Un dato molto convincente che dà ragione all’impegno finanziario dei governi locali. Gli stessi studi hanno mostrato anche come, non certo per responsabilità di Umbria Jazz, l’attivazione locale di valore aggiunto nel settore delle attività imprenditoriali relative alla cultura sia solo il 15% dell’attivazione totale, il resto essendo assorbito dal turismo e dal commercio. Ovviamente anche quest’ultimo è un dato soddisfacente che richiede tuttavia un confronto con le priorità delle politiche pubbliche. Occorre quindi ragionare con attenzione su quello che troppo velocemente si indica come indotto: quando si ha come obiettivo lo sviluppo delle capacità locali i festival sono uno strumento di crescita per i sistemi locali solo nella misura in cui generano e accompagnano azioni imprenditoriali dal basso e non sono solo il frutto di operazioni di vertice, magari a innesco politico istituzionale. L’attivazione delle capacità imprenditoriali locali nel settore delle imprese culturali e creative è uno degli obiettivi delle politiche pubbliche di questa Amministrazione: rete, collaborazione e rigenerazione ne sono le parole chiave. Allo stesso tempo Umbria Jazz non ha bisogno di presentazioni: un dialogo è dunque sempre possibile. Come dice però Silvia Bottiroli di Santarcangelo Festival “il concetto di territorio, per un festival è sempre un po’ strabico”: attrarre sì ma anche attivare. E non possiamo correggere questo strabismo solo per attrarre: non è la linea delle nostre politiche pubbliche in questo settore».

Giuliana Renelli

Giuliana Renelli

La Cgil Giuliana Renelli e Filippo Ciavaglia, della Cgil regionale e provinciale di Perugia sono preoccupati: «È inquietante anche solo immaginare un futuro di Umbria Jazz lontano da Perugia. Una manifestazione di grande qualità e respiro internazionale che caratterizza ormai storicamente il capoluogo umbro nel mondo. Un evento di alta cultura che, oltre a far vivere intensamente la città per 10 giorni, porta a Perugia e a tutto il territorio umbro un notevole introito economico, insieme a un importantissimo contributo a livello di immagine. Come Cgil, anche attraverso il nostro Piano del lavoro, abbiamo sostenuto l’opportunità di potenziare questo tipo di eventi culturali, per rilanciare un turismo di qualità, che apra e allarghi flussi europei e mondiali. Riteniamo dunque fondamentale che le istituzioni umbre, a partire dal Comune di Perugia, facciano appieno la propria parte, concentrando le poche risorse disponibili sugli assi portanti dell’offerta culturale della città».

 

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