Terni, inceneritore: esposto sospetto

Una richiesta di indagini – si difende Terni Biomassa e si accusa Arpa – arriva alla procura della Repubblica: ma non è chiaro chi l’abbia inviata

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La cosa era venuta alla luce ad aprile, ma era iniziata a dicembre del 2015, con diversi accessi ispettivi, all’interno dell’inceneritore di Terni Biomassa a Maratta, dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) di Perugia, coordinati dal capitano Francesco Motta, con l’ausilio di tecnici Arpa.

Terni Biomassa

Terni Biomassa

Lo ‘stop’ Tanto che a maggio era scattata la ‘diffida’ da parte della Regione Umbria nei confronti dell’azienda e proprio sulla base delle rilevazioni fatte. Subito dopo, poi, era arrivata la decisione del sindaco Di Girolamo, che ha ordinato a Terni Biomassa «la immediata sospensione della attività fino al ripristino delle condizioni autorizzative», anche in seguito ad una nota della Usl2 e dalla conseguente richiesta inoltrata dagli uffici comunali.

Le polemiche Terni Biomassa aveva esposto le sue ragioni: «Confermiamo che i risultati sono stati sempre ampiamente entro i limiti, anche quelli fatti 15 giorni prima dei controlli effettuati da Arpa che hanno riscontrato il superamento delle diossine. Allo stato attuale – era però la sottolineatura – non conosciamo le modalità con cui Arpa ha effettuato i controlli e non abbiamo evidenza formale dei risultati». Arpa aveva risposto a stretto giro: «Forse dimenticano che il nostro laboratorio viene utilizzato, tra gli altri dalla procura della Repubblica, dai carabinieri e dalla Guardia di finanza. E che siamo gli unici, nel centro Italia, ad effettuare analisi sui materiali bioplastici per la rilevazione delle diossine. Comprendiamo la necessità di difendersi, ma quella sortita potevano davvero risparmiarsela». Poi era calato il silenzio.

La sede dell'Arpa a Terni

La sede dell’Arpa a Terni

L’esposto sospetto Ma adesso sembra esserci una novità – non tanto sul ‘merito’, quanto sul ‘metodo’ – perché salta fuori un esposto, inviato alla procura della Repubblica, alla Regione Umbria e al Comune di Terni (che lo ha protocollato il 15 giugno scorso) che lascia quanto meno perplessi. Il documento, infatti, è senza dubbio autentico, ma forti dubbi si hanno sulla sua reale origine.

Il testo Nel documento «si segnala che le procedure utilizzate da Arpa Umbria per il campionamento delle emissioni in atmosfera, effettuate durante il controllo dell’impianto di incenerimento della ditta Terni Biomassa sito in Terni, sono in difetto rispetto alla normativa attualmente in vigore, in quanto non risultano certificate. In considerazione che tale impianto risulta ad oggi chiuso, a seguito dell’ordinanza e dei vari provvedimenti presi dagli enti competenti, dopo aver ricevuto l’esito dei controlli effettuati e referti analitici emessi da Arpa, che difettano di regolarità, si chiede a codesta autorità giudiziaria di svolgere le più opportune indagini al fine di stabilire, a seguito delle stesse, se siano state commesse violazioni di legge, anche penalmente rilevanti, nel comportamento dei tecnici Arpa. Giova ricordare che l’operato dei tecnici dell’Arpa effettuato in modo illegittimo ha creato un danno economico e di immagine alla ditta oltre che alla città di Terni».

L’azienda Lanfranco Graziani, il responsabile dell’impianto ternano, cade dalle nuvole: «Credo proprio di poter escludere – dice a umbriaOn – che questa iniziativa possa essere state presa di concerto con Terni Biomassa. Noi stiamo lavorando per adempiere alle richieste che ci sono state fatte ed essere nelle condizioni di poter riavviare gli impianti in tempi brevi.

La firma La firma sul documento, nel quale si chiede di indagare su Arpa, risulta essere di una donna, Ambra Carlotti, che però – qui forse un’indagine non ci starebbe male – umbriaOn non è riuscita a rintracciare. E, anche per questo, il dubbio che si possa trattare di un’iniziativa quanto meno ‘singolare’ è forte. Ma chissà, magari la signora Carlotti esiste davvero. E vorrà spiegare perché ha perso questa iniziativa.

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