Terni, ‘Area di crisi’: adesso tutti d’accordo

Vanno in soffitta tutti i dissapori: il progetto prende forma

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Un anno. Ma sembra molto di più. Fino ad un anno fa, infatti, il presidente di Confindustria Terni, Stefano Neri, sembrava non avere dubbi: «Terni non ha le caratteristiche per essere inserita tra le aree di crisi industriale complessa». Secondo lui, e lo aveva detto, ribadendo i concetti espressi al momento del suo insediamento: non c’erano due condizioni fondamentali, tipo «la dismissione dell’attività industriale che caratterizza il territorio e l’impossibilità comprovata da parte della Regione di mettere in atto interventi che possano rimediare alla situazionece di emergenza».

Cambio di strategia Poi, però, un passo dopo l’altro, Neri si è via via mostrato più disponibile a ragionare sulla faccenda e venerdì, al convegno organizzato dalla Cgil, tra lui e Attilio Romanelli, il segretario ternano del sindacato che più ha spinto perché a questa soluzione si arrivasse, è sembrato – se non proprio un amore – che un idillio potesse sbocciare.

Romanelli Lui, Romanelli, che il convegno ha voluto, si ‘smarca’: «Adesso non esagererei, perché è chiaro che le posizioni, nostre e di Confindustria, restano distanti su molti aspetti, ma mi sembra interessante notare che su alcuni temi come lo sviluppo sostenibile, la necessità di fare sistema e l’inutilità di una sterile contrapposizione di maniera, ci si sia trovati d’accordo su un punto, che è quello della necessità di un confronto scevro da preconcetti. Ora, insomma, mi pare si possa aprire una fase nuova: di dialogo serio. Per il bene di tutti»

Camusso A riportare tutti sulla terra è stata Susanna Camusso. La segretaria generale della Cgil, infatti, ha ricordato – a Neri, ma anche alla platea – che «non è la ricchezza che crea lavoro, ma il contrario, altrimenti il nostro Paese non ce la fa. Il tema di cosa vuol dire investire, con tutto il rispetto per gli imprenditori, non può essere la mano libera. Per questo non vanno bene le politiche del lavoro che si stanno facendo, perché non inducono alla qualità, ma a comportamenti illegittimi e non positivi».

Marini Per la presidente della Regione, Catiuscia Marini, occorre mettere in campo idee e progetti che non si limitino a gestire la crisi, «ma siano utili a stimolare la reindustrializzazione. Dobbiamo quindi concentrarci su un progetto strategico condiviso che eviti anche il rischio di puntare a difendere l’esistente, ma sappia indicare concretamente obiettivi concreti, che sappia guardare al futuro».

Il progetto E qui si inserisce, a pieno titolo, una faccenda che potrebbe essere paradigmatica: un’idea, un progetto, che indica un obiettivo concreto, la possibilità di trasformare un problema – le svariate tonnellate di scorie prodotte dalla Tk-Ast – in una risorsa. Ad illustrare l’idea – che umbriaOn aveva anticipato – è stato Massimo Piacenti, presidente di ‘Recupero Materiali Terni’.

PARLA MASSIMO PIACENTI – L’INTERVISTA

Le prospettive Ora, su questo tema, dovrà essere la Tk-Ast a parlare, mentre sulle tematiche relative all’area di crisi complessa si attende il nuovo confronto, in programma per il 27 aprile in Regione, quando Confindustria dovrebbe presentare i nuovi dati messi a disposizione dal Centro studi Ambrosetti. Due questioni importanti e il fatto che, sotto voce, si sia più ottimisti sulla seconda, la dice lunga. Anche se non è una bella cosa.

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