Le Crete, Orvieto contro la Regione

Il sindaco Germani si schiera con i cittadini e impugna la determina con cui si dà avvio al progetto Sao-Acea per il centro compostaggio

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di L.P.

Un duro atto d’accusa. Si è riunito tutto in consiglio comunale, lunedì sera, il vasto fronte del no a un ennesimo progetto di ampliamento della discarica Le Crete, a Orvieto, dopo il via libera della Regione per la costruzione di un capannone che ospiti un nuovo impianto di compostaggio.

Il sindaco di Orvieto Germani

«Ricorso» E la prima reazione, il giorno dopo, arriva direttamente dal sindaco Giuseppe Germani che, senza alcun imbarazzo, annuncia il ricorso contro la decisione della Regione. «Dopo la grande partecipazione al consiglio aperto di lunedì – afferma Germani – approdiamo a due risultati. Oggi stesso il comune delibera di fare ricorso alla determina dirigenziale numero 283 del 18 gennaio 2017 con la quale la Regione superava la procedura Via per quanto riguarda l’ampliamento dell’immobile all’interno del quale viene gestito il trattamento della parte organica dei rifiuti. Un ulteriore volume che si aggiunge ai volumi che sono stati costruiti vicino alla discarica. «Ritengo sia giusto – precisa il sindaco – che Questa autorizzazione abbia l’iter complessivo anche della Via, nella quale tutti i soggetti possano dire la loro e non che si faccia un percorso semplificato più accelerato». Il mandato ai legali, dunque, è già partito e nessuno ha intenzione di fare dietrofront.

La Regione «Ringrazio l’assessore Cecchini – ha precisato Germani – ma quando dice che la giunta regionale non si opporrà a quello che è il giudizio che è stato dato all’amministrazione comunale in Via per quanto riguarda l’ampliamento del secondo calanco. Che cosa vuol dire? Chiuderanno la procedura col parere negativo del comune di Orvieto e quindi di chiudere qui la procedura? Non c’è motivo di dubitare delle parole dell’assessore, quindi ritengo che non ci sarà nessuna sopraelevazione del secondo calanco. Questo era uno degli obiettivi che ci eravamo prefissati e di questo ringrazio anche i sindaci del comprensorio e le associazioni ambientaliste che si sono mobilitate». Oggi le nuove tecnologie permettono di chiudere il ciclo dei rifiuti in modo diverso rispetto alla discarica, ha ricordato ancora Germani, per questo ringrazio tutti, anche i gruppi di minoranza, per aver portato all’attenzione della politica, tutta, queste questioni.

Il consiglio ‘aperto’

Consiglio aperto  Cittadini, associazioni, ambientalisti ma anche politici hanno partecipato al consiglio comunale aperto, richiesto ormai quasi un anno fa, che ha visto la presenza dell’assessore regionale all’ambiente Fernanda Cecchini e l’assenza, invece, della presidente Catiuscia Marini. Il grande coro del ‘no’ al progetto di ampliamento si fa sentire ora più forte dopo l’avallo del progetto di Sao per la realizzazione del nuovo fabbricato per lo stoccaggio del compost, un impianto di oltre due mila metri quadrati per nove di altezza che avrebbe una capacità superiore alle 10 tonnellate al giorno. «Basta con questa politica scellerata dei rifiuti – ha esordito Ciro Zeno, dell’Osservatorio Le Crete – abbiamo accolto per più di vent’anni i rifiuti di tutta la regione e anche da fuori. Il futuro dei nostri figli deve prevaricare su ogni cosa e il nostro è un grosso e unanime no alla discarica».

La protesta

«Uscire dall’Umbria» E se le posizioni dei cittadini sottolineano la distanza di Orvieto dalla Regione, per Lucio Riccetti, di Italia Nostra, le strade sono solo due. «Indire un referendum per uscire dall’Umbria o un’interrogazione europea per la violazione dei diritti dei cittadini». A tranquillizzare gli animi è poi intervenuto il primo cittadino Giuseppe Germani che ha ricordato come gli uffici del comune abbiano dato la compatibilità urbanistica all’impianto che sorgerà su una zona industriale. «La nostra posizione è sempre quella e è chiara, siamo contro gli ampliamenti» ma ha annunciato la possibilità di fare ricorso contro la determina della Regione che non prevede di assoggettare il progetto alla procedura di Valutazione di impatto ambientale.

L’assessore regionale Cecchini

Cecchini «In Umbria nessuno vuole gli inceneritori – ha specificato l’assessore regionale Cecchini – il nostro piano regionale dice di spingere sulla differenziata e produrre il css, cioè il combustibile solido secondario». Da anni a Orvieto arrivano solo i rifiuti dell’Ati4, ha continuato l’assessore confermando che non ci sarà un ampliamento della discarica «perché nessuno lo vuole. La Regione non andrà mai contro la volontà di un territorio».
Documento In attesa che la partita vada avanti, intanto dall’Osservatorio è stato preparato un documento consegnato poi nelle mani del comune e della Regione. «La realizzazione del primo enorme capannone, di cui la collettività ne è venuta a conoscenza solo dopo che questa fosse completata – si legge nel documento – ha rappresentato ancora una volta la beffa con la quale si risponde ad una comunità. Appare assurdo sostenere che tale capannone rispetti le caratteristiche di non impatto ambientale, ciò significherebbe ignorare totalmente la conformazione morfologica di Orvieto. In particolare, il centro storico  viene  deturpato, con evidente  violento impatto ambientale,  dall’enorme manufatto che nessuna vegetazione, né oggi né tra anni, potrà mai coprire. Questo scempio sarà addirittura volumetricamente raddoppiato. Per cui, non solo non si è tenuto conto delle preoccupazioni degli abitanti mai rassicurati con dati alla mano che tutto quanto viene conferito e gestito in discarica non abbia prodotto e non produrrà danni nocivi alla salute, ma si continuano a realizzare ampliamenti, avallati da certificati di fattibilità, che sconvolgono il paesaggio  e alimentano preoccupazioni».

Le contraddizioni Le percentuali relative alla raccolta differenziata, si legge ancora, dicono che a Orvieto si è ufficialmente arrivati al 70%. «Contro ciò confligge il dato del maggior conferimento in discarica, di recente pubblicazione,  che permette a SAO Acea di richiedere maggiori incassi per circa sei milioni di euro. Siamo di fronte ad una strategia industriale, avallata da una politica connivente o nella migliore delle ipotesi incapace di controllare,  che vede nell’indifferenziato, e quindi l’incapacità di riciclare, l’unica strada da perseguire per una gestione dei rifiuti profittevole».

Mancini e Fiorini

Lega Nord Emanuele Fiorini e Valerio Mancini
, consiglieri regionali della Lega Nord Umbria dicono di aver «partecipato al Consiglio comunale aperto richiesto dai consiglieri di opposizione di Orvieto sperando che la presidente Marini desse finalmente una risposta chiara e definitiva sul futuro della discarica delle Crete, ma siamo rimasti doppiamente delusi: la Marini ha scelto di sottrarsi al confronto con la comunità orvietana, così come ha fatto in questi mesi in consiglio regionale, mentre l’assessore Cecchini non ha voluto, o potuto, pronunciare quelle parole che un’intera città aspetta ormai da anni. Il territorio di Orvieto “ha già dato” contribuendo negli anni alle esigenze di smaltimento sia a livello regionale che nazionale. Il punto non è stabilire se le volumetrie residue si esauriranno nel 2021 o prima, ma stabilire una volta per tutte che la scelta scellerata di prevedere una discarica a tre chilometri in linea d’aria da uno dei centri storico-artistici più importanti d’Italia e al centro di un territorio agricolo di pregio (Doc, Docg e Igt) non può essere ulteriormente tollerata perché errare è umano, perseverare è diabolico».

Nevi «L’Assessore Cecchini – dice Raffaele Nevi, presidente Gruppo Forza Italia – sembra che in occasione delle sua visita ad Orvieto abbia dichiarato che non si opporrà al parere negativo all’ampliamento del secondo calanco, espresso dal Comune di Orvieto. Ora sarebbe necessario sapere se possiamo quindi definitivamente considerare chiusa la partita con un rigetto dell’autorizzazione chiesta da Acea, oppure si continua a dire una cosa e a farne un’altra. Sarebbe bene che la posizione della Regione fosse finalmente chiara e definitiva e per questo annuncio la presentazione di un’interrogazione urgente».

 

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