Terni, ecco il nuovo procuratore Liguori

«Io e la città ci siamo scelti a vicenda. Comunità fondata su forte identità e valori della legalità». La cerimonia di insediamento

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Si è insediato ufficialmente, martedì mattina, il nuovo procuratore della Repubblica di Terni: Alberto Liguori, magistrato 52enne di origini calabresi, ha prestato giuramento di fronte al collegio del tribunale di Terni in una cerimonia a cui hanno presto parte magistrati, il prefetto Angela Pagliuca, il vescovo Giuseppe Piemontese, il sottosegretario all’Interno Gianpiero Bocci, i vertici delle forze dell’ordine, numerosi avvocati del foro di Terni, cariche politiche e civili cittadine. Alberto Liguori succede a Cesare Martellino.

LE IMMAGINI DELLA CERIMONIA

Il saluto Il presidente della sezione penale, Massimo Zanetti, ha salutato l’arrivo del nuovo procuratore capo – già consigliere del Csm  – sottolineandone «il grande equilibrio, qualità preziosa, che si rifletterà nel tenere conto delle esigenze di giustizia e delle persone spesso coinvolte in procedimenti giudiziari lunghi e dolorosi. Le istituzioni, prima che dalle regole – ha aggiunto – sono fatte dalla testa delle persone».

PARLA IL PROCURATORE: «SAREMO TRASPARENTI» – VIDEO

Cardella Il procuratore generale presso la corte d’appello di Perugia, Fausto Cardella, si è detto «felice che il testimone passi ad Alberto Liguori (Cardella è stato procuratore di Terni dal 2007 al 2012, ndR) che grazie alla sua serietà e al suo equilibrio, sarà sicuramente in grado di affrontare un compito impegnativo come questo». Oltre a ringraziare il procuratore ‘reggente’ Raffaele Iannella per il lavoro svolto negli ultimi mesi, Cardella ha evidenziato lo spessore professionale e morale sia della ‘squadra’ di sostituti che Liguori coordinerà, che del personale degli uffici: «Un personale amministrativo di primissimo livello che sa fare la differenza».

Parla il procuratore Sono intervenuti, con il proprio saluto, anche il presidente del consiglio dell’ordine degli avvocati di Terni – Renato Chiaranti – e il presidente della camera penale di Terni, Manlio Morcella. Poi è toccato ad Alberto Liguori dare il proprio saluto ai presenti:

«Mi si permetta un pensiero, grato e riverente al Presidente della Repubblica, sollecito firmatario del decreto di nomina a quest’ufficio. Un saluto ed un ringraziamento al sottosegretario di Stato, onorevole Bocci, al Sindaco, al Prefetto ed al Vescovo, al Procuratore Generale, che è padrone di casa, al Questore, alle altre autorità civili e militari. A Voi tutti che avete voluto onorare, con la presenza, la mia persona e l’ufficio. Un ringraziamento ai colleghi, della giudicante e della requirente qui convenuti. Un segno augurale di comune buon lavoro, nel rigoroso rispetto dei ruoli, ai rappresentanti dell’avvocatura presenti. Mi sia consentito, infine, un saluto particolarmente sentito al Presidente della Corte di Appello di Catanzaro, dottor Domenico Introcaso, la cui presenza mi onora e mi inorgoglisce: una sorta di filo di Arianna che lega il mio passato professionale a quello attuale. Chiudo con i ringraziamenti salutando il neo segretario generale dell’Associazione Nazionale Magistrati, dottor Francesco Minisci, che oggi a Terni, salvo imprecisioni, è alla prima uscita pubblica, segno di attaccamento alla sana e sacra provincia giudiziaria, ottimo viatico per una nuova stagione per i magistrati italiani votata al rinnovato impegno istituzionale.

La presenza di voi tutti è il migliore contesto che mi sarei potuto oggi augurare in quanto consente l’instaurazione e l’inizio di una dialettica essenziale all’esercizio di ogni funzione pubblica, e di quella inquirente in particolare. Dialogo costituente processo dinamico di affluenza ai fini delle decisioni, di ogni decisione organizzativa, espressione esclusiva dell’applicazione rigorosa dell’ordinamento. E tanto in momenti di crisi e di contestazione, anche personalistica, dell’esercizio della giurisdizione, superabile, giustappunto, attraverso la riaffermazione del principio di terzietà della funzione.

Per quanto mi riguarda, poi, la presenza di autorevolissimi colleghi, la mia recente esperienza di consigliere del Csm, mi consente di evidenziare di essere in regime di mandato, derivato dall’organo di autogoverno, il cui contenuto si esprime, per scelta di vita e storia personale, nella osservanza rigorosa delle regole ordinamentali, senza deroga, limite o suggestione: tale il limite e la forza di ogni attività direttiva: questa la regola che mi sono dato nell’esercizio delle precedenti funzioni direttive e che mi dò oggi.

Mi si permetta adesso qualche riflessione personale. Un segno alla mia famiglia, a mia moglie ed ai miei figli, ai quali tutto devo, asse portante del mio agire quotidiano con i quali oggi a Terni intraprendo il nuovo percorso di vita. Negli ultimi giorni, all’approssimarsi di questo giorno, riflettevo sulla circolarità delle situazioni e delle vicende della vita, particolarmente significative per quanto mi riguarda. Ho cennato della mia esperienza di componente del Csm; voglio ricordare l’altro ufficio direttivo distrettuale del quale ho avuto la responsabilità; l’esperienza, però, non fa velo all’emozione, ed oggi sono veramente emozionato nell’assumere l’ufficio di Procuratore della Repubblica di Terni, come non lo sono mai stato nelle precedenti, analoghe occasioni. Probabilmente perché Terni è stata la mia prima opzione, e ci siamo scelti, io e la città, in occasione di una visita solitaria risalente al mese di febbraio, allorquando, dopo l’acquisizione di notizie sulla storia e sulle dinamiche attuali, anche critiche della comunità ternana, ho sperimentato un rapporto forte ed intenso con le sensibilità della città, certamente inusuale per un extraneus, in primo ingresso. Rapporto confermato nelle successive visite, tale da farmi escludere ogni altra scelta. Questa simpatia con la città e la comunità non è casuale: normalmente si è attratti da realtà caratterizzate da forte identità e Terni lo è e si è conservata tale sin dalle origini, secondo la descrizione di Plinio il Vecchio, nel Sesto Libro della ‘Naturalis Historia’, laddove si dà conto della fondazione da parte degli Umbri di Interamna Nahars, centro di aggregazione di pastori-guerrieri, poi evolutisi – seppur conservando la originaria identità – per gli scambi di esperienze e culture lungo il tracciato originario della via Flaminia orientale In esordio ho accennato alle regole.

Avviandomi alla chiusura non posso esimermi dal riferimento alla trasparenza intesa, non come condivisione comune dette vicende giudiziarie con l’esterno secondo lessico improponibile per un ufficio come una procura della Repubblica, quanto improntata a rigidi principi di riservatezza, e tendente ad esprimersi solo con i provvedimenti, come ogni altro ufficio magistratuale. L’accesso veloce ad ogni tipo di informazione, proprio del tempo presente, determina la compressione dei tempi di riflessione. Da qui la nascita della teoria del ‘pensiero corto’, espressa dal professore Sutherland dell’università di Londra, che ha chiesto ai suoi studenti di ridurre l’Ulisse di Joyce a 140 battute, la capacità di un sms. E’ cosi conseguita una gara planetaria di contenimento di Dante, Conrad e di implosione del pensiero e della riflessione, asciugati dall’esigenza del ‘qui e subito’. Insomma il pensiero senza aggettivazioni è divenuto prima ‘debole’ eppoi ‘corto’, come se bisognasse vergognarsi, in nome della modernità, di pensare.

Ecco, di rimando, il fenomeno dei processi paralleli costruiti in televisione che accentuano i dubbi dei cittadini sul ruolo e sull’efficienza della giustizia nelle procure e nei tribunali. La giurisdizione non può che essere aliena, nel concreto esercizio, dal ‘qui e subito’, da urgenze incompatibili con l’analisi e la riflessione profonda; l’azione dell’inquirente non è solo banche dati e numeri. E’ analisi a trama storica che sconta il quadro dei fatti nei quali una vicenda, anche ripetuta nel tempo, si colloca. E’ scrutinio argomentativo dei fatti e classificazione di essi secundum legem, cui seguono le ragioni delle scelte processuali nel rispetto del principio di trasparenza. La magistratura è un corpo sociale vivo che non può estraniarsi dal sistema informativo digitale in cui opera e il magistrato deve curvare queste pure indispensabili fonti e modalità di conoscenza alla sua attività, modulandone l’incidenza alle peculiarità della funzione in termini di autonomia, indipendenza, soggezione solo alla legge, espressi anche nell’obbligo di motivazione. In poche parole, adeguarli alla cultura democratica della giurisdizione, incompatibile con una decisione immotivata, frutto del pensiero corto: questa è la trasparenza e la democrazia che auspico per il mio, il nostro ufficio di Procura. Il pensiero corto è l’antitesi del paradigma sistematico proprio dello iusdicere , è la realtà ‘ridotta’ a cento dimensioni e perciò senza dimensioni, esposta a mille variabili e incertezze. Nel ripudiare ogni suggestione, mi rendo interprete dell’impegno ad esercitare la funzione in tempi accettabili, con qualità e trasparenza, impegno che tutti magistrati della Procura si assumono con umiltà, consapevolezza e orgoglio di appartenenza. E concludo con un ringraziamento a voi tutti e di comune buon lavoro».
Alberto Liguori

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