Sanità sotto inchiesta, la Marini (non) parla

Nella conferenza stampa, la presidente della Regione si limita ad una autodifesa d’ufficio: non si assume responsabilità, non dà spiegazioni e non risponde alle domande

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di P.C.

Catiuscia Marini è ‘solo’ indagata e probabilmente riuscirà a dimostrare la sua «totale estraneità» – ribadita più volte in conferenza stampa – ai fatti oggetto dell’inchiesta shock sulla sanità umbra, che ha condotto all’arresto di quattro persone e a ben 35 indagati, portando alla luce almeno 8 casi di concorsi truccati, figli di un vero e proprio ‘sistema’, come lo ha definito il Gip Valerio D’Andrea nel provvedimento di venerdì.

SANITÀ SOTTO INCHIESTAI NOMI DEGLI INDAGATI

Le parole non sono state dette

Quello che però l’opinione pubblica – i giornalisti, ma non solo – volevano sapere da lei non era la sua posizione rispetto alle accuse a lei rivolte (per queste cose ci sono gli avvocati e le aule di tribunale); quello che tutti si aspettavano di sentire, nel corso della conferenza convocata in fretta e furia nel pomeriggio di sabato, all’indomani del ‘botto’ che rischia di far scomparire una parte della classe dirigente che ha governato l’Umbria nell’ultimo decennio, era una riflessione sul marcio che – al di là dell’esito degli eventuali processi – le intercettazioni stanno facendo venire fuori e che toccano persone a lei molto vicine, alcune delle quali possono essere considerate sue dirette propaggini.

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La vicinanza con gli arrestati

Sì perché fra i quattro arrestati (domiciliari) c’è innanzitutto il suo assessore alla Sanità Luca Barberini, nominato proprio dalla Marini dopo le elezioni del 2015, dopo che nel primo quinquennio era stato presidente del comitato per la legislazione, presidente della commissione d’inchiesta sulle tossicodipendenze in Umbria, membro della prima e della seconda commissione consiliare permanente. C’è poi il direttore generale dell’ospedale ‘Santa Maria della Misericordia’, Emilio Duca, anch’egli nominato dalla presidente della giunta regionale (su conforme deliberazione della giunta stessa; stipendio: 140mila euro annui) che, stando a quanto scritto nell’ordinanza del Gip, sembra falsasse l’esito dei concorsi pubblici per favorire i raccomandati dei politici. C’è Maurizio Valorosi, direttore amministrativo, nominato da Duca. Infine c’è anche Gianpiero Bocci, recentemente eletto segretario regionale del Partito Democratico proprio grazie al decisivo sostegno della Marini, che ha esultato con lui la sera delle primarie Pd. Insomma, non proprio degli sconosciuti alla presidente Marini anche se lei nemmeno li nomina nei dieci minuti in cui legge il comunicato, evidentemente scritto insieme al suo avvocato, di cui dà lettura ai giornalisti, assiepati in una sala al piano terra di Palazzo Donini, autorizzati a prendere appunti, a fare foto e video, ma non a fare domande.

La parte della vittima

Nessuno si aspettava si assumesse la colpa dei reati ipotizzati nelle carte dei magistrati; tantomeno che avocasse a sé una responsabilità politica (se non altro per aver scelto male le persone messe in certi posti di comando oltre che per non essersi accorta di nulla); men che meno che rassegnasse le dimissioni (fisiologicamente invocate da più parti in queste ore). Ma in chi era presente alla conferenza stampa hanno destato qualche perplessità l’atteggiamento, i toni e le parole usati dalla Marini, che la facevano sembrare più una vittima o una parte lesa piuttosto che una indagata. Né si è capito il riferimento al sistema dei controlli che «ha mostrato fortissimi limiti ed inefficacia», come se si stesse parlando di un generico incidente sul lavoro e non di un caso in cui si ipotizzano i reati di abuso d’ufficio, rivelazione del segreto d’ufficio, favoreggiamento e falso. Non c’è stato il minimo accenno al fatto che possa essere stato commesso qualche errore, quindi nemmeno l’idea di chiedere scusa, non per i reati (non accertati) quanto per il quadro che ne esce fuori della politica e del potere umbro; certo non lusinghiero. I cittadini umbri, così come gli elettori del Pd (cui lei stessa ha fatto riferimento), probabilmente si sarebbero aspettati (e sicuramente meritavano) qualcosa in più.

LA CONFERENZA STAMPA DI CATIUSCIA MARINI DOPO GLI ARRESTI – VIDEO INTEGRALE

Le parole della Marini

Sconcerto e rabbia

«Ho appreso grazie al lavoro degli inquirenti – ha detto la presidente – una situazione sconcertante che se sarà confermata è molto grave per la nostra regione. Lo scenario che si evince da questa indagine, oltre a generare sconcerto e rabbia nell’opinione pubblica, rafforza l’interesse mio, non tanto nella mia persona, ma in qualità di presidente della Regione. Mi interessa la presa di conoscenza puntuale di fatti ed atti perché se l’ipotesi accusatoria sarà confermata è un gravissimo vulnus sulla gestione della sanità di questa regione e aprirebbero in me in vesti di presidente una grave preoccupazione e cioè che il sistema sanitario abbia mostrato fortissimi limiti ed inefficacia. Il ruolo istituzionale che io rivesto mi impone di assumere scelte dirette volte ad assicurare al sistema di amminstrazione regionale alcuni provvedimenti necessari perché il lavoro fin qui svolto dagli amministratori pubblici e dei dipendenti non può andare disperso. Dati i risultati raggiunti certificati da ministero e Mef, data una regione storicamente benchmark, il sistema sanitario deve essere messo al sicuro per il bene dei cittadini umbri che devono sapere che ogni azione è improntata al massimo rispetto delle finalità pubbliche e piena autonomia della funzione di governo sistema sanitario».

Rigore morale

La Marini vuole mettere «al sicuro da ogni strumentalizzazione politica e interferenza, ho interesse che in questa fase si possa accertare la verità e i fatti atti a questa vicenda. Non mi troverete all’interno della polemica politica. In questa fase sono interessata alla ricerca della verità, come presidente di Regione ho piena fiducia delle autorità e degli inquirenti che stanno guidando le indagini. Disponibilità incondizionata a mettere a disposizione ogni elemento in mio possesso, ma anche quelli che potrebbero essere nella mia disponibilità, utile alla definizione del profilo della questione. Chi mi conosce sa che ho sempre ispirato comportamenti a rigore morale assoluto a volte ritenuto di rigidità eccessiva. Trasparenza, correttezza e lealtà sono il motivo per cui mi sento di dire che voglio solo verità. Nel mio ruolo ho il dovere di difendere l’operato di tutto il personale del servizio regionale sanitario. I cittadini umbri si aspettano risposte, ed è nostro dovere che ottengano alcune verifiche e lacune dei sistemi di controllo interni che hanno caratterizzato le strutture aziendali. Siamo interessati alla ricerca della verità e trasparenza nella comunità politica a cui appartengo, quella del Pd, il primo fra tutti a voler sapere e conoscere per l’onorabilità e i valori in cui si ritrovano ancora oggi milioni di italiani. Come esponente Pd convivido quanto espresso da Nicola Zingaretti sulla necessità che l’indagine non solo proceda nei tempi più brevi possibile ma nell’accertamento di eventuali responsabilità. Ho proceduto alla distribuzione delle deleghe a Bartolini, Paparelli e Cecchini. Nella seduta di giunta di lunedì provvederemo ad attivare le procedure per il nuovo commissario dell’azienda ospedaliera di Perugia. Tutelerò l’integrità morale della mia persona e della mia figura di presidente e della Regione che rappresento».

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