Il PD ripensa se stesso: «Cambiare il passo»

Terni, Stefano Bucari indica le priorità per la nuova classe dirigente del Partito Democratico (e critica Eros Brega)

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di Marco Torricelli

«A Terni e in Umbria, io credo, è ormai chiaro che dentro il Partito Democratico sta accadendo qualcosa di importante. C’è quella che potrebbe essere definita una generazione, che vuole fortemente imporre un passo diverso alla marcia, che a volte appare sinceramente troppo lenta. Marcia fatta di impegni concreti, di idee innovative quanto attuabili e che si intendono rispettare. Ecco, questa generazione è ora nelle condizioni di imporre questo nuovo passo».

La ‘generazione’ Stefano Bucari fa l’assessore a Terni. E farlo oggi non è, come si dice, una passeggiata di salute. Ma Bucari è anche uno di quegli esponenti del Partito Democratico che, come altri, ritiene che l’occupare postazioni di primo piano ed essere ‘parte in causa’ non debba e non possa essere considerato un alibi per esimersi dal porre questioni di merito e di metodo al suo stesso partito.

Parli del tuo partito, ma mi pare di capire che tu ti riferisca anche ad altro Quello che a noi appare chiaro è che alle parole si devono far seguire fatti concreti. Perché questa generazione non viene dal nulla, è cresciuta, ha lavorato e lavora dentro il partito, dentro le istituzioni e si confronta ormai da tempo con una realtà che non si accontenta delle vecchie e stantie liturgie, ma pretende azioni rapide e, soprattutto, efficaci. Quindi, certo, penso soprattutto al mio partito, al Partito Democratico nel quale credo fermamente, ma non intendo chiudere il recinto lasciando fuori da questa riflessione chi potrebbe avere delle idee interessanti e che, magari, oggi non viene preso in considerazione in quanto ‘altro da noi’».

Ti riferisci, immagino, anche ai rappresentanti delle ‘categorie’, imprenditoriali e non solo «Ovviamente sì. Mi riferisco a tutti coloro possono e vogliono essere protagonisti di una stagione davvero nuova e diversa e che spesso non trovano nel nostro dibattito interno spunti o spazi per poter dare il proprio contributo».

Suona come una critica feroce a chi, anche ora, è al comando «Tutt’altro, ma mi rendo conto che questa possa essere una delle letture possibili. Però, questo è il punto importante, nel mio ragionamento non c’è nessuna presa di distanza personale nei confronti di nessuno, ma c’è invece una presa di coscienza relativa al fatto che è tempo di dare risposte concrete evitando dibattiti accademici più da elite politica che da classe dirigente cosciente delle nuove criticità. Partendo da una constatazione semplice: noi siamo gli unici che possiamo davvero fare la differenza. Certo, di sicuro, fatto salvo il rispetto per chi, per anni, ha portato il peso, ha sostenuto gli oneri ed ha avuto gli onori di quello che tu chiami il comando, ritengo che sia opportuna da parte loro un’onesta presa di coscienza del fatto che questa evoluzione è ineluttabile. Cosa che peraltro mi sembra già di cogliere nei più avveduti ».

Prego? «La nostra generazione è stata chiamata, ed ha accettato la convocazione di buon grado ovviamente, a farsi carico di situazioni delle quali, spesso, non aveva e non ha alcuna responsabilità oggettiva. Le vicende con le quali ci stiamo confrontando, al Comune di Terni, mi sembrano al riguardo emblematiche: con alcuni di noi che sono oggetto di attacchi provenienti da parte di chi alcune di quelle situazioni critiche ha contribuito in maniera importante a determinarle. Noi, d’altro canto, tali pesanti eredità le abbiamo sempre affrontate con lo spirito e la responsabilità politico/istituzionale che è propria di chi ha una cultura politica lontana dalla logica dello scarica barile. E’ questo l’approccio che ci permette di dire che siamo ormai classe dirigente in grado di governare anche nei prossimi anni i complicati processi che la fase storica della nostra città ci pone di fronte».

Cose simili, magari con richiami e accenti diversi, le hanno recentemente dette anche altri. Si sta formando un fronte, dentro il Partito Democratico? «Se ti riferisci ad Anna Ascani o a Giacomo Leonelli ti dico subito che mi trovo perfettamente in sintonia con molte delle cose che hanno detto. Soprattutto io ritengo indispensabile che si esca da quella che, usando un termine che non amo, è la logica delle correnti. Che poi è quella a cui facevo riferimento poco fa: io credo che la mia generazione deve, anche perché ne ha la capacità, ragionare partendo dalla comprensione delle cose che è necessario fare per contribuire al miglioramento della società e delle condizioni di vita delle persone, per poi pensare, solo dopo, all’elaborazione di progetti di lungo respiro. Senza lasciarsi confondere dai vecchi metodi, quelli che hanno portato spesso a divisioni determinate da difese, ormai fuori tempo, di rendite di posizione che nessuno di noi, e dico per fortuna, può vantare. Ecco, quello che tu chiami un ‘fronte’, per me è invece un ideale che, probabilmente, accomuna molti di noi. Al Segretario Leonelli e alla parlamentare Ascani diciamo quindi che siamo pronti a raccogliere la sfida lanciata nei loro appelli».

Capisco che non ami le semplificazioni in slogan di pensieri che, mi pare di capire, andrebbero invece esplicitati in spazi più ampi di quanto non sia possibile qui, ma se ti chiedo di darmi una formula basica di quello che la vostra generazione di donne e uomini del Partito Democratico vorrebbe fare? «Hai ragione, il presupposto per una battaglia profonda e di prospettiva sono i contenuti poilitici e programmatici della stessa. E di idee ce ne sono tante, frutto di questi anni di esperienza amministrativa e di un approccio che ci consente anche di riconoscere i limiti di un certo modo di amministrare del passato, limiti che intendiamo superare.
Riscoprire il ruolo centrale delle città nel governo del territorio, capire fino in fondo che le città sono ormai l’emblema delle nostre sfide, la lotta alle diseguaglianze e le opportunità di crescita e sviluppo sono ormai due facce di una stessa medaglia. Allargare i confini geografici della nostra città, assumere una dimensione metropolitana che permetta a Terni non solo di rimanere agganciata al dibattito nazionale sul tema delle macroregioni sui cui condividiamo il lavoro intrapreso dalla presidente Marini, ma di presentarsi a quel tavolo con un peso specifico maggiore, figlio anche di anni di interlocuzioni e sinergie con le altre città limitrofe, penso ad esempio a Rieti e Viterbo. La dimesione socio economica di terni passa attraverso il saper cogliere le opportunità che la programmazione europea e regionale ci mettono a disposizione. Innovazione, sostegno alle imprese, area di crisi complessa, infrastrutture, tutti temi che ci vedono oggi nel pieno di una interlocuzione costruttiva con la Regione Umbria, temi su cui nei prossimi mesi sarà necessario tornare».

Come si inserisce questa vostra riflessione nella drammatica situazione nella quale si trova il Comune di Terni? «Innanzi tutto definendo con chiarezza la situazione finanziaria, che è la base per ipotizzare un percorso serio e credibile che punti su due aspetti, stabilità finanziaria e rilancio. Questo percorso non può che coinvolgere la città senza farle pagare alcun prezzo. Serve un nuovo patto di fiducia con la città e tutte le sue articolazioni. Da questo percorso nessuno può pensare di sfilarsi, soprattutto chi, come il consigliere regionale Brega, è stato protagonista della vita politico amministrativa del Comune di Terni. Le dichiarazioni apparse questa mattina sulla stampa ci convincono sempre di più dell’esigenza di voltare pagina superando un quadro che vede troppi capi bastone e pochi dirigenti responsabili».

Rileggo gli appunti e una domanda mi scappa: prendila come una battuta, ma sarà mica una bozza del programma da sindaco? «Accetto la provocazione e la prendo come una battuta, ma ti rispondo seriamente: io credo, e l’ho detto, che il tempo di un ricambio generazionale sia ormai nelle cose. Ma semplificare così porterebbe ad una banalizzazione delle cose che non credo sia nell’interesse di nessuno e soprattutto delle persone che a noi faranno riferimento per il futuro. Quindi nessuna prelazione, ma solo la volontà, seria, di dar vita ad un movimento ideale che sia alla base di un cambio – generazionale e di passo – che ritengo, riteniamo, sia la sola risposta che la città si attende da noi».

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