Terni Valley, Gentiletti: «Perché mi impegno»

Il presidente dell’associazione ricostruisce il proprio percorso e in vista del voto avverte: «Indisponibili ad operazioni di facciata»

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di Alessandro Gentiletti
Presidente associazione ‘Terni Valley’

Avevo 27 anni la sera del 19 aprile 2010. Avevo tanti sogni e tanto entusiasmo che – insieme ad una innata propensione ad indignarmi – mi portò a diventare un personaggio noto nella città.

Non ero ancora avvocato e non vivevo a Terni. Continuavo a vivere a Roma, anche se nel 2008 mi ero laureato in giurisprudenza alla LUISS, avevo trascorso qualche mese in Belgio presso l’Università Cattolica di Lovanio per una ricerca sui diritti umani ed ero stato in California. Roma era quello che oggi è Terni: casa e punto fisso dove desiderare di tornare da ogni posto lontano.

Tornando a casa, quella sera lessi la notizia che a Terni 23 consiglieri comunali avevano votato contro la proposta di iniziativa popolare per l’istituzione del registro del testamento biologico. Una scelta che alcuni presero non tanto per avversità verso la questione ma perché all’epoca la situazione politica – dicevano – era complessa. Tanto che l’anno successivo il sindaco si dimise. Una storia nuova insomma.

Mi ricordo che passò qualche ora dopo che lessi la notizia. Feci qualche telefonata e poi decisi di aprire su Facebook una pagina volta a raccontare ciò che era successo. Nacque la pagina facebook ‘IO SO’, che nel giro di poche ore raccolse l’indignazione di quasi mille cittadini ternani i quali chiesero spiegazioni ai loro rappresentanti pubblici.

Gentiletti con Beppino Englaro

A questa esperienza di protesta, nel giro di pochi giorni seguì la costituzione di un Comitato cittadino permanente per il testamento biologico, a cui aderirono partiti di diverso orientamento, associazioni di vario genere e molti cittadini. La mattina del 24 maggio 2010, insieme a Beppino Englaro che accettò di essere il presidente onorario del comitato, tenemmo una conferenza stampa in consiglio comunale. Il pomeriggio l’AIDO Terni svolse con la sua partecipazione un convegno insieme a rappresentanti della magistratura, del corpo medico e gli studenti di medicina.

Da allora, per un significativo lasso di tempo, fui spesso indicato come uno dei più strenui militanti a favore dei diritti civili. Organizzai convegni ed iniziative. Partecipai a quelli organizzati da altri, come i Giovani Democratici di Terni ed altre realtà. In quegli anni partecipai anche in sostegno del professor Ignazio Marino al congresso che elesse Pierluigi Bersani alla segreteria nazionale. Mi confrontai nel mio circolo, con l’onorevole Marina Sereni e con il senatore Gianluca Rossi che sostenevano le avverse mozioni.

Restai qualche anno nelle assemblee provinciali e comunali, in rappresentanza di quella minoranza che veniva chiamata ‘voto d’opinione’ e che prima di qualsiasi rottamatore gattopardesco, parlava di valorizzazione del merito, di fedeltà alle ragioni ideali delle libertà civili, di indisponibilità a negoziazioni che compromettano i valori, di indifferenza verso i leader. Questi ultimi infatti passano mentre i primi restano.

Furono belle primarie, perché fatte sulle idee non sulle persone. Nell’anno 2013 mi dimisi senza clamore da entrambe le assemblee, sia comunale che provinciale, per ragioni più che altro di incompatibilità con le politiche nazionali del Partito Democratico, nel quale non sono più tornato. Ci sarebbe molto da raccontare in proposito, ma per ogni altro dettaglio basta ascoltare ‘Viva la vida’ dei Coldplay, che il professor Marino scelse come colonna sonora di quella entusiasmante campagna congressuale.

Dal 2013 al 2016 ho costruito molto nella mia vita personale, a partire dal mio matrimonio e alla costruzione della mia carriera professionale in uno studio di Terni che mi ha dato fiducia e credito, ma non ho più partecipato attivamente alla vita politica di alcun partito, se non come ospite.

È nel 2016 che con alcuni amici, alcuni conosciuti negli anni passati e con i quali ci accomunava la passione politica nella diversità e complementarietà dei modi di viverla, che nasce l’idea di dare il via a quel progetto che un anno dopo prenderà ufficialmente il nome di Terni Valley e a cui oggi, in prossimità delle elezioni amministrative, in tanti guardano con ancora più interesse.

È stata la voglia di parlare di una Terni diversa, diffusa nel mondo e capace di tornare, che ha spinto noi dodici fondatori a dare il via alla nostra associazione: una realtà che ha avuto successo e che rappresenta con orgoglio un punto di incontro per tanti, un laboratorio di proposte ed idee, una fucina di tensioni ideali. Una realtà di cui forse non serve descrivere più il modo di agire e di procedere, essendo stata nelle ultime settimane molto sotto i riflettori ed io, il suo presidente – come dicono alcuni – sovraesposto.

È vero: sono stato sovraesposto. In queste settimane ho accettato molti colloqui, molti incontri, molti appuntamenti. Ho fatto risaltare sulla stampa l’esperienza di Terni Valley, trascinandola con forza nell’agone politico e nel confronto con ogni forza politica e associativa. Ho detto dei ‘no’ che sono stati definiti ‘netti ma gentili’. Sono andato a dirli di persona senza nascondermi o ‘darmi malato’. Non mi sono mai fatto intimidire ma ho sempre raccolto col sorriso le illazioni di quella parte di stampa manipolata e le pressioni dei ‘manichei’ che ti urlano: ‘o con noi o traditore’.

In queste ultime tre settimane ho avuto l’occasione di scendere più volte dalla nave di lusso nella quale con tantissime persone navigo da circa due anni e che è appunto Terni Valley, per perlustrare le isole che compongono la città. Non uso questa metafora con supponenza, considerando piuttosto un privilegio la possibilità di toccare tante terre e considerando una risorsa la presenza di un arcipelago così folto nella città. Una risorsa, ovviamente, se ciascuna isola non si armerà contro l’altra per farsi la guerra e consentire, ancora una volta, che i predatori che ora navigano al largo tornino ad avere il dominio sulla città.

Ho esposto me stesso per Terni Valley, come oggi faccio con questa lettera, come ieri ho fatto per il Comitato per il testamento biologico, come domani farò per qualsiasi altra battaglia e persona che credo lo meriti. L’entusiasmo delle decine di cittadini e cittadine che animano i sei gruppi di lavoro, quello di molti giovani che dedicano il loro tempo libero ad organizzare la nostra associazione lo meritava e lo merita.

Quali sono le nostre ambizioni? Continuare ad esistere sul territorio come realtà nuova, capace di accogliere e non di escludere, in grado di costruire ponti con i tanti cittadini ternani all’estero. Mantenere salda la barra dei ‘no’ gentili, non prestandoci ad operazioni di facciata o che non siano in grado di raccontare e realizzare alcuna novità positiva per la città. Quali sono le mie ambizioni? Non ho altra ambizione se non quella di espormi per ciò che credo giusto e per le persone nelle quali credo. Con questo spirito Terni Valley ed io siamo al servizio della città, con la quale insieme stiamo avanzando da circa due anni. Continueremo senza sosta su questa strada.

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