Ostetrica perseguitata nel condominio: madre e figlio a giudizio

Perugia – I due sono accusati di atti persecutori, minacce e disturbo della quiete pubblica. La vicenda si trascina da anni

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Una situazione pesante, ‘certificata’ da procedimenti penali in serie ma soprattutto dai disagi, dalle sofferenze di chi – suo malgrado – più di una volta si è trovato costretto a chiamare le forze dell’ordine, a subire minacce e aggressioni verbali – ma anche, in un caso, calci e pugni contro la porta di casa -, a non poter neppure riposare. Una situazione pesante, esplosiva e annosa, quella relativa ad un condominio di Perugia. Mercoledì mattina il gup Valerio D’Andria ha rinviato a giudizio per atti persecutori, minacce e disturbo della quiete pubblica una donna perugina di 65 anni e il figlio 25enne. I due vivono in affitto e, secondo gli inquirenti, nel corso degli anni avrebbero reso impossibile la vita ad una 51enne originaria del Ternano, ostetrica presso la Usl Umbria 1 e proprietaria di un appartamento nello stabile in questione. Le sue denunce, susseguitesi nel tempo, hanno attivato diversi procedimenti penali nei confronti dei due. L’ultimo è quello che mercoledì mattina ha visto disporre il processo di fronte al giudice monocratico di Perugia, Sonia Grassi, con prima udienza il prossimo 14 luglio. In particolare, stando alle denunce sporte dalla 51enne – costituitasi parte civile attraverso l’avvocato Sabrina Montioni -, madre e figlio l’avrebbero presa di mira sin dal loro arrivo nel condominio. Bersagliandola con offese più e meno volgari, augurandole la morte, minacciandola – «io vado in galera ma c’è chi ho già pagato per farti fuori» -, lasciando il voume della tv a volumi parossistici e facendo abbaiare i propri cani lasciati incustoditi sul terrazzo. Condotte che le denunce non sono riuscite ad arginare, anzi. «Prima o poi ti faccio fare la doccia con la varichina», «ti mando sulla sedia a rotelle», «domattina alle 7.30 ti aspetto io, non ti preoccupà»: sono minacce come queste ad aver costretto la persona offesa – «sono stata lasciata sola, in primis dall’amministratore del condominio», dice – a mutare le proprie abitudini e a convivere con l’ansia e la paura. Elementi che ora spetterà al tribunale vagliare, in processi distinti ma uniti da un unico filo conduttore.

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