Corte d’appello addio? «Il rischio è concreto»

Umbria, lo dicono i criteri della ‘commissione Vietti’ . Calvieri: «Possibile effetto domino». Assemblea per scongiurare il taglio

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di Umberto Maiorca

Il ministro della giustizia Andrea Orlando lo aveva assicurato al deputato Walter Verini, componente della commissione giustizia, e alla senatrice Valeria Cardinali e poi alla presidente della Regione Catiuscia Marini: la corte d’appello di Perugia non verrà toccata. La ‘commissione Vietti’, chiamata a ridisegnare (per l’ennesima volta) la geografia giudiziaria, invece, sulla base dei nuovi criteri stabiliti (non più la regole del tre, cioè tre tribunali e tre procure) potrebbe cancellare la corte d’appello dell’Umbria.

Effetto-domino Secondo i nuovi criteri Perugia, al servizio di circa 440 mila utenti, Terni con 240 mila utenti e Spoleto con 225 mila, non avrebbero più diritto ad una corte d’appello. E se dovesse passare la riforma, gli avvocati umbri dovrebbero andare in pellegrinaggio alla corte d’appello di Ancona o a quella di Firenze (più probabile quest’ultima sede). La chiusura della corte d’appello di Perugia sminuirebbe il ruolo politico e amministrativo dell’Umbria e porterebbe via con sé anche il Tar, la Sorveglianza, i Minori, la Procura, l’Antimafia e la Corte dei conti.

Malcontento «Non facciamo allarmismo sulla questione, ma teniamo alta l’attenzione e vigiliamo – afferma Gianluca Calvieri, presidente dell’ordine degli avvocati di Perugia -. Si tratta di un documento istruttorio, di studio, e quindi ancora da interpretare, ma è chiaro che gli addetti ai lavori non sono contenti. Nel documento si indicano i criteri che poi verranno utilizzati per i tagli e la riforma della geografia giudiziaria. E l’Umbria con la sua corte d’appello sono a rischio, secondo questi principi. È per questo che abbiamo convocato il primo aprile 2016 alle 10, presso la sala Brugnoli del consiglio regionale, l’assemblea-dibattito degli iscritti per discutere sul documento licenziato dalla ‘commissione Vietti’ in tema di revisione della geografia giudiziaria. All’incontro hanno aderito anche molti politici, oltre ad avvocati, magistrati e personale giudiziario».

Rischio concreto La ‘commissione Vietti’ è stata creata con l’obiettivo della «riduzione del numero dei distretti di corte d’appello; completamento della nuova carta della giudiziaria degli uffici di primo grado; riforma dell’assetto ordinamentale delle procure generali, degli uffici minorili e dei magistrati distrettuali giudicanti e requirenti; creazione di una task force di pronto intervento a tutela delle lavoratrici madri e delle urgenti e straordinarie necessità degli uffici giudiziari». Il comma 1 lettera b chiarisce come ridurre gli uffici giudiziari di secondo grado: le corti d’appello devono aver sede soltanto nel comune capoluogo di regione; le circoscrizioni di corte d’appello devono coincidere con il territorio regionale e qualora il numero di residenti sia inferiore a un milione, devono essere accorpate in un’unica corte d’appello con quella di una regione limitrofa. Il distretto di Perugia si colloca sotto il milione di abitanti (884.000). Basta trarne le conseguenze, dicono gli avvocati umbri.

Proposte «Gli avvocati di Perugia chiedono l’intervento della politica anche per discutere una riforma che non può cadere sul territorio dall’alto», prosegue il presidente Calvieri. «Ai politici chiediamo di ascoltarci e farsi portatori anche di proposte. Penso alla creazione di una corte d’appello metropolitana per Roma, come previsto in riforma, che lascerebbe fuori territori come Rieti e Viterbo, i quali potrebbero confluire nel distretto giudiziario umbro portandolo a più di 1 milione di residenti e consentendo la permanenza della corte d’appello in Umbria, che vorrei ricordare è competente su Roma per le questioni giudiziarie».

Razionalizzazione territoriale La ‘commissione Vietti’ ha anche aggiunto «nella bozza di delega la possibilità di procedere ad una razionalizzazione territoriale degli uffici di procura Generale, indipendentemente dalla loro corrispondenza con la rispettiva corte di appello» che prevede «una parziale riduzione con razionalizzazione organizzativa dei magistrati distrettuali giudicanti e requirenti al fine di recuperare i numerosi posti in pianta organica che, sin dalla loro istituzione, non hanno mai trovato copertura».

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