Ceneri in Valnestore: «Denunce inascoltate»

Perugia, per il M5S una nuova ‘Terra dei fuochi’ umbra: accuse ad Enel e agli amministratori locali

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L.P.

Ci sono grossi sospetti e ruotano tutti attorno al ruolo che l’Enel, negli anni, ha avuto qui in Umbria. Non solo Fabro, ora anche il territorio tra i comuni di Piegaro e Panicale, la Valnestore, potrebbe far emergere un nuovo scandalo ambientale.

Ceneri A Pietrafitta, negli anni, le ceneri della combustione della lignite della centrale Enel venivano sotterrate in terreni anche privati dietro autorizzazione della regione Umbria. Ma, forse, con quelle ceneri, negli anni ’80, sono stati ricoperti anche rifiuti che oggi, a 30 anni di distanza, riemergono dal terreno. Che cosa è stato interrato dunque, assieme alle ceneri della centrale locale e di quella di La Spezia? Chi doveva controllare?

Denunce Che a qualcuno, già all’epoca, sembrasse strano tutto quel via vai di camion e di escavatori che bucavano il terreno, lo ricordano i consiglieri e i parlamentari del Movimento 5 Stelle che sabato mattina hanno convocato una conferenza stampa proprio a Tavernelle denunciando gli esposti presentati da cittadini e residenti nel 1986. «La storia era nota da diversi decenni – afferma il consigliere regionale Andrea Liberati – nel 1986 vennero inoltrate diversi esposti alla procura della Repubblica di Perugia. Trent’anni fa i firmatari residenti scrivevano che, in prossimità delle loro abitazioni, venivano effettuate escavazioni in un terreno dove c’erano due pozzetti usati a fini irrigui. A che cosa serviva quella escavazione? A mettere dentro le ceneri dalla centrale Enel di La Spezia?».

Fabro Per i 5 Stelle ci sono numerosi punti di contatto con quanto accaduto a Fabro dove, tra il 1988 e il 1990 vennero sepolte 1 milione e 500 mila tonnellate di ceneri provenienti dalla centrale di La Spezia per ricolmare una depressione naturale del terreno e sopra cui venne costruito ex novo una zona artigianale e industriale. «Così come a Fabro, anche qui non c’è certezza che, assieme alla ceneri, non sia stato sepolto qualcos’altro di ben peggiore». In attesa delle rilevazioni dell’Arpa che, nei giorni scorsi, assieme alla forestale si è recata nella Valnestore dopo l’ennesimo esposto di un cittadino allarmato. Il sospetto, infatti, è che nell’area l’incidenza di tumori sia più alta che altrove.

Terra dei Fuochi «Queste sono solo alcune delle zone di una ‘Terra dei fuochi’ umbra, macchiata da inquinamento e su cui per trent’anni c’è stata la più totale omertà – denuncia ancora Liberati – e questo lo possiamo dedurre dalla lettura degli esposti di chi, già 30 anni fa, denunciava il sospetto passaggio di camion e gli interramenti continui. Chi denunciava all’epoca non aveva la minima idea di cosa sarebbe stato seppellito qua sotto, quando scrivevano ‘Non si comprende perché queste ceneri vengano seppellite qua sotto anziché in altre zone o altre regioni. Chiediamo che l’autorità competente controlli la regolarità di tutte le autorizzazioni’».

L’Enel Tanti gli allarmi lanciati che non sono mai stati ascoltati. «Trent’anni dopo sappiamo che queste lettere di raccomandazione non sono servite a nulla, perché lo sversamento è continuato. Ora speriamo che questo scandalo porti almeno a un monitoraggio delle zone a rischio oltre che all’identificazione dei responsabili. In primis l’Enel, assieme agli amministratori che hanno permesso questo disastro. L’Enel è una società ancora partecipata dallo Stato, è bene che si attrezzi e che si assuma le proprie responsabilità per mettere in sicurezza tutta l’area e si provveda alla bonifica, con rimozione integrale delle ceneri. Intanto – conclude Liberati – come commissione d’inchiesta regionale abbiamo già chiesto di poter fare una visita ispettiva alla centrale di La Spezia».

Nessun allarmismo E se il sindaco di Piegaro invita a non fare allarmismi, la preoccupazione, ora, è che questo «disastro ambientale venga contenuto e non faccia ulteriori danni alla popolazione – afferma il parlamentare Filippo Gallinella. Vogliamo saper dove sono queste ceneri, da dove provengono, quali rischi corrono gli abitanti della zona, faremo di tutto perché la verità venga a galla». Per questo i deputati stanno pensando di portare la questione in Parlamento mentre della vicenda se ne è occupata nei giorni scorsi anche la terza commissione consiliare presieduta da Attilio Solinas su richiesta del consigliere di Fratelli d’Italia Marco Squarta per far luce sull’incremento di morti da tumori nella zona. «Stiamo cercando di costruire una base di conoscenza per permettere alle istituzioni di governare il problema. Sono analisi complesse, ci vuole tempo. Analizzeremo il grano e controlleremo anche i pesci del laghetto. La lignite della vecchia centrale non costituisce di per sé un problema, quello che preoccupa è la possibilità di eventuali interfaccia nello scarico di questi materiali, ad esempio Enel ha chiesto alla Croazia di individuare siti idonei. Quindi non si può escludere la possibilità che composti con attività radioattiva possano essere migrati nelle falde, ma questo deve essere verificato» ha detto il direttore generale dell’Arpa Umbria, Walter Ganapini.

La centrale di Pietrafitta Tracciando un quadro della situazione, la dirigente dell’Arpa Sara Passeri ha evidenziato, con l’ausilio di fotografie dall’alto scattate dal 1954 ad oggi, che il territorio di Pietrafitta è stato «profondamente alterato dall’attività della centrale, a causa delle escavazioni e dello stoccaggio delle ceneri. Si tratta di 4 milioni di metri cubi di ceneri, al 90 per cento leggere e il resto pesanti, cioè carbone in pezzi. Una piccola parte è stata usata nei cementifici ma molti sono rimasti sul territorio di Piegaro. Le estrazioni hanno lasciato scali profondi anche 20 metri, ricoperti dalle ceneri. Altra parte di ceneri è stata impiegata in sottofondi stradali. In alcuni laghetti gli argini sono costituiti da ceneri. Inquadrata la situazione, ci stiamo preoccupando di vedere questi stoccaggi che impatto hanno avuto, soprattutto su Piegaro. Sicuramente sono state utilizzate. Per quanto riguarda le ceneri provenienti da La Spezia si tratta di quantitativi irrisori e parliamo comunque di gestione lecita. La cenere di lignite era considerata dai contadini un fertilizzante a costo zero». La ‪‎Valnestore è una risorsa per l’Umbria che va ‪‎monitorata e, se serve, ‪‎bonificata. Per il segretario del Pd Giacomo Leonelli, «chiamarla a priori ‘Valle dei fuochi’, prima dell’esito dell’indagine e senza una delimitazione puntuale dell’area, rischia invece di produrre un danno inenarrabile per un territorio vasto che vive anche di turismo e eccellenze agroalimentari».

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