Un robot chirurgico all’ospedale di Spoleto

L’assessore regionale Barberini: «‘Leonardo da Vinci XI’ ad alta definizione innalza la qualità anche del presidio di Foligno»

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Permette al chirurgo di eseguire interventi complessi con un’invasività ridotta, riducendo le complicanze e i tempi di ricovero e favorendo così un più rapido recupero funzionale del paziente: a pochi giorni dalla ‘presa di servizio’ del nuovo robot chirurgico ‘Leonardo da Vinci XI’ ad alta definizione, acquistato dalla Usl Umbria 2 e a servizio da inizio giugno della chirurgia, dell’urologia e della ginecologia dei presidi ospedalieri di Foligno e Spoleto, si è tenuta all’ospedale di Spoleto una conferenza stampa che, oltre ad illustrare le caratteristiche dello strumento, è servita per fare il punto su quanto è stato fatto finora con la ‘vecchia’ strumentazione, e quante nuove opportunità si aprono grazie alla nuova tecnologia.

Scuola di chirurgia robotica «Oggi – ha detto l’assessore regionale alla sanità Luca Barberini – si realizza un intervento in collaborazione tra la Regione, le Usl, gli operatori e i professionisti, per mantenere, non solo la storia che ha caratterizzato il presidio ospedaliero di Spoleto, ma per guardare avanti e con un occhio diverso al futuro che si apre anche a nuove prospettive. A Spoleto è nata una scuola di chirurgia robotica, ma forti di questa tradizione, ora occorre cambiare passo per rispondere alle nuove esigenze di salute dei cittadini. Con la scelta di acquistare questo strumento di avanguardia abbiamo voluto guardare ad una sanità innovativa che non si ferma. Per questo robot abbiamo investito 3 milioni di euro facendo la scelta di mettere a disposizione un robot ogni 300 mila abitanti».

La sfida L’assessore ha poi evidenziato che «questi investimenti sono fatti anche grazie alla collaborazione e dietro la spinta di professionisti esperti e motivati che hanno fatto esperienza anche fuori dalla regione e che ora si mettono a disposizione dei presidi ospedalieri, come quelli di Spoleto e Foligno, che lavorano in collaborazione in queste due realtà ospedaliere che possiamo definire come il terzo polo della sanità umbra». Il lavoro di squadra e la collaborazione tra i due ospedali, ha concluso, «è la sfida che abbiamo per i prossimi anni che sarà portata avanti potenziando le strutture nell’ottica di un modello attrattivo anche per altre realtà grazie all’innovazione e alla competenza dei professionisti e con l’idea di abbattere sempre di più le distanze». Il direttore generale della Usl Umbria 2, Imolo Fiaschini, ha sottolineato che l’Azienda ha «creduto fortemente in questo investimento all’ultimo ‘grido’» e ha voluto ringraziare, «oltre ai professionisti, i servizi che fanno gli acquisti e quelli tecnici dell’ospedale per la velocità con la quale è stato effettuato l’acquisto, nonché per i tempi rapidi dell’espletamento di tutte le pratiche burocratiche che hanno bloccato solo per pochissimi giorni l’attività».

La precisione I medici responsabili delle strutture complesse che utilizzano il robot hanno poi spiegato che si tratta di uno strumento di ultima generazione per la chirurgia robotica mininvasiva più evoluta, grazie al quale l’atto chirurgico diviene sensibilmente più preciso garantendo il rispetto delle strutture ‘nobili’ da cui spesso dipende la qualità di vita del nostro paziente. Nella maggior parte dei casi il robot infatti, è dedicato al trattamento delle patologie oncologiche, dove la radicalità ‘curativa’ deve trovare il giusto bilanciamento con la necessità di preservare quanto più possibile la funzione dell’organo ammalato. In ambito di chirurgia generale, il robot è utile nel trattamento della patologia oncologica del fegato, vie biliari, pancreas e di tutto il tratto intestinale (in particolare colon e retto) e in alcune patologie disfunzionali del tratto gastroenterico. In ambito di urologia, il ‘Leonardo da Vinci’ è utile nel trattamento della patologia oncologica del rene, prostata, vescica, e in alcune patologie disfunzionali dell’alto e basso apparato urinario.

I numeri Per l’anno in corso e i successivi, le previsioni di impiego saranno di almeno 6 procedure maggiori alla settimana, suddivise fra le varie specialità, fino ad un numero annuo di prestazioni che dovrebbero agevolmente raggiungere le oltre 200 procedure. Con riferimento al 2017 e fino a marzo 2018, le strutture che hanno impiegato tale tecnologia, vale a dire le strutture di chirurgia generale di Spoleto e di Foligno e la struttura di urologia, hanno eseguito in totale 116 procedure. Nel dettaglio sono state eseguite 6 procedure per neoplasie dello stomaco, 14 per neoplasie del colon, 5 per neoplasia del retto, 13 per neoplasie del rene, 63 di prostatectomia radicale, 1 cistectomia. Sono stati inoltre eseguiti ulteriori interventi di ginecologia, chirurgia generale ed urologia per patologie di tipo funzionale.

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