Terni: «Scortesia ed errori su mio padre»

La segnalazione dei familiari di un paziente ricoverato al Santa Maria: «Non hanno voluto consultarsi con i colleghi del Gemelli»

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Parlare di malasanità è probabilmente eccessivo, certo è che c’è un paziente (e con lui i suoi familiari) che dopo una degenza all’ospedale ‘Santa Maria’ di Terni ha diverse considerazioni, tutt’altro che positive, da fare. La vicenda è quella di un 72enne affetto da Ipf, fibrosi polmonare idiopatica, una malattia rara dell’apparato respiratorio per la quale è seguito dai medici del Policlinico Gemelli di Roma.

La questione

«A seguito di un aggravamento delle sue condizioni – racconta il figlio – mio padre è stato ricoverato presso il ‘Santa Maria’. La degenza è durata 15 giorni, durante i quali non ha ricevuto particolari cure, anche perché non ne esistono di specifiche a parte alcuni farmaci sperimentali. Il problema è stato che i medici si sono comportati in modo poco cortese, fornendoci poche possibilità di colloqui e non rendendosi disponibili nemmeno a parlare con i colleghi del Gemelli, dove mio padre è in cura, per avere delucidazioni sulla malattia o sui trattamenti».

La riflessione

In fase di dimissioni, mercoledì, altri problemi. «Non solo non ci è stato illustrato come gestire un’eventuale crisi respiratoria – continua il figlio del paziente -, ma è stato prescritto a mio padre un antibiotico, senza che ci venisse spiegato nulla, perché solamente all’ultimo giorno di ricovero, dopo due settimane, i medici si sono accorti di un’infezione. L’antibiotico tra l’altro, secondo quanto mi è stato detto dallo staff del Gemelli che ho poi contattato, interferisce con l’unica medicina che può trattare l’Ipf. Capiamo che il personale dell’ospedale possa essere particolarmente stressato dalle carenze di organico – conclude -, ma non capiamo questo comportamento scortese e poco collaborativo».

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