Vissani: «Chef celebri? Lasciamo perdere»

Terni, il famoso cuoco con sede a Baschi ne ha per tutti: «Persone odiose e mediocri stanno distruggendo tutto, col fattivo aiuto delle guide gastronomiche»

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La diplomazia non è mai stata il suo forte e Gianfranco Vissani – parlando con Quotidiano.net – ne ha data l’ennesima dimostrazione. Il famoso chef con sede a Baschi (Terni), interpellato a proposito del caso dell’aiuto cuoco che avrebbe versato del lassativo nell’acqua del suo superiore, commenta così: «Troppe ore di lavoro, troppo sfruttamento. Sono pochissimi quelli che accettano un posto dopo aver chiesto quanto si guadagna esattamente. Si buttano e poi vedono. Così finiscono in balìa di chef mercenari, più o meno celebri, che impongono il loro modo arrogante di lavorare e di comandare. Lo impongono anche ai proprietari, che devono far tornare i conti e pagano gli ultimi arrivati solo quando capita».

Masterchef Poi si va sui dettagli: «Queste persone odiose e mediocri stanno distruggendo tutto, col fattivo aiuto delle guide gastronomiche. Ne riparliamo fra un paio d’anni, vedrete. Si sta annientando un’economia. Ovviamente i giovani sono le prime vittime. Guardano Masterchef, pensano chissà che cosa, mettono il naso in una cucina e solo lì si rendono conto. Sa quanti sono quelli che dopo un giorno non si fanno più vedere? Tanti. Perché non reggono a quell’inferno. Però vorrei aggiungere una cosa su quella storia dei lassativi».

La gavetta E quindi si passa ai colleghi: «La gavetta io l’ho fatta davvero. In cucina a Villa Madama il mio compito era spalare carbone tutto il giorno. Arrivavo a sera con le gambe che restavano nere anche lavandole. Pensavo di essere malato». La gavetta l’hanno fatta anche tanti altri chef famosi. «Quelli famosi oggi? Lasciamo stare».

La sentenza A un giovane che volesse fare il cuoco, oggi Vissani direbbe «che non è tutto oro quello che luccica, ovviamente. Ci vogliono una lunga gavetta, un titolo di studio, un buon inglese parlato. E poi bisogna entrare in cucina con intelligenza e cautela». E suo figlio scegliesse quel mestiere, ne sarebbe contento? «No. Oggi il sacrificio richiesto è enorme, troppo grande».

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