Terni: «Civismo nel Pd? È stato fatto fuori»

L’ex segretario comunale Andrea Delli Guanti torna a parlare dopo tre anni di silenzio e ne ha per tutti: «Nomi come Andreani, Falchetti Ballerani, Armillei, Tedeschi vi dicono nulla?»

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‘A volte ritornano’, si potrebbe dire. Di Andrea Delli Guanti non si avevano notizie, quantomeno ‘politiche’, da tempo. Nonostante il lungo silenzio che ha fatto seguito alle sue dimissioni da segretario comunale del Pd, datate luglio 2015, è comunque rimasto nel ‘raggio di azione’ del partito, seguendo un po’ tutto ciò che accadeva. E di recente di cose ne sono accadute e ne stanno accadendo diverse. In un clima da resa dei conti totale, come confermano le sue parole.

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Andrea Delli Guanti

Le premesse «Dopo tre anni di silenzio – esordisce – in cui ho preferito non essere una voce attiva del dibattito politico cittadino, sento l’esigenza di intervenire in una fase drammatica sia alla luce del risultato elettorale del Partito Democratico che del grado di irresponsabilità politica che la permea. Sono stato segretario comunale per cinque anni, a cavallo di quel cruciale passaggio tra le amministrative del 2014 e le regionali del 2015 che rappresentano la chiave di volta per comprendere cosa sia accaduto in Umbria lo scorso 4 marzo».

All’attacco La prima riflessione di Delli Guanti è sulla recente intervista rilasciata dalla presidente della Regione Catiuscia Marini ad umbriaOn. E qui l’ex segretario comunale è decisamente critico: «Innanzitutto la presidente dimentica l’autonomia della politica dalle istituzioni che quelli come lei dovrebbero insegnare e rafforzare con l’esempio, invece che distruggere. Leonelli si è dimesso da segretario regionale ma a Terni sono pienamente in carica sia il segretario provinciale che quelli comunali. A loro sta l’onere dell’elaborazione politica e non a chi, invece, sia per ruolo che per responsabilità, dovrebbe mettersi semplicemente a loro disposizione e contribuire ad un dialogo per ora impossibile. Ma davvero Catiuscia Marini – si chiede Delli Guanti – pensa che le responsabilità siano di tutti allo stesso modo e che si possa ricominciare a costruire una comunità distorcendo la realtà?».

La giunta politico-civica di Terni

Equilibrio spezzato Le bordate però sono anche per l’ex sindaco Di Girolamo, ‘reo’, secondo Delli Guanti, di aver disarticolato in corso d’opera il progetto politico che poteva garantire stabilità alla sua giunta mantenere quegli equilibri interni faticosamente raggiunti: «Per quanto riguarda le esperienze civiche alle quali il Pd ternano dovrebbe aprirsi – spiega – ricordo che nel 2014 con l’esito del voto di Terni, e a dire il vero anche quello di Perugia, avevamo valutato la necessità di una profonda apertura. Io ricoprivo il ruolo di segretario e so bene come andò. La giunta a cui si diede vita con espressioni civiche e politiche, aveva questo senso. Purtroppo due anni dopo è stata decretata la fine di quella esperienza per spinte tutte interne al Pd, autoreferenziali, con la copertura politica dei vertici regionali del partito e un’enorme responsabilità dell’allora sindaco. A proposito di civismo, vogliamo parlare degli assessori della giunta Di Girolamo? Di Andreani, Falchetti Ballerani, Tedeschi e Armillei?».

«Testa sotto la sabbia» Si passa poi all’analisi del voto più recente, quello che ha ‘lanciato’ la Lega e anche i 5 Stelle e che ha spito il Pd, un po’ ovunque, sull’orlo di una crisi di nervi: «Il confronto dei dati – afferma Delli Guanti – oltre che con le regionali, è bene farlo con elezioni omogenee, cioè con le politiche. La verità è che ogni appuntamento elettorale ci ha visti in un inesorabile declino e ancora aspettiamo una discussione regionale di analisi del voto del 2014, quando in molti si affrettarono ad attribuire a Wladimiro Boccali le responsabilità di una sconfitta che non erano certe le sue ma di una nostra collettiva incapacità di offrire una nuova visione dell’Umbria. Non abbiamo voluto vedere che si era chiusa una fase e ne andava aperta un’altra. Non è un mistero che molti di noi, e soprattutto gli esponenti estromessi dalla giunta a Terni, avevano indicato un’altra strada. Così come c’erano questioni che interrogavano alcune scelte regionali su questo territorio: il rapporto con l’università, il tema delle cosiddette macroregioni, quello dello sviluppo, quello degli investimenti. L’area di crisi complessa, per dire, è stata un calvario e certo le iniziali resistenze, anche della Regione, sono note e ci hanno fatto perdere zlmeno due anni di tempo».

Bacchettate L’ex segretario comunale, nel mezzo di un clima da corrida, ne ha un po’ per tutti nella sua analisi: «Molte erano le questioni e chi le poneva è stato considerato un ‘disturbatore’. Quindi ben venga apertura, ma a partire da inequivocabili segnali di discontinuità con chi dirige il Pd di Terni che, al di là dei nomi singoli, ha condizionato le scelte di questi ultimi anni. A Cesare Damiano, invece, che rischia di apparire come un marziano, consiglierei, per la stima che nutro per lui, maggiore cautela in un territorio che non conosce. Cosa mi aspetto da questo intervento? Nulla. Magari la replica amara di qualche ‘parvenu’ telecomandato».

«Sempre più lontano dal Pd» «Come Maria Grazia Proietti (anche lei dopo Gianluca Rossi ha deciso di non rinnovare la tessera 2018 del partito, ndR), a cui mi lega un lungo tratto di percorso politico, ho pensato che dopo il 4 marzo potessimo avere un sussulto, una residua capacità di essere comunità. Ma non è così. Si continua nello sbeffeggio, nel non rispetto delle differenze e nell’incapacità di difendere l’intero corpo dirigente del Pd: primo compito di chi è chiamato a dirigere un partito. Per questo difetto d’origine, più che per i risultati del 4 marzo, servirebbe ripartire da zero negli organismi, nella guida politica e nella capacità di andare oltre gli insulti. Invece chi dissente deve subire lezioni di militanza da qualche ex consigliere comunale. Io non ho mai avuto il privilegio di essere convocato dalla segretaria comunale Giovannelli per condividere una visione politica comune e quindi, certamente, poco conta la mia personale esperienza e la mia presenza nel partito. Ma, davvero, se le condizioni continueranno ad essere quelle attuali, avere la tessera del Partito Democratico diventerà semplicemente impossibile. Attendo con ansia la prossima direzione comunale per essere smentito. Nel frattempo continuo a sentirmi sempre più irrimediabilmente lontano dal questo Pd».

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