Terni, ‘invade’ la casa dell’ex: condannato

Violazione di domicilio ma pure lesioni ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Finito il rapporto, l’uomo ha iniziato a dare in escandescenze

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Il parapiglia era scoppiato ad inizio 2018, in due distinti episodi datati 3 e 8 gennaio. L’uomo, 40enne del Marocco, dopo la fine della relazione con una donna di origini romene aveva dato pesantemente in escandescenze prendendosela con lei e con la figlia, tanto da essere poi arrestato dai carabinieri. Di recente il tribunale di Terni in composizione monocratica – giudice Barbara Di Giovannantonio – lo ha condannato a due anni di reclusione, attenuando però le contestazioni iniziali che, oltre alla violazione di domicilio ed alle lesioni personali, parlavano anche della più pesante estorsione. Reato, questo, che è stato derubricato in ‘esercizio arbitrario delle proprie ragioni’.

Il primo episodio

In pratica l’uomo, utilizzando metodi a dir poco discutibili, una prima volta – il 3 gennaio – si era introdotto nell’abitazione dell’ex compagna e della figlia di quest’ultima, in zona Cesure/Le Grazie, minacciando che se non gli avessero consegnato almeno 20 mila euro, avrebbero fatto una brutta fine. Alla fine aveva ottenuto 7 mila euro e dall’ipotesi di estorsione si è passata a quella di ‘esercizio arbitrario delle proprie ragioni’ proprio perché il 40enne aveva messo in piedi tutto quel trambusto per riavere indietro ciò che riteneva spettargli. I soldi di alcuni lavori di ristrutturazione eseguiti per l’ex compagna ed anche parte del mobilio presente nell’abitazione.

Botte e minacce

A quell’episodio ne aveva fatto seguito uno più grave pochi giorni dopo, l’8 gennaio, con il cittadino marocchino di nuovo nella casa ma questa volta aveva non solo scardinato il portone di ingresso per entrare, ma anche percosso la figlia della donna – per una prognosi complessiva di dieci giorni accertata dai sanitari del pronto soccorso che l’avevano medicata – e minacciato le due di morte per intascare almeno 40 mila euro, cifra che lui riteneva congrua per non avere più a che fare con il suo ‘passato’.

Sentenza

La vicenda, seguita da denunce ed indagini della procura, è sfociata nel processo in cui il 40enne è stato assistito dall’avvocato Francesco Mattiangeli, soddisfatto per l’attenuazione delle accuse emersa di fronte al giudice ma determinato ad impugnare la sentenza in appello. Le due donne invece, parti civili attraverso l’avvocato Bruno Capaldini, si sono viste riconoscere un risarcimento definitivo di 2 mila euro a testa.

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