Lavoro ed eventi: 10 anni di Polonia a Terni

La comunità polacca festeggia il decennale della propria associazione. Ma in tanti oggi preferiscono andare via dalla Conca

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Dieci anni di duro lavoro ma anche di momenti felici e di allegria, dieci anni di collaborazione e integrazione, di cambiamenti, di arrivi e di partenze: era il 2 luglio 2008 quando un gruppo di donne polacche, arrivate a Terni per garantire un futuro migliore a loro stesse e alle proprie famiglie rimaste lontane, decise di unire le forze, dando vita all’Associazione Comunità Polacca. Un decennale che corrisponde ad un traguardo ‘sudato’, ma che ora chi è rimasto – poco più di 500 i polacchi residenti a Terni, oltre sono 400 donne, la seconda comunità staniera di provenienza europea -, può festeggiare, tra orgoglio, emozioni e ricordi.

La storia «Il nostro gruppo – spiega Anna Grabowska, creatrice e presidente dell’associazione fino ad un anno e mezzo fa, quando è dovuta tornare in Polonia – è nato per volontà delle donne polacche che lavoravano a Terni, colf e badanti soprattutto senza un luogo dove incontrarsi nei giorni festivi, e che, cosa più importante, avevano la necessità concreta di un aiuto, nel trovare lavoro o nell’affrontare la burocrazia. Non era facile allora trovare consigli negli uffici e servira un aiuto da parte di chi parlava abbastanza bene la lingua italiana. Da lì è poi nata la collaborazione con le altre associazioni, la partecipazione a vari eventi culturali ternani e l’organizzazione di incontri in cui presentiamo la nostra patria e le nostre usanze e che ci aiutano a non dimenticare le nostre feste. Grazie a queste attività abbiamo poi trovato nuovi amici, polacchi, italiani e non solo, anche di altri Paesi del mondo».

Gli amici ternani Con la gente di Terni il feeling è stato immediato. «Diversi – prosegue Anna, che continua a collaborare con l’associazione anche a distanza – sono diventati soci della nostra associazione. Con loro, nel 2009, abbiamo anche partecipato al Cantamaggio, preparando un carro polacco dal titolo ‘Il risveglio della natura’. Walter, Moreno, Augusto, Ferruccio, Flavio, ma anche Mario Andrea, Piergiorgio, Carlo, e Roberto e Serenella, Rossana, Eddie con la moglie Stefania, Manuel con Maria e poi Nenita, sono stati sempre presenti agli nostri eventi, abbiamo trascorso tanti momenti insieme, in un continuo scambio, tanto che sono diventati i nostri più veri e sinceri amici, per me e per l’associazione. Ora che sono in Polonia mi mancano tutti».

Tanti eventi, ma… Il pranzo di Pasqua, la vigilia di Natale polacca, la giornata multietnica dell’amicizia e dell’integrazione, il Festival Popoli e Religioni, i laboratori, i concerti, sono alcuni degli eventi organizzati in questi dieci anni, anni che hanno visto però anche un profondo cambiamento nella comunità proveniente dal Paese dell’Est Europa. «Dieci anni fa il nostro gruppo era abbastanza grande – spiega Anna -, negli ultimi anni invece la situazione sul territorio è cambiata. Di cittadini polacchi ne sono rimasti pochi a Terni, dopo la crisi che ha colpito l’Italia nessuna giovane donna pensa più di venire qui per assistere gli anziani. Preferiscono andare in altri Paesi europei, dove possono lavorare e fare servizio a ore con il sostegno sociale dello Stato. Lì possono vivere con le famiglie dunque, non sono lontani dagli figli. Anche lo stipendio è più alto. A Terni, allora, sono rimaste soprattutto donne che hanno sposato italiani oppure un piccolo gruppo di persone che sono qui ormai da decenni».

Jolanta Pastucha

Chi resta Tra queste c’è la nuova presidente dell’Associazione Comunità Polacca, Jolanta Pastucha, che ha deciso di rimanere ancora a Terni, «perché qui sto bene e mi sento integrata» spiega.«Sono arrivata a Terni 15 anni fa – racconta -, da 19 sono in Italia. Nel mio Paese ho lasciato i miei figli, ormai adulti. Ora sono disoccupata, lavoravo come badante, un lavoro duro, che ti può portare anche all’esaurimento. Vorrei cercare di cambiare stile di vita, ho una casa che ho preso in affitto, se riesco vorrei cambiare occupazione e magari fare la colf». Uno stile di vita nuovo non solo per lei. «Ormai siamo rimaste solo noi che siamo arrivate in Italia 20 anni fa e ci siamo integrate – conferma Jolanta -. Qualcuna di noi oggi lavora anche come barista o infermiera. I giovani invece non arrivano più, preferiscono andare in Svizzera, Inghilterra o Germania, oppure rimangono in Polonia, anche lì ora si sta bene e tutto cambiato rispetto a 20 anni fa. Come qui in Italia».

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