Treofan, i sindacati: «La lotta continua»

Terni – «Inaccettabile» la proposta dell’azienda di sospendere lo sciopero, nuova assemblea e nuove iniziative

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«Prendiamo atto della posizione presa dalla società, la consideriamo inaccettabile, manifestiamo forti critiche e la riteniamo addirittura contraddittoria rispetto a dichiarazioni fatte dalla stessa alla presenza del Mise solo pochi giorni fa»: così le segreterie nazionali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uilca Uil rispondono alla ‘proposta aziendale’ ricevuta dai vertici della Treofan venerdì pomeriggio. «Ancora una volta – denunciano le tre sigle in una nota nota – assistiamo all’ennesima indisponibilità aziendale ad un vero confronto propedeutico al rilancio dello stabilimento di Terni». Già programmata una nuova assemblea dei lavoratori.

«Protesta doverosa e legittima»

«Dopo diciotto mesi in cui le organizzazioni ed i lavoratori, hanno denunciato atti e politiche volte al depauperamento dello stabilimento, a vantaggio di altri stabilimenti di Treofan e di Jindal, chiedendo all’azienda di sospendere un disegno, siamo a registrare l’ennesimo tentativo di ascrivere la perdita dei clienti dello stabilimento ternano alle iniziative legittime di lotta messe in atto dai lavoratori, dopo il fallimento, a causa della indisponibilità aziendale, di tracciare un piano di garanzia e sviluppo pluriennale per lo stabilimento». I sindacati definiscono «un atto legittimo», quello della lotta, «dovuto e doloroso, arrivato solamente alla fine del percorso durato lunghi mesi, messo in atto a causa di continue mancate risposte e/o addirittura dichiarazioni di chiusura dello stabilimento ternano». Il sindacato ed i lavoratori «hanno sempre mantenuta aperta la porta del dialogo e apprendono solo oggi con ritardo di giorni, rispetto ai tempi stabiliti anche con il Mise, l’ennesima indisponibilità al confronto sul documento inviato il 15 luglio, documento che tracciava e rimarcava il percorso definito nell’incontro al tavolo ministeriale ed al quale la stessa Treofan aveva dichiarato un’apertura di discussione su alcuni temi proposti». Viene dunque biasimato il tentativo «di responsabilizzare i lavoratori e le organizzazioni sindacali rispetto alla perdita dei clienti, dopo averli serviti da altri stabilimenti; dopo avere comunicato della indisponibilità dal mese di febbraio di una serie di prodotti dello stabilimento ternano, in quanto la produzione sarebbe stata sospesa, con la sostituzione degli stessi con altri prodotti Jindal».

«Serve un accordo di programma»

La lettera aziendale non fa che confermare le preoccupazioni e porta le segreterie nazionali «a coinvolgere nuovamente i lavoratori attraverso un’assemblea, con la quale si valuteranno e si decideranno le azioni a questa ulteriore mancata risposta». Inoltre, si richiede al ministero dello sviluppo economico «di proseguire sulla linea intransigente emersa nelle ultime ore, a difesa del lavoro e delle produzioni del nostro Paese, attraverso la definizione di un accordo di programma, nel quale assumere un ruolo di garanzia per entrambe le parti, che sancisca in maniera definitiva e prioritaria il trasferimento della taglierina dallo stabilimento ex Treofan di Battipaglia, l’installazione dei fluff silos per ridurre gli scarti e nel contempo prevedere un progressivo aumento dei volumi produttivi da definire attraverso un percorso modulato nelle tempistiche, contestualmente alla necessaria valutazione sul rigranulatore come previsto nella proposta sindacale del 15 luglio». «Riteniamo – concludono Filctem, Femca e Uiltec – che questa sia l’unica strada percorribile per ricomporre questa drammatica vertenza che sta compromettendo il futuro di tanti lavoratori e il tessuto industriale del territorio Ternano e di un tassello importante nel sistema del film in polipropilene del nostro Paese. Per quanto attiene alla gestione degli scarti stoccati all’interno dello stabilimento, si conferma la totale disponibilità di tutti gli operatori per ogni prestazione relativa alla sicurezza dell’azienda, del sito, dei luoghi di lavoro e ovviamente di tutti i lavoratori».

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