«Ingiusta detenzione»: Sollecito ci riprova

Perugia, mercoledì la decisione della quarta sezione della Cassazione: i legali avevano chiesto 500 mila euro per i quattro anni di carcere

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Una vicenda giudiziaria che non conosce fine e i cui strascichi a Perugia sono più vivi che mai. E’ atteso per mercoledì il verdetto sul ricorso presentato dalla difesa di Raffaele Sollecito contro la decisione della Corte d’appello di Firenze che, lo scorso febbraio, aveva respinto la richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione.

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Ingiusta detenzione I legali dell’ingegnere barese avevano chiesto per il loro assistito 500 mila euro per i quasi quattro anni di carcere scontati da Sollecito prima di essere definitivamente scagionato per l’omicidio di Meredith Kercher. Mercoledì, dunque, si pronuncerà la quarta sezione della corte di Cassazione, con una decisione che è attesa in giornata mentre l’udienza si svolgerà quindi in camera di consiglio senza l’intervento delle parti. 

Il ricorso I difensori di Sollecito, gli avvocati Giulia Bongiorno e Luca Maori, hanno già presentato ai giudici le loro memorie con le quali chiedono l’annullamento della decisione dei giudici fiorentini. Nel ricorso i legali hanno sostenuto che la motivazione del rigetto della richiesta di risarcimento «sembra una sentenza di condanna, fotocopia di quella dell’appello bis a Firenze». «Sollecito – ha spiegato l’avvocato Bongiorno – finì in carcere per un’orma di scarpa di Guede erroneamente attribuita a lui, trovata sotto al piumone accanto al corpo della vittima. Un fatto del quale non ha alcuna responsabilità».

Respinta La Corte d’appello di Firenze respinse la richiesta di indennizzo ritenendo che il giovane abbia «concorso a causarla» rendendo «in particolare nelle fasi iniziali delle indagini, dichiarazioni contraddittorie o addirittura francamente menzognere». «Quelle dichiarazioni – ha sostenuto ancora l’avvocato Bongiorno – sono state dichiarate inutilizzabili dalla Cassazione e comunque fatte in un contesto di pressione, come emerge dagli atti processuali».

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