di F.T.
Assolto con formula piena, insieme al co-imputato, dal reato di ‘rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio’ ma condannato a due anni e sei mesi di reclusione, dal tribunale di Terni, per ‘concussione’. Questa la sentenza emessa ieri pomeriggio dal collegio giudicante presieduto da Massimo Zanetti, composto dai giudici Barbara Di Giovannantonio e Marco Di Tullio, nei confronti di Alessandro Chiappalupi, 52 anni, ex consigliere comunale e dipendente di Equitalia arrestato nell’agosto del 2010 dalla Guardia di finanza di Terni.
EQUITALIA ‘BIS’, ASSOLTO E PRESCRITTI
Le accuse
Chiappalupi, nella sua veste di ufficiale addetto alle riscossioni, nel corso del tempo – con i fatti contestualizzati fra il 2008 e il 2010 – avrebbe ‘convinto’ alcuni soggetti con posizioni debitorie nei confronti di Equitalia, a versare somme per sanare le rispettive situazioni, salvo trattenere per sé le cifre stimate in diverse migliaia di euro.
La sentenza
Il 52enne dipendente di Equitalia è stato assolto per due degli undici capi di imputazione addebitati mentre il tribunale ha rilevato l’intervenuta prescrizione per i fatti avvenuti fino al 2008 e relativi a quattro capi di imputazione. Condanna, invece, per l’accusa di concussione sui fatti giudicabili relativi a sette capi di imputazione. La prospettiva ora per l’ex consigliere comunale, difeso dall’avvocato Roberto Migno che ribadisce la totale estraneità del proprio assistito, è quella dell’appello che, fra le ipotesi, potrebbe rilevare la prescrizione anche per le contestazioni che hanno portato il tribunale a sancire una pena di due anni e sei mesi. Il collegio giudicante ha anche condannato Chiappalupi a risarcire una parte civile, una donna ternana, con determinazione del danno in separata sede.
Assolto
Nel contesto dello stesso procedimento, l’altro imputato – il 51enne Francesco Pecorari, collega di Chiappalupi e difeso dagli avvocati Carlo Viola e Anna Alberti – è stato assolto ‘perché il fatto non sussiste’, e quindi con la formula più ampia, in relazione alla contestazione di aver rivelato segreti d’ufficio ad alcuni debitori di Equitalia per favorire l’occultamento di beni teoricamente pignorabili.