Terni, omicidio Livi: 18 anni a Franco Sorgenti

Un delitto consumato a colpi di coltello, nell’appartamento di via Gramsci dove la coppia viveva con le due figlie minori

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18 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato: questa la pena inflitta dal gip Massimo Zanetti a Franco Sorgenti, il pensionato 67enne di Terni, ex operaio Ast, che nella notte fra il 28 e il 29 ottobre dello scorso anno ha ucciso a coltellate la moglie Laura Livi (36), nell’appartamento di via Gramsci dove la coppia viveva insieme alle due figlie di 2 e 7 anni.

LE FOTO DALL’INTERNO DEL TRIBUNALE

Terni processo Livi sentenza (15)La sentenza La lettura della sentenza è avvenuta intorno alle 18 di mercoledì pomeriggio. L’uomo è stato giudicato dal gip Massimo Zanetti con le modalità del rito abbreviato, chiesto dai legali difensori dell’omicida: gli avvocati Enrico De Luca e Manlio Morcella. In aula, il pm Camilla Coraggio aveva chiesto una condanna a 27 anni di reclusione, ridotta automaticamente a 18 anni con l’abbreviato.

LA LETTURA DELLA SENTENZA- IL VIDEO

Risarcimenti Franco Sorgenti è stato anche condannato a versare un risarcimento ‘provvisionale’ di 100 mila euro a ciascuna delle due figlie e di 30 mila euro ai familiari della vittima, i gentori ed il fratello, costituitisi parte civile attraverso l’avvocato Roberto Spoldi. Risarcimenti ‘simbolici, anche per il Comune di Terni e le associazioni che si erano costituiti parte civile: 5 mila euro. Questa somma è a titolo definitivo.

I COMMENTI DEGLI AVVOCATI – LE INTERVISTE

Terni processo Livi sentenza (9)Il delitto Due le coltellate fatali che avevano raggiunto Laura Livi al fegato, tali da causare uno shock emorragico che non le aveva lasciato scampo. Dopo la brutale esecuzione, Franco Sorgenti aveva chiuso a chiave la porta della camera dove le due figlie stavano dormendo, per evitare che potessero imbattersi in tanta atrocità. Poi era andato a costituirsi in carcere e lì era stato raggiunto e arrestato dai carabinieri.

Terni processo Livi associazioni donne (9)Il presidio Mercoledì mattina le associazioni ‘Terni Donna’, ‘Libera..Mente Donna’ e gli insegnanti e i genitori della Direzione didattica della scuola Mazzini hanno dato vita ad un presidio davanti al tribunale, per chiedere giustizia e «dimostrare piena solidarietà alla famiglia di Laura e alle sue figlie». Per le associazioni, «solo una vera alleanza tra tutte le istituzioni del territorio, a partire dalla scuola fino ad arrivare ai tribunali, può mettere fine alla tragedia rappresentata dalle violenze che le donne si trovano costrette a subire ogni giorno». Sostegno alla manifestazione è arrivato anche dal sindaco di Terni, Leopoldo di Girolamo e dal senatore Gianluca Rossi (Pd) che esprime la propria vicinanza «alla famiglia di Laura Livi e a tutte le donne vittime di violenze cieche, efferate e talvolta mortali. È sempre più urgente – afferma il parlamentare – l’approvazione rapida, da parte del consiglio regionale, della legge sulle ‘politiche di genere e per una nuova civiltà delle relazioni tra donne e uomini’, fondamentale per potenziare i servizi regionali di contrasto alla violenza di genere».

Il commento «All’inizio del dibattimento – affermano le associazioni Terni Donne e Libera..Mente Donna – l’imputato ha richiesto di rilasciare una dichiarazione spontanea nella quale però non è stato possibile ravvedere il pur minimo pentimento o alcuna richiesta di perdono, ma la sola volontà di ottenere il minimo della pena. Questo mancato pentimento è stato colto e esplicitato anche dal giudice nella sentenza che condanna Sorgenti al massimo della pena richiesta dal pm, 18 anni, comprensivi dello sconto di pena per il rito abbreviato e la negazione degli arresti domiciliari. Il collegio difensivo – accusano le associazioni – durante il dibattimento si è distinto per numerose affermazioni sessiste, adducendo come motivazioni del gesto del Sorgenti i comportamenti della moglie e arrivando addirittura a chiedere la derubricazione dell’accusa di omicidio volontario a colposo per legittima difesa».

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