Perugia, se un Ostello si trasforma in ‘muro’

Ponte Felcino, cittadini contro gli stranieri ospiti. Un dipendente: «Ma fino a poco tempo fa qualcuno nemmeno sapeva che esistesse»

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di L.P.

C’è chi viene e c’è chi va. Ma c’è anche chi resta e diventa cittadino italiano, come ha evidenziato il dossier statistico sull’immigrazione presentato nei giorni scorsi in Regione. E come confermano i dati che arrivano da Terni.

Di passassgio Qui a Ponte Felcino, invece, sono solo di passaggio. Stanno da qualche settimana a due mesi al massimo. Vengono tutti dall’Africa subsahariana. Hanno attraversato il mare, lo stesso che inghiotte tanti loro compagni di viaggio. Chi ce la fa, dopo aver fatto tappa in uno dei centri di prima accoglienza, viene spedito nelle strutture di accoglienza temporanea. A Ponte Felcino, ad accoglierli, c’è l’ostello Villa Giardino.

LE FOTO DELL’OSTELLO

L’Ostello A due passi dal Bosco Didattico, nel pieno centro di questa piccola frazione in provincia di Perugia, l’Ostello ospita al momento 60 persone. C’è chi viene dal Niger, chi dalla Guinea, chi dal Mali. «Stanno due o tre settimane, d’estate spesso vengono coinvolti nei lavori di manutenzione del verde – afferma Claudio Bazzarri che da anni, con la sua associazione, si prende cura di quest’oasi – ma non danno alcun problema alla comunità locale».

I problemi E garantisce che «non ci sono problemi di convivenza. L’unico episodio risale a qualche settimana fa quando, durante un torneo di calcio, sono volate parole pesanti la lite è finita con una ferita di bottiglia riportata da uno dei due avversari. Ma più che problemi di integrazione questi sono problemi calcistici – prosegue Claudio – mentre il vero problema qui è rappresentato da chi semina odio e paura», conclude. Eppure qualche segnalazione deve essere stata fatta se il consigliere comunale del gruppo misto Sergio De Vincenzi ha presentato un’interrogazione per capire come viene gestita l’accoglienza all’ostello Villa Giardino.

I fatti Negli anni ’90 la struttura è stata acquistata dal Comune per circa 160 milioni di lire. Venne poi ristrutturata, durante il Giubileo, attraverso un progetto di riorganizzazione che servì ad ampliare la rete turistica cittadina. Da qui la partnership con l’Associazione italiana alberghi per la gioventù che mise la propria parte per il restauro e ottenne la gestione per 28 anni.

Le proteste Eppure a qualche abitante di Ponte Felcino la questione disturba. In particolare il fatto che una struttura pubblica venga riservata all’accoglienza dei migranti e, quindi, di fatto tolta alla comunità locale. Inoltre non ci sono più le prenotazioni dei turisti perché «nessuno vorrebbe soggiornare in un luogo pieno di stranieri». Da qui è partita la segnalazione che è poi arrivata in Consiglio Comunale.

La stranezza «Il clima qui a Villa Giardino è conviviale. Non capisco – racconta chi ci lavora – chi può essere infastidito dalla loro presenza. Si sono accorti dell’esistenza di questa struttura ricettiva solo ora che sono arrivati gli immigrati? Spesso è capitato che i turisti non riuscivano a trovare l’Ostello e ci dicevano che, chiedendo indicazioni ai residenti, nessuno sapeva dove fosse Villa Giardino. Ora tutti gli occhi sono puntati su questa struttura e la cosa fa un po’ sorridere». Amaramente.

L’accoglienza A Villa Giardino è Arci Solidarietà che si occupa della gestione dell’accoglienza. I posti letto sono 98 e al momento sono ospitati una sessantina di profughi, quasi tutti uomini, ci sono solo cinque donne e una bambina di appena cinque mesi, tutti provenienti dall’Africa subsahariana. La mattina gli ospiti sono impegnati nelle lezioni di italiano, poi si fa pranzo tutti insieme nella grande mensa, con un menu ‘italo-africano’, come lo chiamano qui. Il pomeriggio si ritrovano nella hall, navigano su internet, qualcuno suona la chitarra. Cercano di mettersi in contatto con le proprie famiglie.

Il viaggio Non hanno molta voglia di chiacchierare. Sono stanchi, spesso tristi, non sanno per quanto tempo rimarranno qui e ancora non possono cercare lavoro, almeno finché non arriveranno i documenti. Il viaggio, spesso, è stato più lungo del previsto. Come quello di Abdullai, 24 anni, che arriva dalla Guinea Bissau ed è sbarcato in Italia il 20 agosto scorso, su un barcone assieme a tanti altri clandestini. Nel lungo viaggio che l’ha portato fino alle coste siciliane, ha attraversato Gambia, Senegal, Mali, Burkina Faso, Niger e infine è arrivato in Libia, dove è stato un anno. Lì ha fatto qualsiasi tipo di lavoro per racimolare i soldi per pagarsi il viaggio, 1.300 euro circa. Una traversata verso una nuova vita. Dieci ore, di notte, su un gommone, in mezzo al mare che ha inghiottito tanti altri ragazzi come lui. Poi finalmente, al mattino, ha visto la terra.

I pregiudizi «Dispiace che siano i pregiudizi a parlare – afferma Elena Bazzucchi, direttrice dell’Ostello – piuttosto che l’esperienza diretta di comprensione e confronto con queste persone. So che a breve il Comune verrà a visitare questo posto, spero così finalmente possano essere messe a tacere le tante falsità che circolano».

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