Aveva un aneurisma: operata, sarà mamma

Cristina, 28 anni, parrucchiera di Foligno , ha scoperto di avere un grave rischio di emorragia cerebrale. Intervento eseguito all’ospedale di Perugia

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di P.C.

Cristina ha 28 anni e fa la parrucchiera a Foligno. Ha un bimbo in grembo e un aneurisma in testa. O, meglio, lo aveva. Perché glielo hanno tolto all’ospedale di Perugia. E lei ora può raccontare la sua storia a lieto fine, in attesa di diventare mamma.

Mal di testa sospetto

Alla tredicesima settimana di gravidanza, dopo giorni di forti mal di testa, è stata ricoverata a Foligno per un violento mal di testa. L’angiografia a risonanza magnetica rivela la presenza di un aneurisma cerebrale ad elevato rischio di rottura, così i medici decidono di trasferirla a Perugia affinché si potesse intervenire con urgenza in caso di emorragia cerebrale. Ricoverata presso la struttura complessa di Ostetricia del Santa Maria della Misericordia, viene messa davanti ad una scelta: essere ricoverata fino al momento del parto oppure rimuoverlo.

Equipe Multidisciplinare

Il caso – come riferisce una nota dell’ospedale – è assolutamente infrequente; le statistiche, come sostengono gli esperti, riferiscono di un caso ogni mille gravidanze. È stata allestita così equipe multidisciplinare composta dai dottori Stefania Troiani, responsabile dalla Terapia Intensiva Neonatale, Corrado Castrioto, responsabile della Neurochirurgia, Mohammed Hamam, responsabile della neuroradiologia interventistica, Monica Acciarresi, neurologa della Medicina d’urgenza e dal dottor Roberto Tarducci, responsabile della fisica sanitaria-radioprotezione. Tutti coordinati dal direttore della struttura Giorgio Epicoco. Si è deciso così per il trattamento dell’aneurisma considerato, che il rischio di rottura e conseguente emorragia cerebrale, potenzialmente fatale, era troppo elevato.

La tecnica usata

«La tecnica è stata quella di introdurre una guida nell’arteria femorale, attraverso la quale si è poi arrivati al vaso cerebrale interessato – spiega Epicoco – una volta superato il tratto addominale, l’utero è stato protetto con una schermatura di piombo, mentre la paziente è stata abbondantemente idratata per facilitare la diluizione e l’eliminazione del mezzo di contrasto iodato». L’intervento è stato eseguito il 7 marzo dalla equipe diretta dal dottor Hamam ed è durato tre ore, durante le quali Cristina è stata mantenuta in anestesia generale dalla dottoressa Anna Maria Falaschi.

Il messaggio di ringraziamento

«Prima di lasciare l’ospedale – racconta la donna – ho abbracciato tutti: fin dal primo momento ho avvertito una vicinanza incredibile di tutto il personale medico, infermieristico e ostetrico. Un grande aiuto è arrivato anche da familiari ed amici. Un esercito di persone che mi hanno trasmesso una carica incredibile. Durante il ricovero mi è stato anche suggerito il nome da dare al mio bambino. Ho accolto con entusiasmo quella proposta: lo chiamerò Lorenzo, un nome che mi è tanto caro, che so anche essere uno dei santi patroni di Perugia. Per me il campanilismo non è mai esistito, ho sempre pensato che soprattutto in questa epoca in cui siamo tutti cittadini del mondo. I medici di Perugia hanno salvato la vita a me e a mio figlio, non appena mi sarà possibile tornerò a ringraziarli con Lorenzo in braccio. Ho voluto rendere pubblica la mia storia per trasmettere un messaggio di speranza alle future mamme: la scienza ci aiuta ad aver fiducia per la nostra salute e quella dei nostri figli».

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