Se pure era proprio necessario ucciderli, certo quella foto dei tre cinghiali riversi su un cassone ancora sanguinanti, esposti come trofei di caccia, non è piaciuta praticamente a nessuno, non solo agli animalisti. Ma c’è chi si spinge oltre e chiede spiegazioni anche sulla scelta radicale, visto che gli esemplari potevano essere catturati (certo, non così facilmente, questo va detto) e portati altrove.
Il caso
Perché non sono state coinvolte le associazioni animaliste?
«Crediamo che l’abbattimento di cinghiali, come è accaduto all’aeroporto di Sant’Egidio, non costituisca la misura migliore da adottare. È vero che va considerato seriamente il pericolo sia in fase di decollo che di atterraggio ma non si può di certo affidare la soluzione del problema a gruppi dediti all’attività venatoria senza alcun coinvolgimento delle associazioni che si occupano nel territorio della tutela animale. Sarebbe bastato catturare gli esemplari e spostarli in altro ambito a loro più idoneo o in qualche struttura predisposta all’accoglienza».
L’aumento dei cinghiali colpa dell’uomo
«Va anche aggiunto – scrive la referente umbra dell’associazione italiana vegani – che non ci sarebbe stato alcun incremento di cinghiali se non fossero stati immessi, negli anni passati, esemplari, tra l’altro non auctoctoni, con lo specifico scopo della riproduzione e del soddisfacimento delle esigenze proprio di chi da uccisioni ne può ricavare profitto. L’abbattimento non risulta la via più efficace per il contenimento e il controllo delle varie specie. Di sicuro è la più facile e sbrigativa, ma non per questo la più credibile».