Umbria, il PD: «Il voto pone interrogativi»

Il segretario dell’Umbria, Giacomo Leonelli parla del referendum ed esprime «la più totale contrarietà alla lista unica col centro destra» per le elezioni alla Provincia di Perugia

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Giacomo Leonelli

Giacomo Leonelli

di Giacomo Leonelli
Segretario regionale del PD

Un esito netto, quello del referendum, su cui il Pd Umbria ha aperto, con la direzione svoltasi oggi pomeriggio a Perugia, una riflessione franca e partecipata. Il voto ha bocciato una riforma nata nel Pd e che viene da lontano. Le urne hanno restituito un dato abbastanza omogeneo, con due elementi, su tutti, particolarmente preoccupanti: il voto dei giovani e la difficoltà di penetrazione del Pd e delle sue politiche rispetto ai ceti deboli.

Se c’è stato un voto politico contro il Governo, allora quel voto è stato più critico nei ceti più in difficoltà e questo deve interrogarci. Perché questo Governo di cose di sinistra ne ha fatte, dalla Legge sul Dopo di noi, alla stabilizzazione precari, dalla decontribuzione per assunzioni al sud: elementi che vanno in direzione di un sostegno a quella parte di Paese che ha sofferto di più ma che rimane impermeabile alla proposta politica che mettiamo in campo.

Anche il dato in Umbria si è rivelato abbastanza omogeneo col quadro nazionale che ci dice che la nostra proposta ha faticato a varcare i confini del Pd. L’Umbria, fatta eccezione per l’anomalia di Bolzano, arriva dopo Emilia e Toscana per i voti al sì.

Un dato luci e ombre. Tra le ombre il dato della provincia di Terni dove in alcuni comuni il sì è sotto la media nazionale. Tra le luci il dato di Perugia, unico capoluogo con il centrodestra al governo dove vince il sì. Nel resto dell’Umbria il risultato è sintomatico di una mobilitazione che in parte c’è stata; in parte perché un po’ ovunque è mancato un coinvolgimento emotivo.

Ora è condivisibile la linea del segretario nazionale rispetto alla conclusione della legislatura, nata per fare le riforme. Bisogna andare al voto prima possibile ma nella convinzione che l’attuale sistema mette in discussione la vocazione maggioritaria del Pd, che dovrà rimodulare il suo ruolo nell’arco costituzionale, e che con ogni probabilità le larghe intese non finiranno con questa legislatura.

C’è poi il tema congresso: l’assemblea nazionale di domenica rappresenta un appuntamento centrale per il futuro del nostro partito. Saremo chiamati a decidere con quali obiettivi e su quali premesse costruire il prossimo appuntamento congressuale. È evidente che abbiamo bisogno di un congresso fatto bene, che metta sul tavolo i nodi irrisolti, che faccia chiarezza sulla partecipazione e sul confronto interno e che dia piena legittimazione alla classe dirigente. Sarebbe un errore fare un congresso monco, per questo ho proposto che si facciano anche i congressi regionali e soprattutto che non si limiti il dibattito alla selezione della leadership.

Perché la discussione sia davvero franca e utile sarà opportuno farla partire dal basso e dovrà orientarsi anche agli strumenti da mettere in campo per ripensare il ruolo del partito, anche tenuto conto che con la vittoria del no si è purtroppo portato a un punto di arresto un percorso riformatore che ha rappresentato il cuore delle politiche del centro sinistra negli ultimi decenni.

Non siamo nella condizione di andare avanti senza la ricostruzione di un corpo del partito: va allargato il campo rispetto al ruolo delle componenti, delle aree, delle sensibilità politiche e va ricomposta una discussione interna dove il merito delle questioni e delle persone venga prima degli interessi di parte, senza dibattiti conflittuali a prescindere.

Altro elemento di riflessione: come si è cittadini nel Pd, con quali diritti e quali doveri, visto che una parte dei dirigenti ha contrastato palesemente le scelte condivise nel partito. In Umbria ci sono in campo progetti importanti: stiamo portando avanti un percorso su bellezza e qualità, con in programma due iniziative a gennaio sui temi della promozione e della cultura.

La segreteria regionale ha lanciato, per i primi di febbraio, gli Stati generali contro le povertà: occorre capire gli effetti delle misure messe in campo e come incidere su una realtà preoccupante come segnalano i dati ISTAT.

Nell’immediato c’è da affrontare il passaggio del rinnovo dei consigli provinciali: sono per lasciare piena autonomia alle federazioni provinciali ma ho manifestato la mia più totale contrarietà alla ipotesi di una lista unica col centro destra, sarebbe un segnale pessimo rispetto alla contendibilità delle cariche e rispetto alla esigenza di portare avanti le istanze del Pd nella più totale trasparenza.

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