Terni, mensa carcere: «Intervenga il Nas»

I sindacati della polizia penitenziaria non mollano la presa. Romina Raggi (Sappe) scrive ai carabinieri e sollecita controlli

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Non si allenta la tensione sulla ‘mensa ordinari’ del carcere di Terni, interessata dallo scorso 29 giugno dallo ‘sciopero della fame’ degli agenti della polizia penitenziaria che non ne usufruiscono. Stessa decisione era stata assunta nei giorni successivi nella struttura perugina di Capanne. Dopo le polemiche sollevate dai sindacati Sappe, Fns-Cisl e Osapp sulla qualità dei pasti – e fra il personale c’è chi avrebbe anche accusato dei malesseri – la prima delle tre sigle torna alla carica, sollecitando l’intervento dei carabinieri Nas all’interno della casa circondariale.

«Intervenga il Nas» Il segretario provinciale del Sappe, Romina Raggi, ha preso carta e penna e ha nuovamente scritto al comando carabinieri Nas di Perugia: «Facendo seguito alla richiesta inoltrata il 12 luglio scorso – si legge nella missiva – sollecitiamo un vostro intervento in virtù degli ultimi sviluppi. Sta succedendo infatti quello che temevamo. Appena sono venuti a conoscenza della nostra richiesta per il vostro intervento, avendoci negato quello della locale Asl, si sono dati alle grandi pulizie. Siamo venuti a conoscenza inoltre che, questa mattina il comandante del reparto ha ordinato di togliere le ragnatele nei locali cucina e mensa. Siamo sconcertati sul come facciano a stare così tranquilli, mandando i detenuti a fare i lavori sapendo che ci potrebbe essere un controllo senza preavviso. Si chiede cortesemente un urgente intervento – scrive la Raggi – per non rendere vano il sacrificio dei tanti che dal 29 giugno scorso sono in astensione dalla mensa ordinaria di servizio».

Numeri Sempre Sappe, Osapp e Fns-Cisl ci tengono a sottolineare che la loro rappresentanza, a livello nazionale, «raggiunge il 53,74% del personale di polizia penitenziaria, mentre a Terni siamo circa il 70%. Non si può proprio parlare di ‘protesta di pochi’ e la maggioranza del personale è nettamente contraria all’operato della direttrice».

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