‘Agitazione’ Ternana, pensiero agli anni ’90

Finale di stagione teso per i tifosi, in attesa che si sblocchi l’impasse dopo l’annuncio di Longarini: i precedenti con Migliucci e Gelfusa. Taccone (Avellino) attacca su Ascoli-Ternana

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«Tutto questo sforzo per la salvezza, la festa e ora si rischia di ripartire dal dilettantismo?». Attesa, preoccupazione e incredulità, con pensieri negativi che non possono mancare: iniziata una nuova settimana e diminuisce il tempo per sbloccare l’impasse in casa Ternana dopo l’annuncio di disimpegno di Simone Longarini. Al momento nulla di concreto – primi contatti già da venerdì, ma semplici manifestazioni d’interesse – per l’eventuale cessione, mentre nella mente di qualcuno tornano in mente le ‘traumatiche’ esperienze vissute sotto la gestione di Domenico Migliucci e Rinaldo Gelfusa. Due casi diversi, che culminarono con il fallimento, ma l’inquietudine della piazza è la stessa. Intanto l’amministratore unico dell’Avellino, Walter Taccone, parla della Ternana in riferimento all’1-2 di Ascoli: «Chi di dovere andasse a controllare cosa è accaduto».

IL BIENNIO DI SIMONE LONGARINI: DAGLI APPLAUSI AL ‘GELO’, POI L’ANNUNCIO

Il ‘Liberati’

La perdita della categoria Sesto anno di fila in serie B a rischio, d’altronde le parole di Simone Longarini – confermate domenica al quotidiano La Città, «lascio per questioni economiche» – non lasciano spazio a troppe interpretazioni, seppur più di qualcuno (anche a palazzo Spada) pensi che alla fine una sorta di ripensamento possa esserci, con tanto di iscrizione al campionato 2017-2018. Chiaro che al momento, senza interlocutori di un certo peso e determinate garanzie, la Ternana corre il rischio di dare l’arrivederci al torneo cadetto nella maniera più inattesa dopo l’impresa targata Fabio Liverani. Problemi societari, possibilità di perdere la categoria e sensazione di sconforto – anche se c’è chi esulterebbe per l’effettivo addio dei Longarini – , un mix che fa tornare alla ribalta ciò che avvenne tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90. Quando la Ternana fallì in due circostanze.

GARRONE E CAMILLI DICONO NO

I tifosi della ‘Est-Viciani’

Migliucci, Viciani e la salvezza Si torna indietro di trent’anni, al campionato dell’allora serie C2 1987-1988. Il presidente della società è Domenico Migliucci – dal novembre 1985 – e in panchina si alternano Volpi, Facco, Masiello e Viciani: i risultati e i tecnici cambiati rappresentano il problema minore, perché nelle prime due settimane di dicembre si consuma ciò che qualsiasi supporter di una squadra non vorrebbe mai vivere. Insolvenza, tribunale, istanze e creditori che bussano alla porta, unisci tutto ed ecco che, in piena stagione, arriva la dichiarazione di fallimento: l’imprenditore romano – al di là del fallimento sarà ricordato per un pranzo offerto a tutti i tifosi in occasione della sfida con il Francavilla, marzo 1987, per i metodi gestionali ‘bruschi’ e per gli autobus pagati ai tifosi per andare in trasferta – entra giocoforza nella storia della società come l’autore del primo e vero (negli anni ’30 c’erano state problematiche del genere) fallimento della Ternana. Tuttavia la squadra di Viciani riesce a salvarsi e ad evitare la cancellazione grazie all’intervento del costruttore Alfiero Vagnarelli, che poi passò la mano a Gaspare Gambino.

L’APPELLO DEL SINDACO DI GIROLAMO

Il bis con Gelfusa Lo storico spareggio di Cesena con il Chieti, la promozione in C1 e, nella stagione 1991-1992, l’ascesa in serie B. Post fallimento Migliucci la Ternana vive un periodo più che positivo in quanto a risultati campi, tuttavia il baratro è ancora dietro l’angolo: nell’estate 1991 alla presidenza sale Rinaldo Gelfusa che, al ‘debutto’, centra subito la vittoria del campionato superando Fidelis Andria e Perugia. E qui il ‘patron’ rossoverde decise di dare una piega diversa al mercato, andando a caccia di qualche big: Fiori, Tovalieri, Taglialatela, Evangelisti e Maiellaro, tutti senza partite ufficiali in rossoverde – fatta eccezione per il primo – a causa del rapido addio alla squadra. Ci furono infatti problemi nei pagamenti e per la Ternana cominciò un anno nefasto, nella consapevolezza che un nuovo fallimento – guai anche per la fidejussione da presentare – stava per incombere per colpa delle folli spese volute dal presidente: il 4-0 di Cremona chiude una delle peggiori annate nella storia rossoverde, con retrocessione sul campo e ripartenza dalla serie D (saltano la C1 e la C2). La dichiarazione di fallimento arriva nel giugno 1993 e quattro anni Gelfusa verrà condannato per bancarotta fraudolenta.

L’ANNUNCIO DI SIMONE LONGARINI: «FINITA QUA»

Simoen Longarini, Stefano Dominicis e Alessandro Capizzi

Dalla B alla D, ancora paura E ora, per motivi diversi, l’ipotesi di doppio salto all’indietro (rispetto al campionato da disputare) è tornato nel pensiero dei tifosi rossoverdi. In questo caso non ci sono debiti di mezzo – equilibrio sempre garantito dai versamenti del socio di minoranza, vale a dire Edoardo Longarini – né tantomeno situazioni economiche-finanziarie che possano far pensare al pericolo fallimento: c’è la semplice volontà di dire basta a causa dei soldi spesi per via Aleardi, con tanto di serie B mantenuta sul campo e tentativo ‘disperato’ di trovare qualcuno che possa dare garanzie di un certo livello per proseguire l’avventura nella seconda serie italiana. E il sequestro giudiziario delle quote del ‘patron’ nella Sviluppo Editoriale s.r.l. non ‘inchioda’ in nessun modo i Longarini: la non iscrizione è possibile in linea teorica. In definitiva non c’è l’obbligo di tenere in vita la Ternana. E i tifosi attendono.

Taccone e la Ternana L’au dell’Avellino, parlando della presunta combine di Catanzaro-Avellino del 2013, ha tirato in ballo anche la vittoria rossoverde ad Ascoli che è valsa la salvezza: «Non ci sono prove. Chi di dovere – riporta il sito avellinofans.it – dovrebbe pensare alle cose serie, come andare a guardare con attenzione l’ultima partita della Ternana». L’attacco per difendersi.

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