Exolon: «Le istituzioni ci sostengano»

Parla l’ad dell’azienda chimica di Nera Montoro, Rodolfo Rosa: «Il 2020 anno di transizione. Servono infrastrutture»

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di Federica Liberotti

«Il 2020 sarà un anno di transizione, l’inizio di una nuova avventura. È partita la nuova organizzazione, che ci ha reso più autonomi, ma soprattutto abbiamo spostato la ragione sociale della società a Narni: qui abbiamo concentrato tutte le funzioni, anche quelle amministrative e commerciali, non solo produttive, e adesso, a differenza del passato, siamo un’azienda completamente umbra. Ma manteniamo il profilo internazionale». C’è soddisfazione nelle parole dell’ingegner Rodolfo Rosa, già amministratore delegato dello stabilimento Covestro di Nera Montoro ed ancora al timone dello stesso sito, come managing director, dopo il passaggio di proprietà ai tedeschi di Exolon Group. Numeri alla mano, l’azienda specializzata nella produzione di lastre di policarbonato rappresenta un fiore all’occhiello per il territorio non solo per il settore della chimica, visto che il suo trend, negli ultimi anni, è andato in netta controtendenza rispetto alla media. E, nel segno della continuità, non sembra finita.

Le nuove prospettive

Il presidente di Exolon Group (parte del gruppo Serafin) Jens Becker ha fatto visita allo stabilimento martedì, intanto i colloqui per completare i nuovi inserimenti nell’ufficio amministrazione sono ancora in corso. «Parliamo di piccoli aggiustamenti, qualche unità di personale – spiega Rosa -, ma l’onda positiva continua, dopo il grande salto del 2015. Già nel 2018 abbiamo portato qui a Nera Montoro le funzioni commerciali e inserito otto persone in quell’area, tutte risorse del territorio, ora stiamo configurando la parte amministrativa, oltre a quella delle risorse umane». Oggi lo stabilimento narnese conta 83 dipendenti, più una trentina nell’indotto, con una media di 38 anni di età. «Alcuni sono cervelli ternani in fuga che siamo riusciti a riportare a casa» dice il manager, sottolineando poi l’impegno dell’azienda anche sul tema della sicurezza. Nuove prospettive per la società – che continuerà a commercializzare il Makrolon, usato in numerose applicazioni di utilità quotidiana, dall’edilizia ai trasporti – si preannunciano intanto in termini di mercato, già aperto all’internazionalizzazione. «Con Covestro – continua l’ad – eravamo attivi solo in quello Emea (Europa, Medio Oriente e Africa), con la nuova società siamo liberi di operare nel mercato mondiale, ci stiamo organizzando anche per questo. Ma già ad oggi siamo tra le realtà del ternano che spediscono di più, sono tra 10 e i 15 i camion che transitano per lo stabilimento ogni giorno e l’85% delle spedizioni è diretto oltralpe. È l’export la chiave di volta».

L’appello alle istituzioni regionali

Export che rappresenta nel complesso – la vicina Alcantara lo conferma – uno dei punti di forza dell’area di Nera Montoro. «È l’area del ternano che negli ultimi anni è cresciuta di più in termini di investimenti economici e umani – fa notare Rosa -. Per questo vorremmo che ci fosse maggiore attenzione da parte delle istituzioni preposte». Il riferimento è al tema infrastrutture, nell’ambito del quale si interisce la questione del ponte che, attraversando il Nera, dalla Ortana conduce alla zona industriale. «Per quel ponte, che ha 50 anni, passano 2 mila persone al giorno, oltre a decine di mezzi pesanti. Verifiche fatte lo scorso anno a nostre spese ci garantiscono che è utilizzabile, ma essendo di proprietà privata non è comunque possibile intervenire nella manutenzione. La vecchia amministrazione regionale si prese l’impegno, tramite i fondi dell’Area di crisi complessa, di rilevare la proprietà e di darla poi in gestione al Comune di Narni per far diventare l’infrastruttura a tutti gli effetti pubblica e quindi poter intervenire. Al momento però l’attuale amministrazione regionale non sembra ancora impegnarsi incisivamente su questo argomento». Non l’unico problema, in realtà, quello della viabilità. «Gli stabilimenti dell’area ad oggi non hanno le fogne pubbliche, abbiamo dovuto realizzare sistemi di depurazione autonomi, anche l’illuminazione pubblica stradale, pur essendo esistente, non è funzionante, creando notevoli rischi a chiunque transiti. Sarebbe dunque il caso – conclude l’ingegner Rosa – che chi si occupa di cosa pubblica renda l’area adatta ad altri potenziali investimenti. Noi abbiamo fatto la nostra parte portando ricchezza e sviluppo, ci auguriamo che anche gli altri facciano la loro».

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