«Terni meno inquinata di una lavanderia»

A dirlo è il dottor Armando Mattioli, responsabile della sicurezza sui luoghi di lavoro dell’area nord della Usl2

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L’assemblea non è stata particolarmente affollata, ma fa discutere lo stesso. Anzi, di più. Perché a convocarla, a Terni, è stato direttamente un medico – il dottor Armando Mattioli, responsabile della sicurezza sui luoghi di lavoro dell’area nord della Usl2 – pare senza nemmeno informarne il direttore generale, Imolo Fiaschini. Che non l’avrebbe presa bene.

terni inquinamento tk-astL’argomento Tanto più che l’assemblea è servita per presentare ‘un aggiornamento dell’impatto sanitario nell’anno 2015 della situazione epidemiologica e valutazione dell’impatto sanitario degli inquinanti ambientali nel Comune di Terni’. Un tema che, ça va sans dire, solo a nominarlo nella ‘Conca’ fa scattare almeno un miliardo di campanelli di allarme e che, per questo, va maneggiato con cura.

 

LO STUDIO PRESENTATO A TERNI

Unacentralina dell'Arpa

Una centralina dell’Arpa

Inquinamento Il dottor Mattioli, che spiega di aver fatto «io stesso gli inviti, alle associazioni ambientaliste di cui avevo gli indirizzi e facendomi aiutare a trovarne altri da un funzionario del Comune di Terni, ma la risposta è stata deludente», ha invece preferito usare poche precauzioni nel presentare una relazione incentrata «sui dati dell’inquinamento dell’aria legato a Pm2,5 e Pm10, al benzene, agli Ipa ed ai metalli pesanti elaborati con le stesse modalità della relazione 2015, con l’aggiunta, rispetto ad essa, della stima della morbosità basata sui dati delle schede di dimissione ospedaliera». E nella quale «si è trattato in modo più approfondito il rischio legato alle diossine presenti negli alimenti, con elaborazione dei dati dei campionamenti effettuati negli anni 2012-2015. Su questa tematica si è anche affrontato l’aspetto riguardante le incertezze e le controversie esistenti in ambito scientifico, soprattutto rispetto al rischio cancerogeno. Si è anche affrontata una questione che, soprattutto a livello mediatico, ha rappresentato ‘un’emergenza’, vale a dire l’inquinamento dell’acquedotto da tetracloroetilene avvenuto nell’inverno 2015».

PolveriLe polveri Secondo le elaborazioni illustrate, «gli effetti nel lungo periodo dell’aumento delle Pm2,5 nel 2015 rapportato al periodo 2013-2014 è stimabile in circa 21 morti in più l’anno per tutte le cause fra gli abitanti del comune di Terni sopra i 30 anni d’età. Le morti stimabili per anno per le patologie cardio-vascolari sono 16, per le patologie respiratorie 2.6, per i tumori del polmone 2.4», mentre «gli effetti a breve termine delle Pm10 sono stimabili in circa 3 morti in più rispetto al 2014, 6 ricoveri in più per patologie respiratorie e 4 in più per patologie cardiache».

Il cibo Le rilevazioni sono state anche riferite agli alimenti interessati da fenomeni inquinanti e per quanto riguarda «il rischio incrementale cancerogeno in 70 anni su una popolazione di 100 mila persone che consumasse esclusivamente i prodotti contaminati e per i livelli di contaminazione rilevati nei campioni prelevati è stimabile in circa 0,6 tumori per un consumo medio giornaliero a persona di 17 e 14 grammi di lattuga e zucchine; circa 6 tumori per un consumo medio giornaliero a persona di 130 grammi di latte; circa 3 tumori per un consumo settimanale a persona di 2 uova e circa 16 tumori per un consumo medio giornaliero a persona di 43 grammi di carne rossa».

Terni fontanella gabelletta asm acqua (3)Il tetracloroetilene Per quanto riguarda i superamenti riscontrati in alcuni punti dell’acquedotto di Terni nel mese di dicembre 2015 e considerando l’ipotesi peggiore, ha spiegato il dottor Mattioli, «il valore medio di concentrazione per il periodo dal 17 novembre al 24 dicembre risulta pari a 38 mcg/lt, inferiore al valore guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, ma superiore al valore limite stabilito dal DLgs 31/2001». Ma secondo il responsabile della sicurezza sui luoghi di lavoro dell’area nord della Usl2, «i risultati si collocano tutti al di sotto, anche di due ordini di grandezza, a 0,6 probabilità su 1 milione di contrarre un tumore, ipotizzando, nell’ipotesi peggiore, un consumo giornaliero di 2 litri di acqua per i 27 giorni di superamento del valore limite di legge».

La lavanderia Insomma, per farla breve, il valore riscontrato a Terni è di vari ordini di grandezza inferiore a quello che provoca effetti acuti nell’uomo e negli animali, ed inferiore anche a quello che provoca effetti cronici, che dato anche il breve periodo di esposizione non avrebbero potuto comunque verificarsi. Il rischio – ha sintetizzato il dottor Mattioli – sarebbe stato inferiore a quello corso trascorrendo un’ora all’interno di una lavanderia a secco che usa tetracloroetilene». Di ambientalisti, come detto, all’assemblea ce n’erano pochi.

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