Terni, lavori ‘extra’: guai per tre in Comune

La procura della Corte dei conti chiede indietro 124 mila euro a tre dipendenti comunali. Avrebbero operato all’esterno senza autorizzazione

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124 mila e 87 euro: tanti ne chiede la procura regionale della Corte dei conti dell’Umbria a tre dipendenti del Comune di Terni che, nel tempo, avrebbero svolto attività extra-lavorative senza l’autorizzazione di palazzo Spada. I tre casi, distinti fra loro, erano finiti all’attenzione della guardia di finanza e quindi della magistratura contabile. Il procedimento è stato discusso mercoledì mattina di fronte ai giudici di via Martiri dei Lager e ora si è in attesa della sentenza che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni.

La norma stabilisce l’esistenza di alcuni lavori incompatibili con quello di dipendente pubblico, precisando anche quali attività extra-lavorative, per essere svolte, debbano essere prima autorizzate dall’ente di appartenenza. Senza questo ‘lasciapassare’ è prevista una forma di responsabilità erariale, con un danno stimato pari ai soldi percepiti dal dipendente. Ed è ciò che la procura contesta ai tre: di aver operato al di fuori del Comune senza autorizzazioni, incassando ciascuno delle somme.

Le somme contestate Nel dettaglio uno dei tre, perito, avrebbe percepito 96.976 euro per incarichi professionali al di fuori delle proprie mansioni nell’ente, con un contenzioso aperto con il Comune anche in sede civile. Ad un secondo convenuto la procura addebita un danno di 19.649 euro relativo a somme incassate attraverso attività sportive e professionali mentre ad un terzo dipendente si chiedono indietro 3.971 euro corrispondenti ai ‘gettoni’ incassati per far parte di un organismo direttivo di un organismo pubblico.

Le difese Nella discussione, ciascun legale dei tre – gli avvocati Federica Pasero, Maria Di Paolo e Pierluigi Boscia – ha spiegato le ragioni del proprio assistito. Nel caso del perito, ad esempio, l’autorizzazione sarebbe stata concessa ma ‘a voce’. Per gli altri due non si configurerebbero veri e propri ‘secondi lavori’, ma attività svolte nel contesto di associazioni ed enti. Di fronte al collegio della Corte dei conti la procura ha ribadito le proprie richieste e ora la palla passa ai giudici.

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