Si finge dell’Isis per estorcere denaro ad un imprenditore

Spoleto – A giudizio un 60enne: ha inviato alla vittima due lettere, anche in arabo, minacciando la sua famiglia

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Si è spacciato per un membro dell’Isis per estorcere denaro ad un imprenditore, minacciondolo di ritorsioni qualora non avesse soddisfatto la richiesta: è successo a Spoleto, dove è finito nei guai un 60enne, anche lui dal passato imprenditoriale, ma caduto in crisi economica. L’uomo nei giorni scorsi, sulla scorta degli esiti delle indagini svolte dalla polizia di Stato, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di tentata estorsione aggravata.

La prima richiesta

I fatti risalgono al finire del 2019, quando l’imprenditore vittima del tentativo di raggiro ha ricevuto una lettera nella quale sedicenti appartenenti all’Isis chiedevano una somma ingente di denaro minacciando, in caso non venisse soddisfatta la richiesta, ritorsioni violente nei confronti della sua famiglia. La lettera – firmata con un nome arabo – richiedeva la consegna, per la cifra di 2 mila 500 euro. Nella missiva si facevano chiari riferimenti alla famiglia del malcapitato spoletino ed in particolare venivano dettagliate le loro abitudini tanto da far supporre che, prima dell’invio della missiva, qualcuno ne avesse pedinato i loro componenti. L’imprenditore, impaurito da tali circostanze e temendo per l’incolumità dei suoi cari, si era quindi rivolto agli uomini del commissariato di Spoleto, dove è stata ricevuta la denuncia e sequestrata la missiva per l’avvio delle indagini.

La seconda missiva e la confessione

Dai primi accertamenti è stato escluso immediatamente che dietro la richiesta estorsiva potesse veramente celarsi qualche soggetto appartenente all’Isis – a causa di chiare incongruenze notate dagli investigatori – e sulla base di ulteriori considerazioni, le indagini venivano dunque indirizzate in altra direzione. Nel frattempo, è giunta all’imprenditore una seconda missiva contenente un’ulteriore richiesta per la cifra di 3 mila 500 euro, con ulteriori minacce. La seconda lettera, aveva indicazioni tali da far ritenere che l’estorsore conoscesse bene le abitudini della famiglia dell’imprenditore. A seguito di una complessa attività d’indagine, le attenzioni degli investigatori si sono concentrate sul soggetto poi denunciato, nel cui domicilio è stato rinvenuto materiale che ha consentito di attribuire incontrovertibilmente la responsabilità del tentativo di estorsione. Questi, messo alle strette – riferisce la polizia -, ha confessato di avere cercato di estorcere denaro all’imprenditore poiché stava attraversando un periodo di difficoltà economica e aveva pensato che quella potesse essere una strada veloce per risolvere i suoi problemi.

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