«Pd giustizialista ma a corrente alternata»

Inchiesta sanitopoli, parla Pastura (Psi): «Da Salvini ce lo aspettiamo ma da Zingaretti no. Vicinanza personale e politica alla Marini»

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Rossano Pastura

di Rossano Pastura
Segretario provinciale del Psi di Terni

Il giustizialismo specioso e di parte che spesso pervade i leader politici – e di tanto in tanto accomuna anche quelli di schieramenti opposti – rappresenta una delle peggiori dimostrazioni della scarsa qualità di chi oggi è chiamato a rappresentare i cittadini in cariche pubbliche di grande rilevanza.

L’INCHIESTA SULLA SANITÀ IN UMBRIA

Voglio condividere, a proposito di questi atteggiamenti, alcune riflessioni. Lo faccio, assumendomene la responsabilità, in qualità di rappresentante di una forza politica, il Partito Socialista Italiano, che ha sempre fatto del garantismo, del rispetto delle istituzioni e di chi legittimamente le rappresenta, della difesa della democrazia e dell’osservanza dei dettami della Costituzione della Repubblica Italiana, un elemento caratterizzante e non discutibile.

Per poter dare valore a queste mie riflessioni ho bisogno di fare due premesse e un piccolo richiamo ai fatti. Prima premessa: la nostra Costituzione prevede la divisione fra i poteri dello Stato. Indipendenti e autonomi fra loro: legislativo, esecutivo e giudiziario. I primi due attendono alla sfera politica, e sono legittimati dal voto popolare, l’altro ha l’obbligo del controllo della correttezza e del rispetto delle norme da parte degli altri due poteri. Seconda premessa: il nostro è uno Stato di diritto, dove si è innocenti fino a prova contraria, e nessun giudizio ha valore legale se non quello emesso a seguito di regolare processo da tenersi nelle aule dei tribunali, che prevede tra l’altro tre gradi di giudizio. Non è certo la piazza, reale o mediatica che sia, a poter stabilire chi è colpevole o chi è innocente; la piazza spesso – soprattutto quando è appositamente sobillata – diventa cattiva, rancorosa, invidiosa e perde lucidità, scegliendo, come avvenne circa duemila anni fa, Barabba e non Gesù.

Ora un piccolo richiamo a tempi e fatti. Nel pomeriggio del 12 aprile, con grande clamore mediatico, vengono emessi da parte dell’autorità giudiziaria dei provvedimenti di custodia cautelare a carico di alcune persone, esponenti politici e dirigenti dell’azienda ospedaliera di Perugia, nell’ambito di un’indagine su presunti illeciti commessi nello svolgimento di alcuni concorsi. Nell’indagine viene coinvolta anche la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, a seguito di alcune intercettazioni ambientali. L’ipotesi di reato è abuso d’ufficio. In quanto trapelato fino ad oggi (9 maggio 2019) non c’è traccia di tangenti, mazzette, né dell’associazione a delinquere (richiesta dei pm non accettata dal gip).

A partire da questo momento, si scatena un pandemonio mediatico di forcaioli e ‘sputasentenze’ che investe tutta la classe politica, e non solo, umbra, che porta la presidente Marini a rassegnare le proprie dimissioni nella serata di martedì 16 aprile. Da qui partono le mie riflessioni, che hanno anch’esse bisogno di ricordare alcuni passaggi.

17 aprile 2019. Si precipita a Perugia il ministro dell’Interno nonché segretario politico della Lega, Matteo Salvini, per ‘esultare’ a seguito delle dimissioni della presidente Marini, dopo che per alcuni giorni, sia lui – ‘lo sciacallo’ padano – che i suoi profeti umbri, ne avevano chiesto a gran voce e in maniera scomposta ‘la testa’. Parla di ‘liberazione’, lui che la Liberazione (quella vera, dal nazifascismo), si è rifiutato di celebrarla. Parla di ‘conquista prossima dell’Umbria’, parla di ‘giustizia fatta’. E giù di selfie e di applausi della claque osannante (in verità molto più dignitosi e apprezzabili i pochi contestatori presenti nella piazza).

18 aprile 2019. Esplode il caso Siri, il sottosegretario alle infrastrutture della Lega, indagato dalla procura di Palermo per corruzione, accusato (si badi bene) di aver ricevuto una tangente di 30 mila euro in cambio di una norma, da inserire del Def 2019, che favorisse alcuni imprenditori in odor di ‘mafia’, operanti nel campo dell’energia eolica. Sempre per onor di cronaca, va ricordato che il buon Siri ha patteggiato una condanna per bancarotta fraudolenta.

Fine aprile – inizi maggio 2019. A più riprese il prode capitan Salvini, dichiara: ‘Continuo a ritenere che in un paese civile i processi si fanno in tribunale e se uno è colpevole si viene condannati da un giudice, non da un giornale’. Per Siri, non per gli avversari politici. Fin qui nulla di strano. Salvini, verso il quale sia come persona che come politico non nutro nessun sentimento di stima, è un avversario politico, e come tale, con una grande dose di opportunismo e ipocrisia, fa il suo gioco e cerca di sfruttare ogni occasione per capitalizzare l’attuale momento di gloria che sta vivendo.

La cosa strana invece su cui voglio soffermarmi è quella che riguarda il ‘nostro’ campo di gioco, anche se in verità interessa essenzialmente un ‘reparto’, quello del Pd, sia nazionale che regionale. Qui sono sinceramente molto più critico e sconcertato dal comportamento ambiguo e incomprensibile del segretario nazionale, Nicola Zingaretti, verso il quale devo ammettere nutrivo stima e speranza, ma che dopo le ultime dichiarazioni mi ha profondamente deluso.

16 aprile 2019. Sollecitato dai giornalisti, Zingaretti in mattinata dichiara: ‘Confido nel senso di responsabilità e nelle valutazioni della presidente Marini perché faccia ciò che è meglio per l’Umbria e la sua comunità’. Un velato (nemmeno tanto) invito a fare un passo indietro. Invito rafforzato dalle dichiarazioni dell’ex ministro Calenda, noto generale senza truppe: ‘La situazione in Umbria è vergognosa, la presidente della Regione Marini si deve dimettere come si fa in ogni paese normale. Perderemo l’Umbria? Perderemo l’Umbria, ma lo faremo con onore, perché in politica mantenere l’onore è la prima cosa’.

8 maggio 2019. Zingaretti a ‘Porta a Porta’, sollecitato sul caso del governatore della Calabria Mario Oliverio, indagato per associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie di delitti contro la pubblica amministrazione, dichiara: ‘Io credo che bisogna mantenere molto ferma la linea che ci si difende nei processi e che una persona è innocente fino alla fine. C’è solo una cosa peggiore del giustizialismo, ed è il giustizialismo di partito, per il quale si fa dimettere una persona per l’interesse del partito. Io su questo non cedo’.

A questo punto mi sorge spontaneo il dubbio: come può il segretario nazionale del Pd mantenere una posizione garantista per uno e giustizialista per l’altra? Mi chiedo quale credibilità politica possa avere un segretario nazionale, tra l’altro appena nominato, nei confronti del proprio elettorato e della propria classe dirigente e dei tanti amministratori locali, se al primo inciampo abbandona chi per anni ha ricoperto ruoli amministrativi con merito e serietà, solo per inseguire qualche sondaggio elettorale.

Mi chiedo, e per fortuna non sono il solo visto che anche illustri esponenti nazionali dello stesso Partito Democratico lo hanno fatto, come possano coesistere nello stesso partito e nello stesso segretario due anime: una che vuole allontanarsi da chi, innocente fino a prova contraria, incappa in indagini giudiziarie ancora solo ipotizzate (Catiuscia Marini), mentre afferma e difende la propria natura garantista nei riguardi di un altro amministratore coinvolto in a distanza di pochissimi giorni in un indagine le cui ipotesi di reato sono anche più gravi (Mario Oliverio).

Quale è la linea politica di un partito che dovrebbe fare dell’appartenenza, del senso di comunità, del rispetto delle istituzioni e della Costituzione, che dovrebbe difendere la separazione dei poteri, che dovrebbe preoccuparsi anche della dignità personale e non solo di quella politica dei suoi esponenti? Questo atteggiamento ondivago, rafforzato anche dalle dichiarazioni di chi in Umbria è stato chiamato a guidare il Pd in una fase complicata, non può che suscitare molteplici dubbi. Quali sono i motivi per cui si è garantisti in un caso e giustizialisti in un altro? Legati ad una questione di genere? Speriamo proprio di no. Legati a questioni ‘correntizie’? sarebbe ancor peggio. Allora perché?

Quali sono i motivi che fanno essere Salvini e Zingaretti le due facce di una stessa medaglia? Come può accadere che le posizioni dell’uno possano essere identiche a quelle dell’altro? Chi si dice socialista, non potrà mai stare dalla parte di chi assume atteggiamenti e comportamenti razzisti, intolleranti, autoritari e spesso anti democratici. Se non altro per una questione di rispetto della storia e degli ideali di quei vecchi socialisti che hanno difeso la libertà e la democrazia dai regimi fascisti.

Nell’attesa che qualcuno risponda vogliamo esprimere il nostro sostegno a Catiuscia Marini. Noi socialisti umbri siamo stati spesso critici nei confronti della presidente Marini. Non sull’operato amministrativo, verso il quale esprimiamo un giudizio sostanzialmente positivo, pur ammettendo che in alcuni casi si sarebbe potuto fare di più o fare qualcosa di diverso, ma sul piano politico. Sì, lo ribadiamo, spesso non siamo stati in sintonia riguardo alcune scelte di carattere politico; rispetto ad alcuni atteggiamenti; abbiamo dissentito sul modo di rapportarsi e confrontarsi con chi come noi era parte di una coalizione. Ci siamo scontrati e lo abbiamo fatto a viso aperto, con la lealtà di chi, quando un alleato o un amica sbaglia, ha il coraggio di dirglielo.

Pertanto in questo momento ci sentiamo di esprimere vicinanza umana e politica alla presidente Marini, invitando anche i vertici del suo partito a fare altrettanto e a smettere di inseguire sul piano del populismo e della demagogia le forze antisistema che oggi governano l’Italia. L’atteggiamento giustizialista a corrente alternata di Salvini e Di Maio non ci sorprende e ci lascia indifferenti. Ci stupisce e ci colpisce invece quello di un partito che nel proprio nome ha inserito la parola ‘democratico’ e che si comporta come se la democrazia, in questo caso, fosse sospesa.

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