di F.T.
Per l’accusa avrebbero incassato 1.800 euro per ‘chiudere un occhio’, evitando di querelare quel soggetto – un 30enne di Terni – che li aveva apostrofati con frasi tutt’altro che civili, mentre stavano svolgendo i propri compiti di pubblici ufficiali. Per questo il Gup Maurizio Santoloci ha rinviato a giudizio cinque persone – una guardia zoofila del Wwf, un agente della polizia municipale, un agente giurato volontario, un avvocato e colui che avrebbe sborsato la cifra – per il reato di ‘induzione indebita a dare o promettere utilità’.
La vicenda Nel maggio del 2014, a Terni, la guardia Wwf, l’agente della municipale e la guardia giurata volontaria avevano sanzionato una ragazza che portava al guinzaglio un cane chihuahua, perché non aveva con sé il sacchetto per raccogliere i ‘bisogni’ della bestiola. Mentre stavano elevando il verbale, si era intromesso un giovane che aveva assistito alla scena – il 30enne poi rinviato a giudizio – che si era lamentato in maniera ‘colorita’, ricordando – non con piacere, evidentemente – come in passato era stato già ‘pizzicato’ in fallo dagli stessi pubblici ufficiali.
L’accordo Successivamente, a bocce ferme, le parti si erano accordate per evitare strascichi penali, in cambio di 1.800 euro. Per questo era stato interpellato un avvocato che aveva sancito l’intesa – con la guardia Wwf unica assente alla firma del documento – con tanto di fattura per quelli che erano i suoi compiti di legale. Per il pm Raffaele Iannella, il tutto si sarebbe però svolto in violazione della legge e dei doveri d’ufficio e professionali di tutti i protagonisti della curiosa vicenda. Per l’accusa i pubblici ufficiali – le due guardie e l’agente della polizia municipale – avrebbero dovuto procedere d’ufficio e relazionare dettagliatamente ai rispettivi superiori, evitando ‘accordi’ al di fuori di questo schema.
A processo Da qui la decisione del gip di rinviare tutti e cinque a giudizio, con la prima udienza fissata per il 19 aprile di fronte al tribunale in composizione collegiale. I cinque sono difesi dagli avvocati Massimo Minciarelli, Valentino Viali, Massimo Proietti, Gaetano Catapano, Luciano Rossi e Alberto Orsini. Per l’avvocato Minciarelli, difensore della guardia Wwf, «in realtà le relazioni di servizio sono state tutte svolte e consegnate e il procedimento è caratterizzato da un’assoluta vaghezza del confine fra lecito e illecito, in assenza dei presupposti del reato». Per l’avvocato Proietti, che difende l’agente giurato volontario, «il problema è solo formale visto che non c’è stata alcuna volontà né tanto meno dolo nel comportamento delle parti, in assoluta buonafede».