Dimissioni sindaco, ‘pontieri’ già al lavoro

Terni: pezzi del Pd locale spingono perché Di Girolamo resti, evitando il voto anticipato. E anche nella minoranza c’è chi pensa a ‘convergenze’. L’iter del dissesto va avanti

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‘Pontieri’ già al lavoro a Terni, all’indomani delle dimissioni del sindaco Leopoldo Di Girolamo, per evitare il voto amministrativo nella prossima primavera. Non è un particolare mistero che pezzi importanti del Pd locale, più e meno affini al sindaco, ma anche della stessa minoranza consiliare, vedano nel ‘passaggio’ delle urne il rischio concreto di «consegnare la città alle forze populiste e più aggressive». Parole di un consigliere navigato che presto potrebbe trovarsi a far parte di una maggioranza ex novo, magari anche trasversale, se il sindaco dovesse decidere di restare in sella con qualche ‘aggiustamento’ alla sua squadra.

Di Girolamo e Rosati

La roadmap Notificate a tutti i consiglieri le comunicazioni prefettizie relative alla decisione della Corte dei Conti di bocciare il ricorso del Comune sul piano di riequilbrio, scattano da mercoledì i 20 giorni per poter convocare il consiglio in cui mettere al voto il dissesto. Venerdì è in programma la conferenza dei capigruppo che stabilirà la data della seduta, ipotizzabile fra lunedì 12 e martedì 13 febbraio. Nel frattempo la giunta comunale, fra giovedì e venerdì, licenzierà la delibera relativa al dissesto, sulla base della relazione dei revisori dei conti del Comune. Altro passaggio obbligato – prima di dare la parola all’assemblea di palazzo Spada che si preannuncia infuocata – è quello nella terza commissione consiliare che potrebbe essere convocata per il 6 febbraio.

Il primo sostegno Intanto fra chi viene più o meno allo scoperto, dopo le dimissioni rassegnate dal sindaco, che dopo venti giorni – salvo ripensamenti – diventeranno definitive, c’è la segreteria comunale del Pd di Terni che esprime «profonda vicinanza morale, umana e politica» nei confronti di Leopoldo Di Girolamo.

Sara Giovannelli, segretaria Pd Terni

«Onestà riconosciuta da tutti» «Vogliamo sottolineare il grande impegno profuso dal sindaco in queste consiliature – si legge nella nota diffusa dal partito -, il suo inesauribile spirito di ascolto che in questi durissimi anni di crisi  ha sempre dedicato a tutti i corpi sociali della città, non facendo mai venire meno la propria serietà, capacità politica, sobrietà e da tutti riconosciuta onestà. Nonostante le immani complessità che attraversano tutte le amministrazioni locali e il Comune di Terni, si vuole sottolineare come sindaco, consiglieri comunali, esponenti delle varie giunte e il partito si siano sempre adoperati per il perseguimento dell’interesse collettivo e per il bene della città, facendosi carico di un percorso di risanamento che trova le sue cause critiche sin dagli anni ’90 ad oggi».

«Becera violenza politica» Il Pd ternano – conclude la segreteria comunale – «non verrà meno nel suo vivo, forte impegno politico e civico, sempre accompagnato da un alto senso di responsabilità a servizio ed a tutela delle istituzioni democratiche, non permettendo mai che becera violenza politica ed interessati facinorosi abbiano la meglio». Quasi a dire, dal proprio punto di vista: ‘il rischio è quello, sappiatelo tutti e comportatevi di conseguenza’.

M5S: «Da noi massima responsabilità» Pronta la risposta, per le rime, del gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle, sentitosi chiamato in causa: «In un quadro politico mediocre dove la connivenza fra maggioranza ed opposizione ha spesso rasentato l’incesto, capiamo bene che la serena determinazione del M5S possa essere scambiata o mistificata da qualche personaggio in cerca d’autore per qualcos’altro. Il M5S non ha bisogno di gridare o di fare azioni di forza: la nostra forza sono i contenuti, terreno su cui difficilmente qualcuno accetta di confrontarsi con noi. Il M5S – scrivono i consiglieri – è entrato con umiltà nelle istituzioni onorando il mandato degli elettori, presentando il 100% del proprio programma e vincendo la propria battaglia per la legalità e la trasparenza. Quattro anni in cui non abbiamo fatto altro che studiare, denunciare, proporre. Più volte di fronte all’indignazione della città siamo stati responsabilmente l’unico argine verso una rabbia dilagante che avrebbe portato a conseguenze ben più gravi. Più volte ci siamo trovati da soli in mezzo ai saluti romani di alcuni facinorosi di estrema destra, anche con minacce fisiche sui social o ad azioni squadriste da parte di dirigenti del Partito Democratico che hanno fatto irruzione nei nostri uffici interrompendo una conferenza stampa e negando la nostra libertà di parola. Sempre abbiamo mantenuto un atteggiamento più che responsabile. Riteniamo inoltre deprecabile l’atteggiamento di un consigliere comunale di maggioranza che più volte è saltato agli onori della cronaca locale e nazionale per le sue sfuriate verso i cittadini presenti in consiglio. In queste ore stiamo verificando alcune dinamiche che vedono coinvolta una donna caduta a terra proprio durante una di questi scatti d’ira del consigliere in questione».

Francesco Ferranti

«Pd un danno per la città» Sul fronte opposto, secondo Francesco Maria Ferranti – capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale – «a Terni il Pd ormai il danno lo ha fatto, portandoci al dissesto finanziario. Non credano i maggiorenti del Pd regionale – afferma – di riconquistare credibilità con le scontate dimissioni del sindaco Di Girolamo. Deve essere chiaro a tutti i cittadini che grazie al Pd, per cinque anni i bilanci del Comune saranno gestiti da un commissario ad acta inviato dal ministero e che tutti i cittadini pagheranno tasse al massimo e tutti i fornitori dell’ente non saranno pagati».

Lorenzo Carletti

«Dissesto su tutti fronti» Durissima Rifondazione Comunista Terni, attraverso il segretario Lorenzo Carletti: «Il Comune è in dissesto, sepolto da una montagna di debiti. Ma il giudizio non può essere solo contabile: siamo difronte al dissesto politico e sociale, anche nelle scelte di privatizzazione selvaggia degli assetti pubblici, dissesto per non aver saputo sfruttare l’enorme potenziale turistico e naturalistico della Cascata delle Marmore, di Piediluco, della Valnerina, dissesto per avere prodotto opere pubbliche incompiute, abbandonate, sottratte alla collettività, dissesto per il progressivo ed inesorabile smembramento del sistema sanitario locale, per aver lasciato due inceneritori privati che non bruciano rifiuti nostri ma scarti di cartiera importati, per la continua opera di negazionismo ambientale, Comune in dissesto senza essere stato capace d’intercettare o progettare una ripresa economica calibrata su di un modello di sviluppo alternativo».

Enrico Melasecche

«Funzionario di partito fino alla fine» E anche Enrico Melasecche (I Love Terni) non le manda a dire al primo cittadino: «Ho sperato fino alla fine che il tratto umano che traspariva dai suoi toni dimessi, dalla voce mai sopra le righe, alla fine venisse confermato da una conclusione necessariamente triste, ma dignitosa. Invece no. Zio Leo non finisce in bellezza i suoi anni da sindaco e perfino nell’ultima conferenza stampa rassegna le dimissioni senza che dalle sue parole appaia la minima espressione di umiltà, l’ammissione di qualche pur lieve errore. Funzionario di partito fino alla fine. Come Maria Antonietta, chiusa nella ottusità del suo privilegio, accusa di ingratitudine il popolo che protesta. Si finge vittima di una ‘violenza verbale’ di questi servi della gleba che, ingrati, ignorando persino gli insegnamenti di Monsignor Della Casa, si permettono di alzare la voce nei suoi confronti, benefattore della città. A chi chiede pane, sicurezza, salute, sviluppo, posti di lavoro, prospettive, cultura, trasporti decenti, piste ciclabili, lui offre la brioche di una passerella d’oro sui binari, un debito bellissimo con una manutenzione altrettanto costosissima. […] Continua ad ingannare se stesso facendo finta che Cavicchioli abbia preso le distanze dalla sua ignavia per ragioni personali, il giovane Zingarelli scenda dalla nave con la fiancata squarciata sugli scogli per ragioni professionali. Se la prende con quell’ingrato di Finocchio cui ha chiesto di salire sulla nave mentre si apprestano le scialuppe di salvataggio, lui che come Schettino ha sempre l’ultima parola per giustificare la propria dabbenaggine […] In attesa che la giustizia accerti le responsabilità di coloro che hanno permesso lo sperpero idiota di almeno 70 milioni del controvalore di crediti inesigibili, lo invitiamo a fare almeno un gesto nobile, una colletta con i suoi assessori per pagare la parcella legale di 40 mila euro per quel ricorso temerario contro la magistratura contabile, un suo sfizio che non è giusto paghino i ternani».

Leopoldo Di Girolamo

Le parole del sindaco Di seguito le dichiarazioni del sindaco di Terni Di Girolamo, nel comunicare martedì pomeriggio alla stampa la propria decisione di dimettersi:

Confermo, coerentemente, l’impegno che ho preso pubblicamente nel Consiglio comunale del 1° giugno 2017 dopo l’annullamento della misura degli arresti domiciliari da parte del Tribunale del Riesame. Impegno che ho ribadito ulteriormente sia nella massima assise consiliare durante le diverse fasi che hanno interessato il percorso accidentato del Riequilibrio finanziario pluriennale votato dal Consiglio Comunale nel dicembre 2017.
Lo stesso ho fatto negli organismi dirigenti del mio partito, che ringrazio per avermi confermato la stima e il sostegno votando unanimemente dei documenti politici, al di là di singoli esponenti che invece di partecipare e confrontarsi negli organismi di un partito che si sono candidati a guidare, scelgono le colonne della stampa per esprimere il loro pensiero.
Al riguardo sono rimasto sorpreso anche dal modo scelto da Giorgio Finocchio, ex presidente del consiglio, per comunicare irritualmente la sua rinuncia al subentro. La forma, nel caso in delle istituzioni è sostanza e va sempre tenuta presente. Non voglio entrare nel merito delle sue argomentazioni, voglio solo ricordare a lui e a tutti, che fu lui, da segretario comunale del Pd, dopo la rinuncia di Enrico Micheli per motivi di salute, a chiedermi di mettere a disposizione la mia candidatura a sindaco di Terni per il centro-sinistra in una competizione che, dai sondaggi, vedeva indietro qualsiasi candidato, tranne Enrico Micheli, rispetto alla candidatura di una personalità conosciuta ed autorevole quale Antonio Baldassarre. Ed il sottoscritto, che non era certo disoccupato, né nella vita privata dove esercito una professione alla quale sono visceralmente attaccato, né alla vita pubblica dove avevo iniziato da solo un anno una legislatura che mi vedeva ricoprire la funzione di senatore della opposizione, accettò e poi vinse anche, ribaltando i pronostici.
In quel Consiglio del 1°giugno io avevo dichiarato che avrei mantenuto l’incarico di sindaco fino alla conclusione dell’iter del Piano finanziario di riequilibrio pluriennale per poi rimettere il mandato al Consiglio Comunale così come prevede l’art. 53 del Tuel. Accompagnare il Piano lungo il suo percorso giuridico-amministrativo non ci avrebbe distolto dal governare la città cercando di portare avanti i numerosi progetti messi in campo e che si sono concretizzati o si stanno concretizzando in questi mesi. Ne cito alcuni che ritengo significativi:
– Il completamento dei varchi elettronici che regolano l’accesso ala Ztl, un progetto attivato svariati anni fa e che ora abbiamo portato a termine regolando così la circolazione, punendo i furbetti e senza alcuna sollevazione come qualcuno aveva incautamente preconizzato;
– La risistemazione e la riapertura di Palazzo Gelasi a Collescipoli, che dà una sede prestigiosa all’Università telematica Pegaso, accrescendo ed integrando l’offerta formativa superiore nella nostra città e ridà vita a quel bellissimo borgo;
– L’apertura al completo utilizzo del Parco sensoriale nella zona Le Grazie – Cesure, che dona un ulteriore polmone verde attrezzato alla città ed accresce l’area a parco di quella zona che sappiamo avere importanti problematiche ambientali;
– L’apertura, avvenuta lunedì, della Passerella ciclopedonale che collega la stazione ferroviaria con via E. Proietti Divi. Un’opera di grande valenza architettonica ed ingegneristica che crea una nuova porta della città, ridisegna una parte rilevante della mobilità urbana e riqualifica l’area della stazione che sarà interessata anche dal progetto sulla rigenerazione delle periferie urbane.
– L’avvio operativo, con benefici già tangibili, grazie alle risorse messe a disposizione dai canoni idrici, il lavoro di cura, decoro e manutenzione della città che era uno degli obiettivi prioritari che ci eravamo posti.
Molte cose importanti sono in via di attivazione concreta. Ricordo solo la posa della banda larga che inizierà dalla zona industriale della città nel mese di febbraio, la firma, presso il Mise, del Piano di riconversione e riqualificazione industriale, inerente l’Area di crisi industriale complessa, che avverrà nelle prossime settimane, così come l’avvio operativo della fase progettuale esecutiva delle opere contenute nel Piano Periferie, nella graduatoria, lo voglio ricordare, ci siamo classificati al 33° posto rispetto a Perugia che si è collocata all’84° e che porterà risorse per oltre 10 ml e riqualificando una parte rilevante della città. Quindi non siamo affatto stati immobili, come qualcuno ha scritto, ma abbiamo continuato a lavorare per il bene della città, come abbiamo fatto in questi anni.
Ora la questione che è alla nostra attenzione è quella di un percorso intrapreso e dovuto per trasparenza e onestà, quello del Piano di riequilibrio finanziario pluriennale che ha visto dapprima il parere negativo della Corte dei Conti regionale e poi il rigetto del nostro ricorso da parte delle Sezioni Riunite della Corte dei Conti nazionale. Cercherò di entrare nel merito del piano, anche se lo abbiamo fatto più volte, ora voglio solo rimarcare alcuni elementi generali:
– le condizioni di difficoltà della finanza comunale stanno imponendo a sempre più amministrazioni il ricorso allo strumento del 243 bis, una delle più recenti è stata la città di Torino, che lo ha adottato questo autunno e questa evidenza è anche testimoniata dal fatto che il Parlamento sta rivedendo continuamente la normativa per renderla più praticabile;
– per quello che abbiamo potuto vedere da una rilevazione sommaria, l’entità del nostro debito che determina il dissesto è, in proporzione al bilancio, il più piccolo fra tutti i comuni dissestati ed anche rispetto alla grandissima parte di quelli il cui Piano è stato ritenuto veritiero e realizzabile
– Voglio ulteriormente ribadire che l’adozione del Piano di riequilibrio come strumento per risanare finanziariamente l’ente e ridefinire il perimetro della spesa pubblica del comune per renderla compatibile con le entrate effettive e coerente con il contesto economico e finanziario del Paese, è stato un atto di responsabilità e chiarezza verso i cittadini e nel loro interesse, proprio per evitare il quadro che oggi dobbiamo affrontare.
– le difficoltà finanziarie attuali sono figlie di in percorso amministrativo sedimentato a partire dagli anni ’90 e che è entrato in crisi irreversibile con l’attuazione delle nuove regole del bilancio armonizzato e quindi è spettato a me, alla mia Giunta e alla Maggioranza, farmene carico. Ed io l’ho fatto!
Quella decisione della Corte dei Conti nazionale di fatto chiude, in maniera purtroppo negativa, quel percorso e quindi, coerentemente con quanto detto, avendo ricevuto la notifica del dispositivo della deliberazione delle sezioni Riunite della Corte dei Conti che rigetta il ricorso del comune di Terni, ho trasmesso al presidente del Consiglio la lettera con cui comunicavo le mie dimissioni da sindaco secondo quanto previsto dall’art. 53 del Tuel, questione che già a fine della scorsa settimana avevo chiesto di mettere nell’odg del Consiglio comunale susseguentemente alla delibera di dissesto.
Perché oggi e non ieri? Per due motivi, uno fondamentale e uno accessorio. Quello fondamentale è che la PA si muove per atti. Della decisione della Corte dei Conti avevamo notizia verbale solo dai legali incaricati dall’Amministrazione comunale, ma senza che ci fosse pervenuto materialmente alcun atto formalizzato. Appena mi è stato consegnato, il percorso si è compiuto e quindi io ho formalizzato le dimissioni come mi ero impegnato a fare.
In secondo luogo, ma non sostanzialmente, vorrei ricordare che il Consiglio Comunale, la casa della città, non è uno stadio dove i tifosi si azzuffano, si urlano insulti, si applaude, si alzano cartelli, si protendono braccia nel saluto fascista; sono cose che condanno fermamente e che penso tutti quelli che tengono alla corretta dinamica democratica dovrebbero condannare.
Non mi faccio dettare quello che devo fare né da chi fa la chiamata alle armi o infuoca la piazza, né da chi ha fatto della violenza verbale la propria cifra politica. Di fronte all’agitarsi urlato e violento è necessario porsi su un altro piano, ovvero il silenzio, e ciò non per remissività: è quello che a volte faccio di fronte a soggetti sguaiati e facinorosi.
Sono una persona che nella propria vita pubblica ha sempre tenuto a preservare dignità e legittimità delle istituzioni e delle regole, anche quando parevano configgere con i propri interessi politici, ed anche in questo caso ritengo di aver agito correttamente e coerentemente. Le mie dimissioni sono un atto di coerenza morale e politica che mette ognuno, a partire da me, nella condizione di assumersi responsabilità nei confronti della città.
In questi giorni convulsi ho letto molti articoli e titoli tendenti a raccogliere troppo delle imprecisioni ed aggressività che non giovano al confronto democratico ed alla nostra comunità.
Rispetto alle prime voglio dirvi che il Consiglio Comunale per la dichiarazione di dissesto non poteva essere convocato prima della notifica ad ogni consigliere, della deliberazione della Corte dei Conti, e che non c’è alcun commissario ad acta per le deliberazioni riguardanti le elezioni politiche 2018. 
Domani, in Giunta, adotteremo la delibera anche se da Perugia non ci sono state ancora comunicate le forze politiche che ne hanno diritto.
Infine, voglio dire qualcosa riguardo al sindaco che sarebbe incollato alla poltrona. In primo luogo voglio ricordare che, se il sindaco sta su quella poltrona è perché lo hanno deciso, democraticamente, i cittadini ternani eleggendolo una prima volta nel 2009 e rieleggendolo nel 2014. Poi vi assicuro che nessun sindaco è aggrappato al proprio posto. Quella che viviamo è una stagione drammatica per i sindaci che devono caricarsi di responsabilità molto più forti del passato con risorse umane e finanziarie molto minori e problematiche amministrative-procedurali molto più complesse. Tanto che, secondo quanto condiviso nell’ultimo consiglio generale di Anci, più di un quinto dei sindaci sono oggi alle prese con procedimenti penali che vanno dal’ormai consueto abuso di ufficio (sindaco di Catania e presidente Anci Enzo Bianco), fino all’omicidio colposo, per tacere le iniziative della magistratura contabile.
Questa situazione sta determinando effetti mai visti prima: comuni che non vanno al voto perché mancano candidati a sindaco, sindaci che si dimettono nel corso del mandato, sindaci che non si ripresentano per ottenere il secondo mandato o che non vengono confermati anche dopo aver governato positivamente. Ormai molti opinionisti politici ma anche ex primi cittadini come Massimo Cacciari, dicono che oggi fare i sindaci è da pazzi. Per quanto mi riguarda io mi sono messo a disposizione su richiesta del mio partito e del centro sinistra, sia nella prima legislatura che nella seconda, dopo aver dato, in questo secondo caso la più ampia disponibilità a lavorare per un ricambio. E l’ho fatto a avendo in mente solo l’interesse pubblico, non certo vantaggi personali, né politici, né di altro genere.
Per quanto riguarda quelli politici non avendo alcuna presunta carriera da fare in quanto ricoprivo un posto prestigioso e comodo, quale quello di senatore di opposizione. Carica dalla quale mi sono dimesso volontariamente, unico a farlo in tutto il Parlamento, dopo l’elezione a sindaco di Terni. Per quanto riguarda presunti benefici personali voglio solo far presente che oltre alle problematiche professionali e familiari che riguardano tutti i sindaci, il sottoscritto ha rinunciato ad oltre 600.000 euro tra emolumenti e versamenti volontari che vanno sommati agli emolumenti da sindaco ai quali ho rinunciato fin dal settembre 2011. 300 mila euro che sono rimasti nelle casse del Comune, a disposizione della città. Senza contare le vicende giudiziarie che mi hanno interessato e provato nel profondo o sentirsi accusato per vicende nelle quali i sindaci, come gli omicidi e gli stupri, non possono fare nulla.

Il mio è stato quindi, come quello della stragrande maggioranza dei sindaci un sacrificio, ripagato dalla consapevolezza di fare qualcosa di buono per la propria città. E’ questo e non altro l’interesse che abbiamo.

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