Terni, aumento Tasi: altolà del mondo edile

Sei organizzazioni datoriali scrivono al Comune: «Altre tasse rischiano di ucciderci»

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L’ipotesi-aumento della Tasi per far quadrare il bilancio comunale di previsione – confermata dallo stesso sindaco Leopoldo Di Girolamo – ha provocato un’alzata di scudi da parte delle principali associazioni datoriali, dell’edilizia e dei piccoli proprietari immobiliari: Confindustria Umbria, Ance, Confartigianato, Cna Costruzioni Umbria, Confedilizia Terni e A.s.p.p.i. Terni. In una lettera aperta, sottolineano come la tassazione rischi di «aggravare pesantemente la situazione di un comparto che versa in condizioni drammatiche».

«Sbalorditi» A fronte di un deficit di circa 10 milioni di euro – scrivono le organizzazioni – «sembrerebbe che gli amministratori comunali stiano valutando l’ipotesi di aumentare la Tasi addirittura del 25%, in grado di produrre un introito di circa 4 milioni di euro. Sono anni che raccomandiamo di non utilizzare la fiscalità immobiliare come strumento di risanamento dei conti pubblici ma evidentemente non riusciamo a farci comprendere».

Crescita vertiginosa Le associazioni mettono nel mirino l’inasprimento del prelievo fiscale e la scarsa chiarezza del quadro normativo. Per il 2014, il Dipartimento delle finanze e dell’Agenzia delle entrate, ha stimato il il gettito fiscale sugli immobili per uso abitativo e produttivo in circa 42,1 miliardi di euro, con un +9,8% (3,8 miliardi) rispetto al 2013. «Tale incremento – spiegano le organizzazioni – è da attribuirsi principalmente al maggior gettito derivante dall’introduzione della Tasi che va ad aggiungersi all’Imu già prevista nel biennio precedente. Il confronto con il 2011, ultimo anno dell’Ici, è impietoso: la tassazione sul possesso degli immobili passa da 9,8 miliardi di euro nel 2011 a 23,89 miliardi di euro nel 2014, con un determinando un incremento della pressione fiscale sul possesso del 143,5% in soli tre anni».

Crollo dell’edilizia «Tassare la casa in questo modo è stato ed è un errore madornale. Non si acquistano più immobili con la conseguenza drammatica del crollo dell’occupazione nelle imprese edili. In questi anni – sottolineano i sottoscrittori della lettera – la Cassa Edile di Terni ha perso circa 2.500 lavoratori, in pratica la stessa forza lavoro di una grande azienda, ma nessuno se ne è preoccupato».

Il messaggio è chiaro, anche nei destinatari: «La fiscalità immobiliare non può essere utilizzata come strumento di risanamento dei conti pubblici, ma va attivata per riaccendere il motore dell’edilizia. Occorrono interventi mirati a riattivare il mercato delle costruzioni che è l’unico in grado di rimettere in moto l’economia del Paese nel suo complesso Un solo euro investito nell’edilizia – spiegano le associazioni – genera sul sistema economico una ricaduta positiva di 3,4 euro, distribuiti tra settore delle costruzioni, settori collegati e settori attivati dalla spesa».

Il rischio «Se si dovesse continuare a premere l’acceleratore sulla tassazione, accadrà che le amministrazioni si troveranno nella condizione di dover incamerare i beni immobili di coloro che non hanno potuto pagare l’imposta e, quindi, di dover gestire un patrimonio immobiliare ragguardevole. La tassazione ‘facile’ può consentire di raggranellare un po’ di euro nell’immediato, ma nel medio-lungo periodo rischia di aggravare in modo esiziale un comparto che versa già in una drammatica crisi».

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