Sfruttate al cimitero, due condanne a Terni

Tre anni per l’organizzatore di un ‘giro’ di prostituzione e due per una donna che avrebbe contribuito a gestirlo. Assolti gli altri

Condividi questo articolo su

Tre anni di reclusione a fronte di una richiesta di cinque da parte del pubblico ministero: questa la condanna inflitta dal tribunale di Terni in composizione collegiale (presidente Massimo Zanetti) ad un 49enne di Terni – M.B. le sue iniziali – accusato di aver gestito e sfruttato, fino al 2011, un consistente giro di prostituzione in città basato su alcune giovani, per lo più di nazionalità straniera, finite sulla strada e in particolare in zone di Terni come l’area del cimitero cittadino e Maratta.

Condannata anche una donna

Nel contesto dello stesso processo è emersa anche una seconda condanna, a due anni di reclusione, nei confronti di una 52enne originaria della Somalia, residente a Todi, a sua volta sfruttata ma che avrebbe offerto pieno sostegno all’organizzazione. Quest’ultima era stata portata alla luce da un’indagine del pm Elisabetta Massini, con tanto di arresti – sei in tutto, quattro in carcere e due ai domiciliari – disposti dall’allora gip Pieruigi Panariello ed eseguiti nell’ottobre del 2011 dai carabinieri di Collescipoli, Ferentillo e della Compagnia di Terni.

Modus operandi

In manette c’era finito un intero clan familiare la cui attività, secondo gli inquirenti, era interamente finalizzata alla gestione del ‘giro’ che poteva contare su numerosi clienti. Il gruppo, oltre a prendere contatto con le ragazze, si sarebbe attivato per reperire camper e appartamenti dove farle prostituire, ‘aiutandole’ nella gestione dei figli – alcune delle sfruttate sono madri – e offendo protezione. Il tutto in cambio di una significativa quota degli incassi.

Prescrizione e assoluzioni

Il tribunale, oltre a rilevare l’intervenuta prescrizione per l’accusa di associazione a delinquere, ha anche assolto un 35enne (difeso dall’avvocato Carlo Viola), un 30enne e una 49enne (quest’ultima difesa dall’avvocato Massimo Proietti), tutti di Terni e per i quali l’accusa aveva chiesto quattro anni di carcere. Precedentemente, di fronte al gip, una coppia – marito e moglie – coinvolta nell’indagine, aveva seguito la strada del patteggiamento. L’indagine, basata anche su intercettazioni telefoniche, era partita nel 2010 da semplici segnalazioni confidenziali giunte all’Arma da persone a conoscenza del ‘giro’ che avrebbe interessato anche i territori provinciali di Perugia e Viterbo.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli