Scuola dell’infanzia, progetto ‘polo’ unico

Umbria, diversi milioni di euro per sviluppare il servizio che prevede un’unica struttura o comunque vicine per bambini da zero a sei anni: «Nido e materna, no entità distinte»

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Un progetto che prevede «un servizio innovativo e sperimentale con collocazione in una struttura unica o contigue fruibili da tutti i bambini da zero a sei anni, con spazi esterni ed interni adeguatamente attrezzati». Il cosiddetto ‘Polo dell’infanzia’: l’obiettivo è accogliere in un unico plesso o edifici vicini più strutture di educazione e di istruzione fino ai sei anni di età. Illustrati anche i fondi a disposizione per l’istruzione della fascia in questione: superano i 7,5 milioni e la Regione ha previsto una ripartizione tra i 92 comuni che tenga conto della popolazione tra i zero ed i sei anni ed in proporzione ai posti disponibili per i servizi educativi destinati alla popolazione tra i zero ed tre 3 anni.

LA RIPARTIZIONE TRA I COMUNI E LE STRUTTURE COINVOLTE

Laboratorio permanente A presentare il progetto l’assessore regionale all’istruzione Antonio Bartolini, la delegata istruzione dell’Anci Umbria Rossella Cestini, la garante per l’infanzia e l’adolescenza dell’Umbria Maria Pia Serlupini e la dirigente dell’ufficio scolastico regionale Antonella Iunti: «Non più due entità distinte come è stato fino ad oggi, tra asili nido da zero a tre anni e scuola materna da quattro a sei anni, ma un unico polo che va a zero a sei anni, che si caratterizza – le parole di Bartolini – come un laboratorio permanente di ricerca, innovazione, partecipazione e apertura al territorio, anche al fine di favorire la massima flessibilità e diversificazione per il miglior utilizzo delle risorse, condividendo servizi generali, spazi collettivi e risorse professionali, nel quadro di uno stesso percorso educativo, in considerazione dell’età e del rispetto dei tempi e stili di apprendimento di ciascuno».

Le sperimentazioni L’assessore ha messo in evidenza che «siamo arrivati alla sperimentazione concreta di questa nuova formula educativa che sarà avviata dal 1° settembre 2018, in molti comuni della nostra Regione che, su questo versante, è la prima in Italia». Non soltanto dunque a Città di Castello, Spoleto e Guardea che erano stati già individuati, ma anche in tutti quei comuni che, pur sapendo che i finanziamenti per la costituzione dei poli fossero già stati assegnati, hanno proposto a Bartolini di dare il via a sperimentazioni anche in altri territori della Regione al fine di evidenziare punti di forza e di criticità, permettendo, inoltre, il superamento di quei pregiudizi che vedono ancora il nido come luogo di cura, di accudimento e di relazioni personalizzate e la scuola dell’infanzia concepita, invece, in particolar modo nell’ultimo anno di frequenza, come preparatoria alla scuola primaria.

Sfida difficile La Serlupini ha invece messo in evidenza che «i componenti del tavolo sono consapevoli che dare vita ad un sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita fino a sei anni rappresenti una sfida difficile, ma di importanza vitale per le bambine e bambini e consci dell’impegno che da sempre la Regione Umbria ha dimostrato nel sostenere lo sviluppo qualificato delle politiche per la prima infanzia come un ‘investimento’ sul futuro della società regionale, confidano nella possibilità che, già dal prossimo anno scolastico 2018-2019, si possano attivare percorsi sperimentali che garantiscano, come raccomanda anche la commissione europea, ‘il diritto di tutti i bambini ad un pieno sviluppo del proprio potenziale’.

I fondi Bartolini ha quindi snocciolato i dati relativi alle risorse economiche per la fascia 0-6: 4,8 milioni tramite il fondo nazionale per il sistema integrato dei servizi di educazione e istruzione e quelli messi direttamente a disposizione dalla Regione; si aggiungono quelli legati alla costruzione di nuovo edifici per poli per l’infanzia innovativi – Guardea, Spoleto e Città di Castello – che potranno accedere ai fondi messi sul piatto dall’Inail (oltre 2,7 milioni di euro) e i 190 mila 711 euro assegnati all’Anci Umbria da destinare alla formazione del personale educativo e docente. «Si tratta di risorse destinate all’istruzione 0-6 – ha specificato Bartolini – e che permetteranno agli istituti di investire sulle strutture scolastiche ed alle famiglie di vedersi ridotto il costo dei servizi a proprio carico».

L’utilizzo I fondi potranno essere utilizzati per sostenere spese di gestione dei servizi educativi 0-6, in considerazione dei costi e della qualificazione e/o per interventi di nuove costruzioni, ristrutturazione edilizia, restauro e risanamento conservativo, riqualificazione funzionale ed estetica, messa in sicurezza meccanica e in caso di incendio, risparmio energetico e fruibilità di stabili, di proprietà delle amministrazioni pubbliche (60% del fondo) ovvero per potenziare i servizi offerti alle famiglie, anche attraverso un abbassamento dei costi da queste sostenute per l’iscrizione dei figli agli asili nido, per i trasporti o per la mensa (35% del fondo). I Comuni per i servizi relativi agli asili nido investiranno quanto concesso dal Miur principalmente per ampliare e/o migliorare la gamma di servizi offerti (47,2%) e per ridurre i costi di accesso ai servizi per le famiglie (36,1%); per i servizi 0-6, i fondi saranno utilizzati dai comuni prevalentemente per la riqualificazione funzionale ed estetica degli istituti scolastici (37,2%) e per la loro messa in sicurezza (19,8%).

La ripartizione Sono nove i Comuni al quale sono destinati importi superiori a 100 mila euro: si tratta di Perugia (764 mila e 610), Terni (431 mila e 370), Foligno (270 mila e 534), Città di Catello (153 mila 464), Assisi (142 mila e 817), Spoleto (139 mila e 252), Bastia Umbra (131 mila e 410), Corciano (130 mila e 886) e Gubbio con 109 mila e 627.

 

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