Centri antiviolenza, Umbria senza fondi

Da lunedì orari ridotti e donne più sole sia a Perugia che a Terni: «Colpa del mancato riparto nazionale». Il Prc: «Scandaloso»

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Orario ridotto, a causa di mancanza di fondi, per i Centri antiviolenza di Perugia e Terni e per l’associazione Libera… mente donna. Ad annunciarlo in una nota sono state le tre realtà: «A causa del mancato riparto del fondo nazionale antiviolenza, nonostante il contributo straordinario della Regione Umbria e l’impegno degli enti locali, l’Associazione Libera… mente donna e i Centri antiviolenza di Terni e Perugia da essa gestiti si vedono costretti a ridurre l’attività lavorativa a partire da lunedì».

Servizi tagliati Da lunedì, quindi, non verranno quindi più effettuati inserimenti in ospitalità né inserimenti in emergenza e durante agosto non ci saranno neppure nuovi colloqui al di là di quelli già programmati. Le attività assicurate saranno quelle relative al percorso di donne ospitate in residenzialità nei due centri, mentre la reperibilità telefonica sarà assicurata dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18. Per qualsiasi emergenza, al di là dell’indirizzo mail (le risposte non saranno assicurate fuori dagli orari indicati in precedenza) si possono chiamare i numeri 1522 e 800861126.

Rifondazione comunista Enrico Flamini, Segretario Regionale di Rifondazione comunista dell’Umbria protesta: «La Regione e in primis la presidente Marini farebbero bene e meglio ad intervenire con fermezza sul governo richiedendo le risorse necessarie. Delle parlamentari e dei parlamentari umbri che dire? Non pervenuti. Il mancato riparto è infatti una scelta gravissima non solo perché in generale i tagli alla spesa sociale sono sbagliati, ma perché il tema della violenza sulle donne è di drammatica attualità nel nostro paese, con un alto numero di femminicidi che non sono altro che la punta dell’iceberg di una barbarie contro le donne tragicamente in crescita. Tagliare le risorse per i centri antiviolenza significa lasciare sole le donne nella situazione di massima debolezza: è una scelta vergognosa».

 

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