Rifiuti in Umbria: «Ancora inceneritori»

Il piano preliminare redatto da Auri: più differenziata e riciclo ma anche discariche. Marco Montanucci di ‘Inceneritori zero’: «Benvenuti nel terzo mondo dei rifiuti»

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Torna a scaldarsi il dibattito per quanto riguarda la situazione dei rifiuti in ambito regionale. E la polemica si infiamma, di nuovo, dopo una prima lettura del documento preliminare del Piano d’ambito per la gestione dei rifiuti urbani redatto dalla Oikos progetti srl su mandato dell’Auri, l’autorità unica per i rifiuti e l’idrico.

Un documento ancora preliminare, dunque, che ripercorre la normativa vigente e la situazione attuale, impianto per impianto, discarica per discarica. Le possibili, eventuali, evoluzioni della gestione però, secondo i vari comitati ambientalisti che da nord a sud della regione si battono per una gestione più sostenibile, non lasciano sperare nulla di buono. Gestore unico, modello di raccolta, obiettivi della differenziata, stime dei fabbisogni, ampliamenti e, solo in ultimo, un cenno all’economia circolare. Al centro della gestione, ancora una volta, incenerimento dei rifiuti e discariche, segno di un piano che, secondo i comitati, «è vecchio ancora prima di entrare in azione e che prevede ancora il trattamento fuori regione».

Gli impianti Sulla base dei dati Arpa raccolti, nel piano si certifica che nel 2016 sono state raccolte oltre 84 mila tonnellate di organico e più di 21 mila tonnellate di verde, trattate per oltre l’8’% nei quattro principali impianti di compostaggio della Regione, ovvero Pietramelina, Casone, GreenAsm e Le Crete. Un altro 10% del verde è stato avviato a compostaggio agli impianti Trasimeno e Agriflor, mentre il 13% dell’organico e il 5% del verde sono finiti fuori regione, il 3% a Umbertide, nell’impianto di biogas Splendorini. Con il blocco dell’impianto di PIetramelina il 46% dell’organico è invece finito fuori dall’Umbria, in Emilia, in Toscana, in Friuli, Abruzzo, Veneto Marche e Molise.

Discariche Dopo una veloce ricognizione sulle tonnellate di rifiuti, regionali ed extraregionali, finiti nelle discariche umbre che potranno essere oggetto di ampliamento, «nell’ottica di valutare tutte le alternative percorribili per la gestione del rifiuto indifferenziato residuo si è effettuata un’indagine di mercato presso gli impianti di termovalorizzazione e cementerie con la quale si è chiesta la disponibilità degli stessi al trattamento di ipotetici flussi derivanti dal pretrattamento del Rur» si legge nel piano preliminare. Risulta particolarmente interessante, sempre proseguendo la lettura, «valutare la possibilità di co-incenerimento del Css in impianti industriali non dedicati presenti sul territorio regionale ed extra regionale».

Gli obiettivi Non solo discariche e inceneritori. Il Piano d’ambito dovrà perseguire il contenimento della produzione di rifiuti urbani (-1% annuo di produzione procapite), la massimizzazione dell’intercettazione di materiali attraverso i sistemi di raccolta differenziata (72,3% di raccolta differenziata al 2018), la definizione di un modello gestionale che sia in grado di garantire il conseguimento degli obiettivi della pianificazione regionale anche attraverso il perseguimento di obiettivi di qualità dei materiali raccolti, con l’avvio effettivo a riciclaggio del 90% del materiale raccolto e in vista dell’affidamento unitario del servizio di gestione integrata dei rifiuti nel rispetto delle indicazioni normative. «Allo scadere delle concessioni in essere – si legge sempre nel documento – a partire dalla prima in scadenza all’anno 2024 relativa all’affidamento al gestore Gest per il territorio subambito 2, dovrà infatti essere bandita la gara o si dovrà procedere all’eventuale affidamento in house ove ricorrano le condizioni previste dalla normativa vigente in materia di affidamento dei servizi pubblici locali di interesse economico».

Ampliamenti «Le capacità residue delle discariche sulla base delle autorizzazioni in essere offrono ridotte autonomie al sistema gestionale – scrivono nel piano – anche negli scenari che prevedono il minor ricorso allo smaltimento la saturazione degli impianti si presenterà con tempistiche ravvicinate. Sottolineando la necessità di ricorrere a tutte le azioni prospettate per ridurre lo smaltimento, è tuttavia necessario un incremento delle capacità dotando il sistema regionale di una ‘riserva strategica’ che sia in grado di far fronte a future situazioni di criticità».

Piano già vecchio «Benvenuti nel terzo mondo dei rifiuti» è il commento di Marco Montanucci, del comitato Inceneritori zero all’adozione del piano d’ambito preliminare adottato dall’Auri. «Una prima considerazione – chiarisce Montanucci – va fatta sul fatto che a redigere il piano è stata la stessa società che aveva redatto il piano regionale che a detta di tutti è miseramente fallito. Quel piano è stato così tanto sbagliato che proprio la Regione nel 2015 ha deciso di modificarlo con un ‘adeguamento’ fatto dalla stessa società che lo aveva già redatto. Visto che anche quell’adeguamento non sta dando risultati l’Auri ha deciso di commissionarne uno nuovo alla medesima società? Siamo all’accanimento terapeutico dell’Umbria».

‘Benvenuti nel terzo mondo’ «Ad una prima lettura – prosegue Montanucci – si direbbe che questo non si discosti molto dalle strategie precedenti: tutto è basato su discariche, incenerimento dei rifiuti ed impianti sovradimensionati per far fare buoni affari ai soliti gestori ma con i soliti disagi per la popolazione. Cosa dice in pratica il piano? Che potranno essere ampliate cinque delle sei discariche umbre, l’unica di cui non si parla di ampliamento è Borgogiglione ma non si specifica se perché attualmente alcune aree della discarica sono sotto sequestro o per scelta. Che l’indifferenziato sarà trasformato in Css, come stabilito già nel piano di adeguamento, e verrà bruciato nei cementifici due a Gubbio e uno a Spoleto. Che gli impianti di trattamento dell’organico che attualmente possono trattare 223.500 tonnellate / anno potranno passare a 247.000 con l’ampliamento dell’impianto di Pietramelina, a fronte di 106.394 tonnellate / anno raccolte in Umbria. Che bisogna passare al servizio di raccolta porta a porta d’intensità così come veniva detto anche nel piano regionale del 2009. Ma come in dieci anni non è stato ancora fatto e nessun comune che non ha rispettato la legge è stato commissariato?».

Contraddizioni Gli obiettivi, poi, sarebbero ben al di sopra delle possibilità secondo Montanucci, con livelli di differenziata che dal 65% del 2017 dovrebbero superare il 75% nel 2025. «Nella regione in cui, secondo le indagini della procura di Perugia, gran parte della raccolta differenziata veniva messa in discarica si continua a parlare di obiettivi di raccolta differenziata e non di indici di riciclo? In compenso in fondo al piano è stato messo un capitolo consistente sull’economia circolare dove vengono riportate le buone pratiche per la gestione dei rifiuti. Un capitolo completamente avulso da tutto il resto, in cui si riportano numeri ed esperienze di altre realtà dove la gestione dei rifiuti non è più un problema ma una risorsa. Realtà dove il primo obiettivo è la sostenibilità e non il guadagno. Ma forse è proprio per questo che qualcuno, qui in Umbria, non vuole».

Il torrente Mussino

Pietramelina Ed è sempre poi lo stesso comitato Inceneritori zero Umbria che torna ad alzare la guardia sulla discarica di Pietramelina dopo anni di denunce, qualche condanna e un’inchiesta, ancora in corso, sull’impianto e la sua gestione. «Il comune di Perugia – scrive in una nota il comitato – in più occasioni ha assicurato l’avvio della procedura di tombamento della discarica, al contrario ad oggi sembrerebbe sempre più evidente una situazione oramai di abbandono che ha agli occhi dei cittadini del surreale.Come se non bastasse esiste una relazione dell’Università di Perugia inviata al Servizio geologico della regione Umbria e redatta nel novembre 2017, che evidenzia un rischio di cedimento del terreno su cui poggia la discarica, con un conseguente rischio di inquinamento del vicino torrente Mussino. Alla luce della quale cresce nella cittadinanza la paura per nuovi inquinamenti ancora più disastrosi».

Timori «Alla luce di tutto questo ci appare ancora più assurda la decisione della Regione Umbria del riavvio dell’attività di compostaggio nel sito limitrofo la discarica» chiarisce il comitato che, attraverso il suo legale, l’avvocato Corrado Canafoglia, ha richiesto in questi giorni, di sapere quali siano stati ad oggi da parte delle istituzioni gli interventi di bonifica relativi ai precedenti inquinamenti, a che punto è la messa in sicurezza della discarica e quando sia previsto l’iter di tombamento della stessa.

 

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