di Giorgio Filippucci
Membro del Forum cinofili dell’Arci Caccia Terni
La crisi della caccia non può diventare irreversibile. Una crisi coinvolgerebbe tutti i settori economici e sportivi, di conseguenza abbiamo estrema necessità di porre le basi per costruire un nuovo futuro. Per questo l’unità di tutti i cacciatori è prioritaria per affrontare le problematiche della gestione che è l’elemento fondamentale per risolvere i grandissimi problemi faunistico-ambientali.
Nello stesso tempo occorre aprire un dialogo serio e costruttivo con gli agricoltori che stanno nel territorio, per collaborare insieme e spingere l’agricoltura nella direzione che metta al centro i problemi della vita degli animali e delle persone. Contemporaneamente ci dobbiamo fare carico con loro di mettere sotto controllo le specie critiche, quali: cornacchie, gazze e gli animali non più in equilibrio con l’agricoltura e le altre specie faunistiche.
Alle istituzioni e ai politici chiediamo una visione del mondo che metta e tenga in primissimo piano la salute e la vita della gente e di tutti gli esseri viventi, incentivando e sponsorizzando l’agricoltura biologica. Nello stesso tempo occorre rendere libero l’agricoltore da tutte quelle regole che impediscono o rendono molto marginali le coltivazioni dei cereali antichi, che invece non necessitano di diserbanti e di concimi chimici.
La biodiversità non può essere solo una parola che serve a fare bella figura nelle conferenze o nei convegni pubblici, per poi dimenticarsene e di conseguenza far prosperare intere colline a monocoltura. Conosciamo le esigenze di un mercato sempre più in espansione, ma per mantenere la produzione in equilibrio con il benessere ambientale è bene ritornare a coltivare le tante terre abbandonate e valorizzare i nostri monti, con un’agricoltura moderna ma in linea con le attuali esigenze ambientali delle nostre campagne.