Maiali normali venduti per ‘bio’: tre a giudizio

Terni: arriva in aula l’indagine con cui il Noe di Parma e la procura di Torino avevano portato alla luce una maxi frode incentrata in Umbria

Condividi questo articolo su

di F.T.

Carne di maiale proveniente da allevamenti convenzionali, spacciata per ‘biologica’: sarebbe stata consumata da migliaia di persone, in Italia e all’estero, fra il 2008 e il 2010. Fino a quando, cioè, i carabinieri del Noe di Parma e la procura di Torino – pm Raffaele Guariniello e Ciro Santoriello – non avevano portato alla luce il ‘sistema’ incentrato anche su allevatori, imprenditori ed autotrasportatori umbri: da Orvieto a Bettona, da Amelia a Ferentillo, fino a Foligno.

A giudizio Nei mesi scorsi il fascicolo del procedimento è passato dal tribunale di Torino a quello di Terni e mercoledì il gup Federico Bona Galvagno ha rinviato a giudizio tre imprenditori: il primo originario di Roma, titolare di un’azienda agricola ad Orvieto; il secondo di Amelia, titolare di ditte fra Orvieto, Todi e la stessa Amelia; il terzo di Perugia e con due società a Bettona. Per tutti l’accusa è associazione per delinquere – della quale sarebbero stati promotori ed organizzatori – finalizzata a tutta una serie di frodi alimentari, realizzate attraverso il reperimento, il trasporto con documenti falsi e la commercializzazione di maiali.

Accuse prescritte Contestualmente il giudice ha rilevato l’intervenuta prescrizione per le posizioni degli altri venticinque indagati, per lo più autotrasportatori coinvolti nel ‘giro’. Troppo tempo è trascorso dai fatti, per poter esercitare l’azione penale. Probabilmente anche il destino processuale dei tre rinviati a giudizio – prima udienza il prossimo 16 ottobre di fronte al tribunale di Terni in composizione collegiale – sarà lo stesso, visto che la prescrizione, per loro, dovrebbe scattare fra circa un anno.

L’accusa Secondo l’accusa i tre imprenditori – c’era chi metteva a disposizione il proprio allevamento ‘bio’ per simulare che i maiali partissero da lì, chi organizzava il trasporto, chi si occupava di acquistare gli animali presso allevamenti convenzionali – avrebbero ordito e poi realizzato per lungo tempo il meccanismo fraudolento che gli consentiva di raggirare imprese e consumatori, guadagnando – stante il prezzo maggiore dei maiali e delle carni ‘bio’ – più di quanto avrebbero fatto rispettando la legge. Gli animali erano per lo più destinati ad imprese italiane – fra Orvieto, Mantova e Modena – ma anche all’estero, visto che proprio in Germania una ditta, parte offesa nel procedimento, aveva acquistato dal gruppo oltre 23 mila carcasse di maiali.

Le difese Fra i legali difensori dei tre rinviati a giudizio figurano, fra gli altri, gli avvocati Manlio Morcella e Mariella Console. Alcuni dei ‘prescritti’ erano difesi dagli avvocati Francesca Mancini, Francesca Carcascio, Enea Ciri, Federico Mattiangeli, Sonia Aurisicchio e Cristiano Anselmi.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli