‘Spazzatura d’oro’: udienza rinviata

Perugia, si sposta al 6 marzo il procedimento sulla maxi truffa con inquinamento ambientale che provocò un terremoto in Gesenu

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di G.N.

L’udienza relativa all’inchiesta ‘Spazzatura d’oro connection’ che vede coinvolta Gesenu è stata rinviata al prossimo 6 marzo: a riferirlo è l’avvocato Maria Mezzasoma, difensore di Seit, il laboratorio chimico che martedì mattina si è costituito parte civile, insieme ad alcuni Comuni dell’Umbria coinvolti, alle associazioni ambientaliste, a Federconsumatori e al Comitato ‘inceneritori zero’.

Certificati alterati

Seit, infatti, che aveva l’esclusiva per conto di Gesenu, è una delle aziende danneggiate dalla vicenda: «I certificati rilasciati da Seit – riferisce l’avvocato Mezzasoma – venivano alterati, all’insaputa dell’amministratore delegato». Il rinvio è stato deciso per «dar modo ai difensori degli imputati di verificare le costituzioni di parte civile, ma soprattutto a causa delle notifiche inviate alla Provincia e alla Regione, non indicate come parti offese». Ammonta a 18 milioni di euro il risarcimento che l’avvocato Corrado Canafoglia (Unione nazionale consumatori) intende chiedere per i danni causati a circa 300 cittadini di Perugia, nell’ambito dell’inchiesta denominata ‘Spazzatura d’oro connection’.

RIFIUTI, I CITTADINI SCRIVONO ALLA REGIONE UMBRIA

L’inizio

L’inchiesta è emersa nel 2016 quando alle prime ore dell’alba del 30 novembre scattarono le manette per l’allora direttore tecnico di Gesenu Spa e il sequestro del bioreattore nella discarica TSA di Borgogiglione, oltre che di beni societari e personali per oltre 27 milioni di euro.

Il tribunale penale di Perugia

Numeri

Spetterà al gup di Perugia decidere sulle sedici persone e le sette società chiamate a rispondere, a vario titolo, anche di inquinamento ambientale, frode in commercio, frode nelle pubbliche forniture e truffa. Secondo l’accusa gli indagati avrebbero, a vario titolo, raggirato gli enti locali committenti il servizio di gestione, che pagavano per il trattamento ed il recupero dei rifiuti. Attività che non sarebbero state condotte e tali da configurare un ingiusto profitto per Gesenu pari a 20 milioni e 947 mila euro (cifra che ora chiede indietro anche la Corte dei conti). Venticinque le amministrazioni comunali danneggiate dalla presunta truffa tra cui Perugia, Bastia Umbra, Bettona, Cannara, Castiglione, Città della Pieve, Collazzone, Corciano, Deruta, Fratta Todina, Magione, Marsciano, Massa Martana, Montecastello di Vibio, Paciano, Panicale, Passignano, Piegaro, San Venanzo, Todi, Torgiano, Tuoro, Valfabbrica, Lisciano Niccone.

Comitati e associazioni si costituiscono parte civile

Davanti al tribunale penale di Perugia, martedì mattina, c’erano rappresentanti del comitato ‘InceneritoriZero’ che, insieme all’associazione ‘Federconsumatori’, Unione nazionale consumatori e a diverse amministrazioni comunali, si è costituita parte civile. Per l’avvocato Canafoglia è una vicenda che risale a più di venti anni fa, quando i cittadini di Pietramelina lamentavano «situazioni negative per l’ambiente e la salute. Non è un problema solo dei residenti di Pietramelina, dove è presente la discarica – avverte il legale – ma dell’intera comunità di Perugia». Sulla gestione dei rifiuti, il portavoce del comitato ‘InceneritoriZero’ Marco Montanucci sostiene invece che non c’è alcuna necessità di realizzare inceneritori per chiudere il ciclo dei rifiuti.

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