Sciopero Ast, sindacati chiedono chiarezza

Terni: protesta e sit in in viale Brin, le sigle puntano il dito contro l’azienda ed elencano tutte le loro preoccupazioni

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di F.L.

Non solo due ore di sciopero per i primi due turni di lavoro, come annunciato già lunedì, ma anche due presidi in viale Brin e al Tubificio, in occasione della mobilitazione di giovedì mattina: affilano le armi i sindacati dei metalmeccanici ternani, preoccupati della situazione dell’Ast, contraddistinta, dicono, da «uno stato di indeterminazione ed approssimazione su vari temi», dalla futura vendita del sito alla delocalizzazione dell’ufficio commerciale, dal mancato rispetto degli impegni dell’accordo 2014 alle questioni ambientali. Martedì, in una conferenza stampa, i segretari di Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl hanno spiegato nel dettaglio le ragioni della loro protesta, mettendo in fila una per una tutta le problematiche.

TERNI, SCIOPERO AST: «SITUAZIONE DEGENERA» – VIDEO

L’incontro «Questa mobilitazione – ha spiegato Giovacchino Olimpieri, segretario provinciale della Fismic – è l’epilogo di un percorso fatto da mesi. La situazione che ci rende sempre meno tranquilli per tante questioni in ballo: in Ast ormai si produce solo inossidabile, il titanio è sparito, nel settore commerciale assistiamo ad uno spopolamento degli uffici di Terni e ad un ampliamento di quelli di Milano, la Società delle fucine ‘galleggia’, perché non ha più grandi ordini. Poi c’è sempre il problema degli appalti, mentre in merito alla terziarizzazione l’azienda sta agendo da sola, senza la condivisione da parte di nessuno. Insomma il management sta facendo da solo il bello e il cattivo tempo». Sono trascorsi d’altronde sette mesi dall’ultimo faccia a faccia in azienda con l’ad Massimiliano Burelli, un fatto inedito nella storia sindacale dell’acciaieria. «Avevamo richiesto un incontro urgente – ha continuato Olimpieri in merito alla convocazione delle cinque sigle per il primo marzo – perché molti contratti in essere scadranno il 28 febbraio, avremmo quindi avuto bisogno di certezze e risposte, ma così non saranno. Quanto al Mise, c’era stato l’impegno di un nuovo incontro entro gennaio, ma ad oggi non abbiamo avuto nessuna convocazione e non ce ne saranno nei prossimi mesi, vista la situazione politica. Per questo la mobilitazione servirà a riaccendere i riflettori anche nella città e tra le istituzioni».

Spettro Aia A preoccupare, sulla base delle esperienze consolidate, non è solo il contingente, quanto il futuro. «Sappiamo già che avere delle informazioni prima fa la differenza – ha aggiunto il segretario della Uilm, Nicola Pasini -, per questo vogliamo essere messi al corrente. Anche perché le cose nella quotidianità non stanno come l’azienda vuole far apparire. Gli stessi dati di bilancio sono sommari e non esaustivi per capire dove stiamo andando, gli 87 milioni di utile possono essere costituiti in mille modi. Delle multinazionali (e qui viene fatto un riferimento anche al caso Embraco, ndr) non ci siamo mai fidati e non ci fidiamo soprattutto adesso. Su questo punto è indicativa la presa in giro in merito al progetto del recupero delle scorie, di cui ancora non conosciamo i tempi». E a proposito di scorie e ambiente, Pasini avanza un’altra perplessità. «A fine 2018 – ha spiegato – scadrà l’Aia dello stabilimento, in assenza di un programma certo e di investimenti non verremmo che venisse messa in discussione l’intera area a caldo. Non credo sia automatico il rinnovo, starà alla discrezionalità del ministero dell’Ambiente e della Regione concederla, ora abbiamo bisogno di risposte» .

La vendita Di ambiente ha parlato anche Simone Liti, segretario della Fim. «Gli utili non devono essere massimizzati per Tk – ha detto -, ma anche utilizzati per completare gli investimenti e redistribuiti sul territorio in termini di ambiente. Quanto agli aspetti commerciali, ci sembra che questo spacchettamento ci stia indirizzando verso una possibile vendita, mentre la presenza di tanti consulenti all’interno dell’azienda non permette la crescita del personale, si rischia un vuoto professionale. Infine ci chiediamo se si potrà procedere alle stabilizzazioni degli interinali». Anche Claudio Cipolla, segretario della Fiom, si è soffermato sulla questione, cruciale, della vendita. «Non si può liquidare la questione, come ha fatto Burelli, dicendo che non ci sono manifestazioni di interesse e dicendo che se anche ci fossero non si può dire. Da questo discende il futuro strategico dello stabilimento e ad oggi non abbiamo chiara quale strategia industriale abbia il sito, abbiamo bisogno di informazioni il più possibile dettagliate».

Consulenti e know how «Assistiamo – ha proseguito Cipolla – a continue modifiche organizzative, non vorremmo che si stia predisponendo la macchina in funzione di chi viene dopo. In che direzione stiamo andando? Siamo molto preoccupati rispetto allo scenario. L’utile di bilancio è importante, ma è anche frutto dell’accordo del 2014 e dei sacrifici dei lavoratori e non elimina tutte le preoccupazioni e criticità, che ogni giorno avvengono, segnalate anche dai lavoratori nelle ultime assemblee ». E proprio all’accordo del Mise ha fatto infine riferimento Daniele Francescangeli, segretario dell’Ugl, a detta del quale l’intesa «in determinati pezzi è disattesa». «Non dimentichiamoci – ha detto – che questa azienda ha aperto una procedura di licenziamento collettivo per 40 persone, mentre sappiamo che ha chiuso il sito di Ancona, dove sono entrati in campo altri commercianti d’acciaio. Quanto ai consulenti presenti in azienda, più che portare know how se ne vanno dopo aver avuto a disposizioni numeri e informazioni. Ci ricordiamo quanto accaduto con Outokumpu, anche in quel caso erano stati portati via dati sensibili e non vorremo succedesse nuovamente».

La modalità della protesta Lo sciopero è previsto dalle 10 alle 12 per primo turno e impiegati e dalle 20 alle 22 per il secondo turno (non sciopera il terzo). Alle 10,30 saranno previsti i due presidi, uno davanti alle portinerie di viale Brin e un secondo al Tubificio. Questa la prima mobilitazione, in attesa dei chiarimenti da parte aziendale che, se non arriveranno, potrebbero aprire la strada ad altre proteste.

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