Monte Peglia: «Aperta una nuova fase»

Riconoscimento come riserva biosfera Unesco, i sindaci di San Venanzo e Parrano: «Avvio di una governance del progetto»

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«Con il riconoscimento dell’Unesco si apre una nuova fase che vedrà l’avvio di una governance del progetto con le istituzioni protagoniste in prima persona in stretto rapporto con tutto il mondo associativo del territorio». Sono le parole di Marsilio Marinelli e Valentino Filippetti, rispettivamente sindaci di San Venanzo e Parrano, in seguito alla proclamazione del monte Peglia quale riserva biosfera Unesco alla XXX° edizione del Mab-Icc, il ‘Man and the biosphere programme international co-ordinating council. Si guarda al futuro.

IL RICONOSCIMENTO DI FINE LUGLIO

Il patrimonio L’occasione per parlarne c’è stata – con loro l’assessore comunale di Orvieto, Andrea Vincenti e i responsabili del Wao Festival, Michelangelo Parolin e Luca Blasi – al parco dei Sette Frati: il monte Peglia può contare su 48 specie di mammiferi selvatici quali insettivori, chirotteri, lagomorfi, roditori, carnivori e artiodattili. Tra essi il riccio, il toporagno, la nottola, scoiattoli, il moscardino, l’istrice, il lupo, la martora, il tasso, il gatto selvatico, cervi, daini, caprioli. Moltissime anche le specie di uccelli nidificanti e tra essi il germano reale, l’airone venerino, fagiani, lo sparviero o Accipiter nisus, la poiana, il falco pellegrino, il cavaliere d’Italia, la tortora, dal collare, il cuculo, il barbagianni, l’assiolo, la civetta, l’allocco, il martin pescatore, l’upupa, il picchio verde e il picchio rosso, allodole, il balestruccio, la cutrettola, la ballerina gialla e la ballerina bianca, lo scricciolo, il pettirosso, l’usignolo, il codirosso spazzacamino e il codirosso comune, il saltimpalo e il passero solitario così caro al grande poeta italiano Giacomo Leopardi.

A ciò si aggiungono 34 specie nidificanti di interesse conservazionistico e 13 sono quelle di interesse comunitario: figurano la moretta tabaccaia classificata come prioritaria. Ricchissima è la flora calcolabile in oltre mille specie molte delle quali rarissime come l’ipocisto rosso (Cytinus Ruber) e l’ipocisto giallo (Cytinus Hipocistis), e qui si trova il gatto selvatico, la martora, il falco pellegrino, il gufo reale la salamandrina pezzata e la salamandrina dagli occhiali, il cavedano etrusco ed il gambero di fiume ormai scomparsi. Nel bosco dell’Elmo Melonta, zona ‘Core’ si trovano leccete termofile, querceti a prevalenza di coverella cerrete e mesofile boschi ripariali e boschi misti con prevalenza di specie come olmi aceri frassini robinia. Qui si trovano i giacimenti preistorici del Monte Peglia vecchio di settecento mila anni uno dei più antichi conosciuti d’Italia, e qui vi sono i vulcani spenti di San Venanzo, che è nato sul crinale di uno di essi, e qui si osserva l’associazione di rocce rarissime, che si osservano solo a Quing Ling in Cina, Bunyaruguru, Katwe Kykorongo in Uganda e Mata de Corda in Brasile.

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