A Perugia il Masaniello che fa tremare il Miur

Tappa in Umbria per Marcello Pacifico di Anief, che vuole cambiare la scuola italiana a colpi di ricorsi: «Il diritto non deve far paura»

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È il più temuto dall’establishment del ministero dell’Istruzione. Come Masaniello, guida dal basso la rivolta contro i provvedimenti ingiusti: a suon di ricorsi, il suo sindacato si è fatto un nome prendendo a spallate i palazzi di viale Trastevere. In questo periodo sta girando l’Italia con i suoi seminari sulla ‘Buona Scuola’, riforma che lui ovviamente contesta in vari punti, e per fare proselitismo sul territorio. La tappa umbra era all’Ipsia Cavour Marconi Pascal di Perugia.

UN ESTRATTO DEL SEMINARIO E L’INTERVISTA A PACIFICO – VIDEO

Marcello Pacifico

Marcello Pacifico

Presidente Anief Si chiama Marcello Pacifico, è un quarantenne siciliano con una parlantina incessante che dopo un accenno di carriera accademica è entrato nel mondo della scuola e ha deciso di fondare Anief, associazione nazionale insegnanti e formatori. Ha la passione della storia, in particolare quella medievale, disciplina nella quale ha fatto il dottorato di ricerca. Ha la fissa per le citazioni: nei suoi incontri pubblici ne fa a bizzeffe, anche in latino. E nei momenti morti dei seminari intrattiene l’uditorio raccontando l’etimologia greca dei termini dialettali del luogo in cui si trova, confrontandoli con quelli della sua Sicilia. A Perugia era particolarmente divertito quando ha scoperto che la parola ‘gimo’ è simile al napoletano ‘jamme’.

Contro la ‘buona scuola’ Nell’auditorium dell’istituto perugino c’erano decine di insegnanti. Lui ha tenuto botta per oltre tre ore, passando da un articolo di legge a una citazione a una battuta su ‘Matteo’, il papà della ‘Buona Scuola’, chiamato quasi sempre per nome di battesimo, con la tipica ‘e’ aperta e allungata di certe zone della Sicilia. Argomento dell’incontro era appunto l’analisi della legge 107 e degli schemi dei decreti delegati, con focus su formazione, sostegno, esami di stato, istruzione professionale, diritto allo studio e altri approfondimenti. Un provvedimento che Anief ha sempre osteggiato, non solo con i ricorsi. La parte più eclatante riguarda i famosi esodi dal sud al nord per entrare in ruolo e la confusione sulle classi di concorso: «Stanno costringendo un professore d’inglese a insegnare francese, uno che ha studiato solo latino a insegnare greco, uno di matematica a insegnare musica. E in tutto questo hanno impedito agli abilitati di partecipare al piano straordinario salvo poi chiamarli, ma come supplenti».

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Un momento dell’incontro

Pensioni e stipendi C’è spazio per amare riflessioni sugli aumenti di stipendio e sulla maturazione dei contributi pensionistici per chi oggi sta lavorando. «Ci ritroveremo ad avere una pensione misera e ci converrà rimanere a scuola fino a che non moriamo – dice Pacifico ai suoi ‘spettatori’ fra lo scherzo e l’amara verità – cosa c’è di più bello che morire in servizio e magari avere un’aula intitolata dopo che siamo passati a miglior vita?». Anche sugli stipendi c’è molto da dire: «Gli aumenti non corrispondono all’aumento del costo della vita negli ultimi anni, 20 punti negli ultimi dieci anni».

Diplomati Magistrali «Si procede con un ricorso nel momento in cui non c’è una risposta delle amministrazioni: le regole devono essere giuste, se sono sbagliate vanno impugnate», dice Pacifico. A proposito di ricorsi, in questi giorni si attende il responso dell’adunanza plenaria su uno dei più eclatanti portati avanti da Anief, quello per il definitivo riconoscimento del titolo abilitante per l’insegnamento ai diplomati magistrali che sono usciti dalle scuole fino al 2001 con un diploma che – allora – consentiva di insegnare, senza che però lo Stato consentisse loro di entrare nel mondo della scuola, se non come precari, nella terza fascia; condannandoli di fatto ad una vita di precarietà. Fino al pronunciamento del Consiglio di Stato, sollecitato da Anief, che sta facendo giurisprudenza, riabilitando i diplomati oltre 15 anni dopo, con buona pace dei laureati di scienze della formazione primaria che nel frattempo hanno seguito il nuovo iter per accedere all’insegnamento nelle scuole dell’infanzia e primarie.

Riaprire la Gae «Per colpa del cattivo sindacato e della cattiva politica – dice Pacifico – la scuola è stata sempre un terreno di scontro: fra diplomati e laureati, fra precari e di ruolo, fra insegnanti e personale Ata, fra personale e dirigenti. I diritti dei diplomati magistrali sono sacrosanti, i laureati stiano tranquilli perché chi ha tanta esperienza avrà punti in graduatoria, chi non ne ha starà dietro e non sopravanzerà i laureati. Ma tutto si potrebbe risolvere se, come chiede Anief, venissero riaperte le Gae. Il Pd quando era all’opposizione era accanto a noi in questa battaglia, ora che è al governo si oppone».

L’amore per l’insegnamento Sbaglia chi si immagina un azzeccagarbugli sempre pronto a trovare il cavillo per il tornaconto dei propri iscritti. Magari in lui c’è anche questa componente, ma Pacifico dimostra di credere nel valore della formazione dei cittadini consapevoli: «Riscoprite la passione dell’insegnamento – dice in chiusura dell’incontro – perché fra le vostre mani avete i cittadini del domani, la classe dirigente del futuro».

La specificità della scuola umbra Nell’intervista c’è modo anche per una riflessione sull’Umbria: «La scuola umbra ha un problema per la conformazione del territorio. È una zona appenninica, sismica e con alcuni punti difficili da raggiungere. Non può avere risorse, economiche e umane, ripartite con gli stessi criteri che si usano in altre aree d’Italia che magari si trovano in metropoli o in zone pianeggianti. Ogni area ha una sua specificità che deve essere affrontata con strumenti diversi».

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