Terremoto, oltre 2200 scosse in cinque giorni

Dal 30 ottobre al 3 novembre sono venti i terremoti di magnitudo compresa tra 4 e 5. Area di Norcia spostata di 30 centimetri

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terremoto vettore

La spaccature sul Vettore

Il dato è stato di nuovo aggiornato dopo un’ulteriore analisi dei dati del satellite radar Sentinel 1, del programma europeo Copernicus, elaborate dall’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e dall’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Irea-Cnr): l’area che ha subìto una grave deformazione del territorio in seguito alle nuova e pesanti scosse di terremoto occuperebbe una superficie di circa 1.100 chilometri quadrati, vasta quasi come quella del Comune di Roma.

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L'aggiornamento alle 9 del 3 novembre

L’aggiornamento alle 9 del 3 novembre

Più di 2200 scosse Dal 30 ottobre, dal sisma di magnitudo M 6.5 sono stati localizzati complessivamente oltre 2200 eventi sismici. Alle ore 09:00 del 3 novembre, sono circa 290 i terremoti di magnitudo compresa tra 3 e 4 e 20 quelli di magnitudo compresa tra 4 e 5 localizzati dalla Rete Sismica Nazionale dell’INGV.

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Aree spostate L’area di Norcia si sarebbe spostata di 30 centimetri verso Ovest, mentre quella di Montegallo si è mossa di circa 40 centimetri verso Est. A rivelarlo sono le nuove immagini inviate dei satelliti. Antonio Piersanti, sismologo dell’Ingv, parla di «una zona di massima deformazione, pari a 130 chilometri quadrati, intorno all’epicentro», dove il terreno si è abbassato anche di 70 centimetri.

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L'immagine dal satellite

L’immagine dal satellite

Il satellite Grazie ai satelliti Cosmo SkyMed dell’Agenzia spaziale italiana sono intanto state messe a confronto le imagini riprese prima e dopo il sisma. Il confronto (nella foto a destra le zone danneggiate sono segnate in rosso) – il ‘damage proxy map’, viene definito – mostra gli effetti della devastazione.

LA SIMULAZIONE FATTA DALL’INGV – IL VIDEO 

Scosse infinite La sequenza sismica continua con un numero complessivo di scosse che supera le 21.600 dal 24 agosto. Alle 11 di mercoledì sono circa 615 i terremoti di magnitudo compresa tra 3 e 4, 40 quelli di magnitudo compresa tra 4 e 5 e 5 quelli di magnitudo maggiore o uguale a 5 localizzati dalla Rete Sismica Nazionale dell’Ingv. Dopo l’evento del 30 ottobre, alle 07,40 e di magnitudo 6.5, sono stati localizzati complessivamente oltre 1600 eventi sismici.

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L’andamento dei movimenti L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) – Gruppo di lavoro SAR del Centro Nazionale Terremoti – ha ricostruito, in dettaglio, l’andamento dei movimenti del suolo per ottenere informazioni importanti ai fini della valutazione della sequenza sismica successiva all’evento del 30 ottobre scorso (di magnitudo 6.5) che ha colpito le province di Macerata e Perugia. L’attività, coordinata dal Dipartimento della Protezione Civile (DPC), viene svolta dall’INGV e dall’Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IREA di Napoli), centri di competenza nei settori dell’elaborazione dei dati radar satellitari e della sismologia, con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). Le immagini sono state realizzate dall’INGV grazie all’uso dei dati radar acquisiti dai satelliti della costellazione Sentinel-1 del Programma Europeo Copernicus, sfruttando la tecnica dell’Interferometria SAR Differenziale.

I movimenti

I movimenti

L’interferogramma Nell’immagine a fianco è mostrato l’interferogramma differenziale ottenuto da dati radar del satellite europeo Sentinel-1: ogni frangia di colore rappresenta un abbassamento del terreno di circa 3 cm superiore alle frange adiacenti. L’ellissi (di colore nero) indica la zona in cui si sono verificati i maggiori movimenti del terreno, più stretta a nord e più larga a sud, estesa in lunghezza per circa 40 km e in larghezza per circa 15 km. I simboli in giallo indicano il verso del movimento del terreno: + sollevamento e – abbassamento. Verso l’interno dell’ellisse il ribassamento del terreno aumenta fino a raggiungere, in prossimità del paese di Castelluccio di Norcia, circa 70 cm sulla verticale. Fuori dall’ellisse, a est e a ovest, il terreno è stato sollevato di alcuni centimetri. La linea verde rappresenta l’andamento approssimativo del sistema di faglie che ha originato i vari terremoti della sequenza. La punta dei triangoli lungo la linea verde indica il lato in cui i blocchi di crosta terrestre sono ribassati lungo le superfici di faglia. Le stelle verdi mostrano, invece, i tre eventi maggiori della sequenza (24 agosto, M 6.o; 26 ottobre, M 5.9; 30 ottobre, M 6.5). Le frange di colore mostrano un movimento del terreno complesso e che evidenzia due distinti fenomeni: la dislocazione sismica, ovvero lo scorrimento degli opposti blocchi di crosta terrestre lungo le superfici di faglia profonde che hanno causato i tre terremoti principali, e i movimenti molto superficiali e localizzati come scarpate di faglia, riattivazioni di frane e sprofondamenti carsici. Alla rottura direttamente legata al sisma (la dislocazione sulla faglia) è imputabile l’andamento concentrico generale delle frange colorate. Mentre le interruzioni, gli addensamenti o le piegature ad angolo acuto delle frange sono dovute a movimenti di rottura più superficiali. Questo è il contributo che i terremoti, ripetendosi nel tempo, forniscono alla costruzione dei paesaggi appenninici.

I piani di faglia

I piani di faglia

I piani di faglia In quest’altra figura sono mostrati in grigio i due piani di faglia attivati con il terremoto di Amatrice del 24 agosto scorso e in rosa, una possibile ricostruzione (non un modello) del piano di faglia su cui sono probabilmente avvenuti gli eventi del 26 e del 30 ottobre.

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