Ex caserma Stradale, eterno ‘buco’ cittadino

Terni, dalla scorsa estate ad occuparsi della vendità dell’edificio di proprietà del fondo Sansovino è la Gabetti: timidi approcci e nulla di concreto. Oltre 5.000 mq in abbandono da anni

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di S.F.

L’università a Terni e il suo sviluppo, un tema che negli ultimi giorni ha visto riaprirsi – come accade ciclicamente – il confronto in particolar modo sulla location. Pentima sì, Pentima no, centro, infrastrutture e via scorrendo. In tal senso c’è chi è tornato a riflettere su un edificio ormai in stato di abbandono e degrado da oltre due decenni, posizionato a poche centinaia di metri dalla stazione ferroviaria: l’ex caserma della polizia Stradale di via Avogadro, una struttura da oltre 5 mila metri quadrati a più piani che mai è riuscita a ripartire con una riqualificazione e un nuovo progetto. Negli ultimi mesi c’è chi si è fatto avanti per chiedere lumi, ma di concreto zero. Per ora continua a non esserci una soluzione all’orizzonte.

La vista da via Avogadro

Proprietà veronese

Si parla di una superficie catastale complessiva da 6.337 metri quadrati, ‘consistenza’ da 26.995 metri cubi ed una rendita da oltre 41 mila euro. Dalla scorsa estate ad avere in mano la gestione dell’utopica vendita è l’agenzia immobiliare Gabetti, mentre dall’ottobre 2014 ad avere la proprietà è il fondo Sansovino della Serenissima Società di gestione del risparmio S.p.A.: l’attivo è costituito da immobili con destinazione commerciale, residenziale, direzionale, alberghiera, industriale ed infrastrutturale da sviluppare o valorizzare tramite azioni di trading. Volendo il fondo potrebbe interventi di risanamento, riconversione e restauro. Non pare questa la situazione per la caserma. D’altronde di mezzo c’è anche la crisi del mercato immobiliare, i vari passaggi normativi in materia urbanistica e le attività delle amministrazioni locali. In passato l’ex caserma della Stradale è stata in mano al ministero del Tesoro e alla Consap S.p.A.

L’ingresso sul lato di via Avogadro

Cinque livelli

Parcheggio scoperto, magazzino, autorimessa, piano sottostrada ed i restanti in elevazione (cinque livelli complessivi). Nell’annuncio pubblicato si legge che per l’edificio – per 29 anni la casa della Stradale, dal 1967 al 1996 –  c’è possibilità di «varie destinazioni d’uso» come l’uso alberghiero, residenziale o commerciale. Condizione? «Da ristrutturare» ovviamente, d’altronde basta farsi un giro per comprendere che il contesto generale – in passato furono segnalati anche ingressi da parte di senzatetto – è tremendo tra incuria, verde fuori controllo e degrado. Non più tardi del 2016 si era prospettata l’idea di trasformare il tutto in abitazioni di una certa qualità grazie ad una specifica variante Prg e un investimento da un bel po’ di quattrini. In linea di massima non è accaduto nulla. Oltretutto il Comune non ne è nemmeno proprietario e ciò non aiuta.

La vista da via Torricelli

Interessamenti

Prezzo? «Trattativa riservata» viene specificato. Anche perché un calcolo non è nemmeno così semplice da effettuare considerando che esiste un valore a bilancio della Serenissima e quello commerciale che viaggia su binari diversi. In sette mesi non c’è stata alcuna trattativa per l’acquisizione, ma un paio di imprese locali si sono fatte avanti per chiedere informazioni. Tutto qua. Se per ‘Le Terrazze’ – ex Tulipano, lo scenario era diverso – la svolta è arrivata dopo anni di nulla, in questo caso resta difficile ipotizzare una via d’uscita a stretto giro.

L’università

Intanto continuano gli interventi legati al polo didattico ternano. A dire la sua è anche l’associazione Terni Valley nella figura di Lorenzo Ranocchiari: «Il dibattito sul tema dell’accentramento a Pentima dei corsi di studio universitari presenti è indubbiamente importante e significativo e già che ci sia una discussione in tema è una buona notizia perché denota che si sta muovendo qualcosa. L’evoluzione del polo scientifico didattico di Terni verso il dipartimento è sicuramente la priorità che gli amministratori dovrebbero imporre con l’università poiché esso garantirebbe quella dose di autonomia, capacità gestionale e semplificazione amministrativa che è necessaria per una realtà universitaria come quella di Terni. In secondo luogo vanno sicuramente tenuti in considerazione tutti gli ostacoli che esistono da qui alla creazione di un campus unico: primo fra tutti il tema degli ingenti investimenti economici necessari alla sua realizzazione, rispetto al più modesto investimento legato alla riqualificazione di Pentima. Va inoltre considerata la difficoltà di spostare la sede del corso di studi di ingegneria industriale a cui sono collegati i laboratori, necessari all’attività didattica e di ricerca, frutto di investimenti non indifferenti, collocati dove oggi ingegneria si trova. Difficoltà di spostamento che è incontrata anche da medicina e da infermieristica che, per come sono strutturate, necessitano la prossimità all’ospedale (e sarebbe illogico, antieconomico e negativo dal lato formativo ed accademico che così non fosse). Va tuttavia notato che, mentre medicina sta bene dove sta, godendo di una struttura piuttosto ampia e nuova, Infermieristica è spesso costretta a svolgere le sue lezioni presso medicina perché gli spazi che ha a disposizione sono ridottissimi, oltre che vetusti. Economia è invece più facilmente collocabile in scenari diversi poiché non richiede particolarità di sorta. Si era parlato della riqualificazione degli ex stabili della Croce Rossa vicino l’ospedale per ospitare un nuovo campus universitario, come si sono alzate proposte che hanno visto protagonisti i locali del Caos e delle scuola geometri – alberghiero, tanto quanto l’ex complesso Prampolini. Ogni soluzione sicuramente presenta i suoi pro e i suoi contro e sicuramente non è a costo zero. Fondamentale è, e sarà sempre di più, causa la scarsità di risorse, valutare nella maniera più attenta possibile gli investimenti che saranno effettuati e la loro ricaduta sul territorio e sulla realtà universitaria. Bisognerà interrogarsi sulla convenienza delle eventuali nuove sedi, sulla qualità dei corsi di studio e sul loro inquadramento nello scenario sociale, economico e produttivo della città e del territorio tutto. Interventi spot e senza una progettualità a monte serviranno a poco per rilanciare l’università a Terni. Condividiamo le criticità su Pentima, sia dal punto di vista ambientale, sia da quello della sua posizione rispetto al centro città (tema molto importante e già sottolineato da più parti come opportunità di sviluppo cittadino), sia dal lato dell’effettivo raggiungimento dell’autonomia ternana rispetto a Perugia. D’altro canto, però, non va disprezzato il fatto che ci si stia finalmente muovendo sul lato degli investimenti per un rilancio dell’università, spesso non contemplata nella prospettiva di progetto degli ultimi anni a Terni. Il contesto è sicuramente difficile ma ogni criticità potrebbe rappresentare un’opportunità di sviluppo (riqualificare Pentima per iniziare una bonifica, riqualificazione e riconversione di tutta l’area con le soluzioni per i suoi problemi ambientali) se la qualità degli investimenti sarà tenuta in considerazione. Da mettere al centro saranno l’innovazione, con uno sguardo rivolto al futuro, l’internazionalizzazione, l’apertura, lo sviluppo, i servizi agli studenti, affinché una trasformazione dell’università a Terni potrà essere trampolino di lancio per una trasformazione di tutta la città».

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