Perugia, rifiuti abusivi: 2 anni per rimuoverli

Nel 2014 la Forestale aveva scoperto una discarica da 100 metri cubi ma, con un rimpallo di burocrazia e atti amministrativi, l’ordinanza del Comune arriva solo ora

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Ci sono anche le lungaggini burocratiche a pesare su un territorio già gravato da numerose difficoltà e criticità sul campo dei rifiuti, come quello umbro. E può succedere anche che, a distanza di anni dal ritrovamento di una discarica abusiva, nonostante i procedimenti giudiziari e amministrativi, quei rifiuti oggi siano ancora lì, in attesa di essere smaltiti.

La discarica E’ questo il caso di una discarica abusiva scoperta dagli uomini della Forestale nel marzo del 2014 nei dintorni di Perugia. Più precisamente a Pila, a vocabolo Trebbio Alto, erano stati ritrovati oltre 100 metri cubi di rifiuti edili, per lo più mattoni, pietre e laterizi, provenienti dalla demolizione di un edificio e accantonati lungo il viale d’accesso nella strada dove sorgeva la struttura. Rifiuti speciali non pericolosi, aveva stabilito la Forestale in base al Codice europeo dei rifiuti, che la ditta appaltatrice incaricata della demolizione avrebbe dovuto provvedere a rimuovere e a conferire in discarica.

L’iter Una volta informato il Comune, nel settembre del 2014 era stato comunicato l’avvio del procedimento finalizzato alla rimozione e allo smaltimento dei rifiuti sia al committente che alla ditta appaltatrice la quale, però, si è sempre dichiarata estranea affermando che «il materiale non doveva essere classificato come rifiuti bensì come materiale derivante dallo smontaggio pezzo per pezzo dell’edificio originario al fine di completare la ristrutturazione». Dopo uno stop dei lavori, si arriva allo scorso sei giugno, quando, a due anni di distanza, i tecnici del comune verificano la presenza di materiali di scarto ricoperti da vegetazione sia in corrispondenza del terreno che del viale d’accesso mentre nel frattempo il procedimento penale incardinato è arrivato alla conclusione delle indagini.

L’ordinanza Rilevato che «la presenza dei rifiuti deve essere qualificata come un deposito incontrollato dato che tutti i materiali, sia spianati sia in cumuli, sono stati depositati in assenza di apposita autorizzazione paesaggistica e comunque oltre i termini previsti dalla normativa in materia di deposito temporaneo di rifiuti», il Comune a due anni e mezzo di distanza dalla scoperta, pubblica un’ordinanza che impone alla ditta la rimozione, l’avvio a recupero o lo smaltimento di tutti i rifiuti presenti sull’area entro 60 giorni. Qualora, però, l’azienda ricorresse al Tar i tempi potrebbero slittare di altri 4 mesi mentre intanto l’erba ha ormai ricoperto i mattoni e le pietre abbandonate.

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