‘Baby squillo’ fra Terni e Spoleto: 5 condanne

Perugia: cinque anni di reclusione per ‘l’ape regina’. Due persone avevano già patteggiato. Rito ordinario per uno dei clienti spoletini

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Cinque condanne: sono quelle emesse mercoledì pomeriggio, a Perugia, dal gup Carla Maria Giangamboni nei confronti di altrettante persone coinvolte nell’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Perugia e dei carabinieri del Nucleo investigativo di Terni – coordinati al tempo dal tenente colonnello Pietro Petronio -, incentrata su un ‘giro’ di baby squillo fra Terni e Spoleto. Il processo si è tenuto con le modalità del rito abbreviato.

L’indagine Gli arresti – cinque in tutto, oltre a tre denunce a piede libero – risalgono al maggio del 2014. I militari avevano portato alla luce lo squallido giro incentrato su tre minori di età compresa, al tempo dei fatti, fra i 14 e i 17 anni. In manette, con l’accusa di induzione e favoreggiamento della prostituzione minorile, c’erano finiti la madre 46enne rumena di una delle baby squillo, una connazionale 30enne presunta ‘ape regina’ e – secondo gli inquirenti – con un ruolo cardine nel giro, un 30enne albanese residente ad Acquasparta che avrebbe fatto incontrare una delle ragazze con un cliente di sua conoscenza e due spoletini di 69 e 54 anni, clienti abituali di due delle giovanissime presso un albergo ristorante di Spoleto. Nei guai c’erano finiti anche tre clienti di Terni di 81, 69 e 73 anni, denunciati a piede libero per aver compiuto atti sessuali con minori, offrendo in cambio soldi, sigarette e anche biglietti del ‘gratta e vinci’.

Le condanne Sostanzialmente accolte le richieste formulate in aula dal sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Perugia, Giuseppe Petrazzini. La condanna più pesante – cinque anni di reclusione – è andata alla presunta ‘ape regina’. Condannato a quattro anni il cliente 69enne di Spoleto, a due anni e nove mesi la madre di una delle giovani sfruttate e – rispettivamente – ad un anno e sei mesi e ad un anno due clienti residenti a Terni, il primo di 69 anni e il secondo di 73. In precedenza avevano patteggiato il 30enne albanese ed il cliente più anziano, 81enne residente a Terni e di origini meridionali: il primo (difeso dall’avvocato Roberto Romani) ad un anno e otto mesi ed il secondo (assistito dall’avvocato Francesco Mattiangeli) ad otto mesi di reclusione, pene sospese. Giudizio ordinario di fronte al collegio del tribunale di Spoleto – con prima udienza a maggio 2018 – per il cliente spoletino di 54 anni. Le motivazioni verranno depositate entro i prossimi 90 giorni.

Appello in vista La presunta ‘ape regina’, di nazionalità rumena, era difesa dall’avvocato Antonio Cozza del foro di Perugia: «Rispettiamo la sentenza – afferma il legale – ma posso già preannunciare che impugneremo la decisione in appello, una volta presa visione delle motivazioni. Non tutto di questa vicenda è stato chiarito e restano numerosi aspetti oscuri». Le altre quattro persone giudicate mercoledì erano difese dagli avvocati Francesco Caroleo Grimaldi, Giuseppe Congiunti, Sara Giovannelli e Romano Sciarretta.

Risarcimenti Il gup Giangamboni, contestualmente alla sentenza, ha anche quantificato le provvisionali nei confronti delle due parti civili (su un totale di quattro persone offese) costituitesi: una ragazza con cui i due clienti Spoletini avrebbero avuto rapporti sessuali, nonostante le precarie condizioni psichiche della giovane, e la figlia della 46enne rumena condannata a due anni e nove mesi. La prima, assistita dall’avvocato Maria Chiara Bisacci di Perugia, si è vista riconoscere una provvisionale di 30 mila euro. Per la seconda giovane, parte civile attraverso l’avvocato Cinzia Fazi di Foligno, il tribunale ha disposto una provvisionale di 10 mila euro. In entrambi i casi il risarcimento complessivo verrà quantificato in sede civile.

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