Grande distribuzione: sabato di Pasqua nel segno dello sciopero

Rottura a livello nazionale per il rinnovo del Ccnl. Filcams, Fisascat e Uiltucs attaccano Federdistribuzione. Presidi a Corciano e Terni

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Rottura al tavolo di trattativa per il rinnovo del contratto nazionale della distribuzione moderna organizzata, scaduto nel lontano 2019 e atteso da oltre 240 mila lavoratori dipendenti dalle imprese associate a Federdistribuzione (circa 4 mila in Umbria). Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs proclamano una giornata di sciopero nazionale per sabato 30 marzo, che in Umbria sarà accompagnata da due flashmob, uno davanti al punto vendita Obi di Corciano (centro commerciale Quasar, via Capitini) e l’altro davanti al punto vendita Ovs di Terni (piazza Valnerina), entrambi alle ore 10.00. «L’associazione imprenditoriale, dopo una lunga e snervante trattativa no stop con i sindacati di categoria e a distanza di 51 mesi dalla sottoscrizione del primo e ultimo Ccnl di settore, ha calato nuovamente la maschera, palesando la persistente resistenza nel sottoscrivere accordi contrattuali – scrivono in una nota Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs -. Un atteggiamento che ha già inflitto danni considerevoli agli addetti del settore». Le organizzazioni sindacali stigmatizzano a gran voce «l’insofferenza di Federdistribuzione verso i contratti» e «l’irresponsabilità dell’associazione datoriale nel presentare svariate richieste finalizzate a sabotare diritti e garanzie attualmente contenute con contratto collettivo nazionale di lavoro e che le lavoratrici ed i lavoratori della distribuzione commerciale hanno raggiunto a costo di sacrifici e di lotte nel corso degli ultimi decenni». Nel dettaglio Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs puntano il dito contro «l’introduzione di una flessibilità incontrollata e generalizzata con contratti a termine di durata indeterminata, anche oltre i 24 mesi; lo smembramento del sistema di classificazione del personale con l’attribuzione dell’addetto alle operazioni ausiliarie alla vendita a mansioni inferiori quali il pulimento di aree di vendita e servizi, come illegittimamente fanno alcune aziende associate a Federdistribuzione; l’azzeramento di ogni dignità professionale con il sotto inquadramento di chi ha la responsabilità di interi format commerciali complessi; la creazione di una nuova mansione adibita alla movimentazione delle merci trascinandola verso il quinto livello e svuotando l’attuale previsione al quarto livello, al solo fine di far risparmiare le imprese sulla pelle dei lavoratori». Inoltre – osservano le sigle confederali del settore – «non è stata data nessuna disponibilità alle richieste di parte sindacale di trattare il tema ‘appalti e terziarizzazioni’ e ‘franchising’». «Pretese irrealistiche – per i sindacati – finalizzate unicamente a far naufragare una già complessa negoziazione, a dimostrazione della ritrosia patologica di Federdistribuzione a dare il giusto riconoscimento in termini economici ai dipendenti delle aziende sue associate. Lo schema negoziale che propone Federdistribuzione – prosegue la nota – ancora una volta è di mortificare il rinnovo del Ccnl in una logica di scambio tra una presunta disponibilità ad erogare il dovuto aumento salariale, mai esplicitata nel dettaglio nelle 17 ore di trattativa, in cambio di un peggioramento della parte normativa che prevedeva la precarizzazione dei lavoratori attraverso un sistema derogatorio della legge e proponendo l’umiliazione delle professionalità attraverso un abbassamento dei livelli di inquadramento. Per il tramite di un’associazione che si mostra unicamente capace di assecondare acriticamente i più bassi istinti dei suoi rappresentanti – affermano Filcams, Fisascat e Uiltucs -, le aziende della distribuzione moderna organizzata stanno sferrando un attacco senza precedenti ai diritti di chi lavora nel settore, mortificandone le professionalità e disconoscendone il contributo operoso e continuo».

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